Il ritorno dei 270 Bis
Testata: IL GIORNALE D'ITALIA (online)
Data:30 ottobre 2016Autore: Cristina Di Giorgi
Tipologia: Pre concerto
Locazione in archivio
Stato:Pdf Rivista completaLocazione: ASDI-Archivio digitale RS,Il Giornale d'Italia,IlGiornaledItalia_20161030
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Venerdì 4 novembre al Piper di Roma, la band di Marcello De Angelis torna sul palco
“Alcuni ci credevano morti, ma eravamo solo sdraiati a guardare le stelle”. Una frase evocativa, che colpisce. E che fa anche riflettere su quanto siano particolari i percorsi attraverso i quali la vita, anche dopo anni, può tornare a far sentire, in modo anche molto potente, richiami che si pensava relegati tra le pagine di un album di ricordi del passato.
Un passato che evidentemente qualche volta tende a non passare. Come nel caso dei 270bis che hanno scelto, per il manifesto del loro concerto del 4 novembre a Roma, proprio le parole citate in apertura. Per significare, molto probabilmente, proprio questo: il silenzio, anche se dura a lungo, non significa la fine definitiva di tutto, quando quel tutto ha radici profonde.
La formazione guidata da Marcello De Angelis, che continua ad essere una delle più note ed amate tra quelle del panorama musicale identitario, tornerà dunque sul palco. E lo farà con un concerto spettacolo che si preannuncia un evento. Una festa a lungo attesa, per dirla alla maniera di Tolkien. Una festa alla quale parteciperanno in tanti: la prevendita dei biglietti della serata, che si terrà nel noto locale romano “Piper” (in via Tagliamento) ha infatti registrato il tutto esaurito dopo appena 48 ore. Tanto che il gruppo ha deciso di organizzare una seconda data.
A cantare le canzoni dei 270 bis ci saranno senz’altro coloro che li hanno seguiti fin dal loro esordio, ad una festa del Fronte della Gioventù di Roma nel 1993. Ma anche (ed è forse l’elemento più interessante) giovani e ragazzi che li hanno conosciuti addirittura dopo che avevano smesso di suonare, ascoltandoli ed apprezzandoli grazie ai brani presenti sui canali di condivisione musicale on line. Un pubblico estremamente vario dunque, come età e come esperienze di vita vissuta. Che evidenzia quanto sia vitale il fuoco di una memoria in note che riesce anche a fare da ponte tra diverse generazioni.
“La musica – ha dichiarato Marcello De Anegelis in una recente intervista a Barbadillo.it – è una delle cose che sapevo fare e che ho messo a disposizione. Ho avuto una educazione familiare artistica e creativa: ho imparato a scrivere, dipingere e suonare e ho usato tutto questo per dare voce a quello che pensavo fosse il nostro sentire comune”. Quello stesso sentire che a volte, quanto alle canzoni, evoca pensieri e considerazioni che spingono non solo a ricordare ma anche – ed il bello è proprio questo – a progettare, a ideare nuove battaglie, a correre avanti verso il futuro insomma.
Tutto questo lo si può senz’altro ritrovare nelle canzoni dei 270 bis, che sono “un gruppo di amici molto solido, che ha condiviso – dice ancora Marcello – le cose normali della vita oltre alla musica”. Un gruppo di “artisti non omologati, che non hanno chinato la testa di fronte al pensiero dominante” e per questo sono rimasti esclusi dal circuito delle grandi case discografiche. Destino comune a tanti musicisti identitari, che forse avrebbero meritato ben altro spazio e ben altra fortuna. Perché hanno scritto ed interpretato brani che non hanno nulla da invidiare a quelli che, politicamente corretti, hanno scalato i vertici delle classifiche.
Brani come quelli dei 270 bis, che parlano di storie di sacrificio ma anche di speranza. E di volontà che spinge a non arrendersi, a continuare a combattere, quotidianamente, per fare in modo che “il fuoco sacro non si spenga”. Anche scrivendo musica. Anche diffondendo quella identitaria, che fa da colonna sonora a tutti quelli che hanno voglia di tenere alta la bandiera. “Per mille, mille, mille e mille anni”.