Rassegna Stampa

La “Camelot” dei nostri giorni: una festa a lungo attesa

Testata: IL GIORNALE D'ITALIA (online)

Data:24 agosto 2016
Autore: Cristina Di Giorgi
Tipologia: Recensione

Locazione in archivio

Stato:Pdf Rivista completa
Locazione: ASDI-Archivio digitale RS,Il Giornale d'Italia,IlGiornaledItalia_20160825

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Le solite polemiche antifasciste sul quinquennale raduno internazionale organizzato dalla destra veneta

Non è il mio mondo, eppure gli skinhead (è questo infatti il termine corretto: naziskin è solo una semplicistica invenzione mediatica che ha ben poco a che vedere con la storia di un movimento che, anche se qualcuno finge di dimenticarlo, ha radici nella working class inglese) li ho incontrati spesso. Ed ho anche imparato ad apprezzarli. Capisco che per qualcuno superare il timore che il loro modo di presentarsi a volte incute potrebbe essere difficile ma sono convinta del fatto che prima di parlare (o di scrivere, nel caso dei giornalisti) di qualcuno, bisogna conoscerlo.
Ecco, io gli skinhead un po' li conosco. Sono stata all'edizione 2011 di “Ritorno a Camelot”, il raduno al quale partecipano delegazioni di molti Paesi d'Europa (quell'anno erano presenti oltre 3000 persone). E sono addirittura intervenuta, in rappresentanza dell'associazione culturale Lorien, ad un dibattito sul senso e l'importanza del fare Comunità.
Per curiosità e per “deformazione professionale” prima e durante la Festa – perché tale è stata: non si è infatti verificato, grazie alla perfetta organizzazione, il minimo problema – ho letto i giornali, che riportavano dichiarazioni, spesso abbastanza scomposte e stizzose, di rappresentanti delle istituzioni locali e di associazioni antifasciste varie, che trovano in queste occasioni qualche effimera possibilità di farsi notare.
Oggi, a pochi giorni dall'edizione 2016 (che si terrà nella ormai tradizionale cornice del Camping Riva d'Oro di Revine Lago dall'1 al 4 settembre) sulla stampa trovo ancora le stesse cose: “abbiamo provato ad opporci scrivendo alla Prefettura e alla Questura ma non c'è stato nulla da fare”. E ancora: “siamo obbligati dalla normativa vigente ad accettare questo tipo di turismo che non è assolutamente il nostro”. C'è poi chi rimanda alle “persecuzioni subite durante l'occupazione nazifascista”, paventando addirittura il rischio di incidenti “con lancio di molotov”, stante la presenza nella vicina Vittorio Veneto di un considerevole numero di richiedenti asilo.
Insomma, la solita stantia levata di scudi degli antifascisti “democratici”, che risultano tali solo quando non si tratta di destra, qualunque sia il gruppo rientrante in tale galassia con il quale di volta in volta se la prendono (questo è il turno del VFS e dell'associazione veronese Rockout, che organizzano “Ritorno a Camelot”). Il loro invito è quello a “manifestare in ogni maniera il proprio dissenso nei confronti di tali raduni, che costituiscono un'offesa alla memoria dei migliaia di morti causati dal nazifascismo e una minaccia per i principi di libertà e uguaglianza”. Di fronte a tali affermazioni la risposta migliore è quella di lasciar correre. E andare avanti con il programma della festa, che prevede incontri ed approfondimenti su Europa, famiglia, giustizia società. E tanta, tanta musica. Perché, come cantano i veronesi Gesta Bellica, “son passati cinque anni, ma a me sembra solo ieri...certo non dà scampo la tua carta di identità, ma si ritorna a Camelot, nessuno mancherà”.


Gruppi citati



Concerti:

RITORNO A CAMELOT