Viaggio tra Irlanda e radici
Testata: IL GIORNALE D'ITALIA (online)
Data:21 febbraio 2016Autore: Cristina Di Giorgi
Tipologia: Recensione
Locazione in archivio
Stato:Pdf Rivista completaLocazione: ASDI-Archivio digitale RS,Il Giornale d'Italia,IlGiornaledItalia_20150915
Torna alla Rassegna Stampa
Gli Antica Tradizione e il loro ultimo cd, “Croke Park”: un lavoro dedicato ai combattenti che credono nella libertà
E' uscito da poche settimane l'ultimo lavoro dei bolognesi Antica Tradizione, un gruppo di musica identitaria dal sound curato e preciso. E' prodotto da Rupe Tarpea e si intitola “Croke Park”. Come lo stadio di Dublino in cui, il 21 novembre 1920, irruppero i militari inglesi. E per rappresaglia contro l'azione in cui, poche ore prima, i ribelli guidati da Michael Collins avevano ucciso 14 ufficiali britannici, scatenarono l'inferno. “La tempesta durò alcuni minuti – si legge nel testo della canzone che dà il titolo al disco – lasciando a terra una decina di civili ed un giocatore”.
Un atto di guerra vero e proprio. Come il secondo (e forse più noto ai più) Bloody sunday. Quello del 1972. In cui a Derry un corteo per i diritti civili venne attaccato dai paracadutisti dell'esercito britannico, che uccisero 14 persone. Ai figli di quella Domenica di sangue gli Antica Tradizione dedicano il brano di apertura: “questa è la mia terra, noi siamo nati qua. Insieme a questa voglia di libertà” cantano. E sembra che quelle voci arrivino fino a noi.
Voci di giovani rivoluzionari che credevano in un'idea. Come quella che si respira in “La tua rivoluzione”. Un brano nel quale emerge, pur senza essere espressamente nominata, la figura di un giovane militante missino, Stefano Recchioni. Con i suoi “vent'anni contro vento” e una chitarra da suonare “contro il mondo”. Stefano, che ha lasciato la sua rivoluzione “ad Acca Larenzia tra le note di una canzone”.
Una rivoluzione fatta di sogni e di illusioni, molto probabilmente simili a quelli di Che Guevara. Al quale è dedicato “Comandante”, un pezzo musicalmente molto coinvolgente che spiega con efficacia perché la figura del rivoluzionario argentino merita di essere ricordata anche e forse soprattutto da una comunità politica ed umana che ha fatto della ribellione all'opprimente pensiero unico a stelle e strisce una delle sue bandiere.
Molto intensa è poi “Bassa velocità”, che racconta il dramma degli esuli di Pola. Ed in particolare l'orrendo episodio del treno che li trasportava bloccato nella stazione del capoluogo emiliano. Senza che fosse consentito di prestar loro assistenza. “Fame nebbia e bandiere alle porte della città, che vergogna, il nostro viaggio passa piano per Bologna. Macchinisti e finti eroi ci hanno messo alla gogna”.
Ad un'altra pagina di storia d'Italia troppo spesso trascurata è poi ispirata la bellissima “I ragazzi dell'Armir”, i cui corpi sono stati “piegati dal freddo e dalla fame. La divisa ha cambiato colore, vi han tolto la luce dagli occhi. Ma nel cuore la forza e l'onore”.
Vi sono poi “Il guardiano del tempo” e “L'alchimista e la rosa”, che tracciano frammenti di ricordi ed immagini, “colori e storie già finite”, “simmetrie instabili” e un po' di magia. Che si respira anche nella “Locanda delle ciliegie”, che si conclude invitando a sognare ancora, che l'alba è vicina. A completare la track list ci sono infine tre brani che ispirano atmosfere ed idee particolari: “To Ezra” (già pubblicata in un precedente lavoro degli Antica Tradizione e qui riarrangiata), dedicata al mito letterario e non solo di Ezra Pound; “Sulle ali del vento”, che racconta di Geronimo e della coraggiosa ed impari lotta degli Apache contro chi voleva usurpare le loro terre. Ed infine “Tu nera signora”. In cui alla paura della morte risponde un'anima coraggiosa che “paura di cederle certo non ha, perché ha il cuore nobile e fiumi per vene”.