Una storia nella Storia: nell’Italia spezzata dalla guerra, il destino di una famiglia divisa tra due città si interseca e in qualche modo si identifica con la vicenda nazionale. A Pesaro, bastione orientale della Linea Gotica, dove si consuma tra morti e distruzioni un conflitto tra armate straniere, rimane il Cavalier Senigalli, a tessere con antica sapienza e saggezza le reti di molti pubblici e privati destini. A Torino, crogiolo della Resistenza e tragico teatro degli ultimi sussulti del fascismo ferito a morte, cercano in¬vece un presente e un futuro i due nipoti del Cavaliere, che nella città in fiamme vivono, come tanti giovani di allora, una repentina e travolgente iniziazione. Nel romanzo, le vi¬cende private dei protagonisti si intrecciano con i grandi eventi epocali e insieme con i pic¬coli fatti del quotidiano. Rivive così, nella leg¬gerezza di un racconto che ha però il suo fon¬damento in una salda e minuziosa documenta¬zione (e che propone tra l’altro un inconsueto approfondimento del ruolo svolto all’epoca dalla Massoneria), la Torino di quei giorni: con i cinema e i teatri, le vendette e gli amori, la cronaca nera e rosa, e insieme le devastazioni e gli impeti, gli eroismi supremi e le piccole viltà, gli interrogativi e i misteri e i drammi consu¬mati tra le macerie. Una finzione letteraria, dunque, che ha anche tutta la palpitante verità della testimonianza, e che si illumina dei caldi colori della memoria.
X. LA VENDETTA E LA PIETA
(a pg. 441 si racconta della morte di Marilena Grill)
[…]
Due furono fucilate dentro il cimitero di Nichelino, insieme a nove militi della Decima Mas. Si chiamavano Lidia Fragiacomo e Margherita Audisio: Ausiliarie scelte. Il plotone d’esecuzione era formato da garibaldini della Brigata Pisacane. Il Comandante e alcuni partigiani s’impietosirino e tentarono di salvarle. La sentenza fu messa ai voti: nulla da fare.
Restava la più giovane, Marilena Grill, che frequentava il secondo anno del liceo al Gioberti. (1)
La tennero due giorni nella caserma Valdocco. La mattina del terzo giorno fu condotta la Rondò della Forca e fucilata. Polidori, il comandante del plotone d’esecuzione si rifiutò di ordinare il fuoco. Lo gridò al suo posto un certo Pierin d’la Frisa: fu lui a sparare la prima raffica. L’uccisero insieme ad un’altra ausiliaria di cui non si seppe mai il nome. IGNOTA. (2)
[…]
(1) In realtà il liceo frequentato da Marilena Grill non era il Gioberti, come erroneamente riportato, ma il Massimo d’Azeglio.
(2) L’ausiliaria fucilata insieme a Marilena Grill era Ernesta Raviola che aveva 20 anni.
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