Note parole ed emozioni a lungo attese
Testata: IL GIORNALE D'ITALIA (online)
Data:20 novembre 2016Autore: Cristina Di Giorgi
Tipologia: Recensione
Locazione in archivio
Stato:Pdf Rivista completaLocazione: ASDI-Archivio digitale RS,Il Giornale d'Italia,IlGiornaledItalia_20161120
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Il 4 novembre la prima indimenticabile data. Si replica, sempre al Piper di Roma, giovedì 24
La Musica che attraversa il tempo. Quella che, ascoltandola, ti fa balenare davanti agli occhi momenti e persone di un passato che, spesso e volentieri, non ha alcuna intenzione di passare. Come quando si tratta di esperienze vissute intensamente, con l'impegno politico a riempire le giornate e, a volte, anche le nottate. Militanza insomma, che ha avuto come colonna sonora principale canzoni identitarie. Come quelle dei 270 bis.
I loro brani sono stati cantati ed amati da tanti, di diverse generazioni. Quelli anagraficamente più “anziani” hanno anche avuto la fortuna di sentirli suonare dal vivo prima che, tanti anni fa, smettessero di calcare le scene. I più giovani invece li avevano ascoltati soltanto on line o su cd. Fino, per i più fortunati, al 4 novembre scorso. Quando il Palco del Piper, noto locale romano, ha visto la band protagonista di un concerto di cui si parlerà molto a lungo. Una serata che le oltre mille persone presenti difficilmente dimenticheranno (ed il 24 novembre si replica, per tutti coloro che – e sono davvero tanti – non sono riusciti a partecipare a questo primo appuntamento).
Nella sala, strapiena, si è respirato un sapore di nostalgia. Ma non quella un po' triste e piena di rimpianto per qualcosa che non tornerà più. La sensazione che bloccava cuore e gola di molti dei presenti – per coglierla bastava guardarsi negli occhi – era di condivisione orgogliosa della tappa di un percorso di cui andare orgogliosi. Che un po' manca, è vero. Ma che comunque resta (e resterà sempre) a segnare identità di menti e anime.
Poi le luci, le grida, l'entusiasmo. E brani, tra gli altri, come “Barricate”, “Incantesimi d'amore”, “Oltre il confine”, “Eri bella”, “C'è in te”, “Una notte all'Irish Rover”, “Io non scordo”, “Il Bandito”, “Masha”, “The storm”. Parole e note che scorrono via mentre tutti cantano in coro. Parole e note che a volte si conficcano dritti nel cuore di chi ascolta. Momenti intensissimi, che sfiorano l'epica quando l'aria si riempie di memoria. “Nanni è partito ma ritornerà, tornerà quando tu chiamerai”. Ed era lì Nanni, tra gli occhi lucidi e commossi della platea. Era lì anche quando un coro di quattro voci (Chiara, Germana, Beatrice e Gabriele), senza accompagnamento musicale, ha intonato “Piccolo Attila”.
Infine, a chiusura, un pezzo che è come un quadro animato. Sì, perché se “Roma 78 E.F.” la si ascolta con gli occhi chiusi, si vedono immagini della Città Eterna che, grazie ad una poesia accompagnata dalle note, si fanno vive. Vive come tutto quello che conta davvero. Vive come le emozioni che coloro che sono usciti dal Piper la sera del 4 novembre, hanno portato con loro.