Quinta edizione – estratto da pgg. 391 e 392)
MARILENA GRILL, nata a Torino il 26-IX-1928, fin dalla fanciullezza innocente e ardentissima manifesta la sua vocazione al sacrificio. Le condiscepole ricordano ancora che, già nei banchi della scuola ele mentare, la piccola Marilena, commentando i fatti della storia, più d’una volta ebbe a dire: «Io vorrei essere martire fascista!». A chi gliene chiedeva il perchè, rispondeva candidamente: «Perché morire per l’ideale è molto bello». La bimba ingenua tracciava il proprio destino. La data per lei decisiva è la caduta di Roma nel giugno del ’44. Resta qualche giorno mesta e silenziosa, poi esprime la sua volontà di far qualche cosa per la Patria. Ha solo sedici anni ma ottiene ugualmente il permesso di vestire la divisa di Ausiliaria, di cui sarà sempre orgogliosa. In divisa va quell’anno a sostenere gli esami presso il Liceo «Massimo d’Azeglio», benché sappia che sarà segnata a dito e si attirerà i rigori dei professori. Quale Ausiliaria viene assegnata all’Ufficio Assistenziale Ricerche Dispersi dove assolve un compito delicato con straordinaria premura e sollecitudine. Vengono le giornate dell’aprile del ’45. Il giorno 26, prima di deporre la divisa, stacca la piccola fiamma rossa dal berretto e se la cuce sul taschino della camicetta, dicendo alla mamma, che è angosciata e un po’ presaga: «Ho messo la fiamma proprio nel cuore» e la bacia. Il giorno 28 quattro partigiani la prelevano da casa, staccandola dalle braccia della mamma. Poiché la giovinetta ha un contegno fiero e vuole indossare la sua divisa, le dicono: «Vuoi mettere la tua divisa, ma sai dove vai? Vai alla fucilazione». Essa risponde con ostentata meraviglia: «Davvero?». Viene trattenuta cinque giorni alla caserma Valdocco, du rante i quali il disgusto per tutto quello che vede e subisce determina in lei il più completo distacco dalle cose terrene, cosicché affronta la morte – un colpo alla nuca – nella notte dal 2 al 3 maggio con sublime serenità, quasi con gaudio.
La mamma ricorda una confidenza che la diletta figlia le ha fatto nel giugno del ’44, appena tornata dalla cerimonia del giuramento prestato quale Ausiliaria. Alla cerimonia era presente il teologo don Edmondo De Amicis, l’eroico cappellano che cadrà anche lui a Torino pochi giorni prima di lei. L’insigne Cappellano, tra l’altro, aveva spiegato che il giuramento poteva comportare il sacrificio della vita. La giovane confidava alla mamma: «Ho avuto un gran brivido nel cuore, ma ho gridato: Sì!»
Sotto una sua fotografia il giorno prima del martirio ha scritto:
RESISTERE FINO AL SACRIFICIO SUPREMO. PER L’ITALIA!
Marilena
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