Gli ultranazionalisti hanno scelto lo stesso capannone del 2013 per festeggiare il ventesimo anno di nascita della sezione italiana
Testata: CORRIERE DELLA SERA IT
Data:28 novembre 2015Tipologia: Pre concerto
Locazione in archivio
Stato:Solo testoLocazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Corriere della Sera.it,Corriere della Sera-it 2015-11-28
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È stato ancora un capannone in zona Rogoredo, al civico 75 di via Toffetti, il luogo scelto dai militanti ultranazionalisti Hammerskin, per celebrare il ventesimo anno di nascita della sezione italiana. Già nel 2013 lo stesso spazio aveva ospitato, non senza polemiche, il raduno del movimento di estrema destra. Nel 2013, il sindaco Pisapia aveva espresso sui social network la sua preoccupazione. Bollando l’iniziativa come «grave e inquietante, anche per la sua portata internazionale». L’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli, aveva ribadito la totale estraneità del Comune: «Non abbiamo concesso alcuna autorizzazione né area pubblica per lo svolgimento della manifestazione». In quella occasione, tuttavia, la prefettura aveva chiarito che non ha potuto impedire il raduno proprio per la sua natura privata e perché non rappresentava un pericolo per l’ordine pubblico.
Stessa linea che le forze dell’ordine hanno ribadito in occasione dell’Hammerfest 2015 di sabato: sì ai controlli, ma nessun veto o allarme specifico. I primi partecipanti alla «festa» degli skinhead alla quale hanno aderito militanti anche da altri Paesi europei (Germania, Francia, Austria, Polonia) hanno iniziato ad affluire intorno alle 16.30 (alle 17 l’inizio della manifestazione). Pur in assenza di particolari allarmi, nel generale clima di tensione che si respira in città (vuoi per gli attentati terroristici di Parigi, vuoi per l’accoltellamento dell’ebreo ortodosso in viale San Gimignano) gli apparati di sicurezza si sono attivati per evitare che l’assembramento potesse sfociare in episodi di violenza antisemita. Le 695 adesioni registrate sulla pagina Facebook dell’evento, ad ogni modo, sembravano lontane dai numeri di un maxi raduno. Sempre che altri passaparola, non tracciabili sul web, siano circolati attraverso altri canali riuscendo a mobilitare un pubblico più consistente.