Rassegna Stampa

L’Italia in musica. Intervista a Skoll: ROCK IDENTITARIO, ROCK D’ITALIA

Testata: VARESEPRESS

Data:1 dicembre 2017
Autore: Clarissa Di Stora Gargano
Tipologia: Intervista

Locazione in archivio

Stato:Solo testo
Locazione: ASCP-Archivio digitale RS,Web/Varesepress,Varesepress 2017-12-01

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L’Italia in musica. Intervista a Skoll. Federico Goglio, in arte Skoll, in occasione della sua tappa varesina presso l’associazione culturale Il Veltro, ha gentilmente accettato di incontrarci.
Giornalista e scrittore, ma soprattutto originale cantautore.

Appassionato nei contenuti, raffinato nella forma poetica, impetuoso nell’arrangiamento.

Prima d’ogni altra cosa, un artista innamorato della sua Terra.

Una musica, la sua, in cui i riferimenti alla nostra letteratura ed alla nostra storia sono assai numerosi; in cui le tensioni romantiche e gli slanci futuristi permangono anche nelle canzoni più autobiografiche, come un più generale totalizzante approccio alla vita, che pervade ogni cosa, dall’amore al dolore; la musica di un ultimo romantico, per cui talvolta i valori più puri, le imprese più alte, le cose più amate, i tormenti più intensi, assumono la seducente forma ideale di una bella donna.
Ecco l’intervista che ci ha concesso.

Federico, credo che a beneficio dei lettori sia utile fare chiarezza su un punto. Quale è il rapporto tra la musica di Skoll e la politica?

La mia musica nasce esclusivamente dalla personale necessità espressiva e dal desiderio di condividere esperienze, storie, sentimenti.
Non faccio musica politica, e nemmeno musica per la politica. Nei miei lavori è presente senza dubbio una direttrice molto chiara: la riscoperta della nostra identità culturale e nazionale.
È una direttrice che scaturisce nell’appartenenza, nella celebrazione di radici, valori, sacrifici ed esperienze comuni.
È quindi inevitabile che le mie canzoni vengano accolte spontaneamente da chi sente e vive questo tipo di contenuti.

A proposito del concetto di identità, vorrei rilevare che nella tua produzione ci sono numerose canzoni che celebrano identità diverse da quella italiana. Mi riferisco ad esempio a quelle dedicate alla questione irlandese, al nazionalismo nipponico, al genocidio dei nativi americani, alla crisi argentina…

Assolutamente sì, la difesa della propria identità implica necessariamente il rispetto per quella degli altri. Sono un convinto sostenitore del valore della diversità.
Ritengo che uno dei principali nemici del nostro tempo sia proprio l’appiattimento, il forzato sincretismo delle identità culturali dei popoli, che finisce per distruggerne le peculiarità.
Celebrare chi ha fatto dono di sé per difendere la propria identità significa difendere anche la nostra… rispettare noi stessi.

Per continuare a parlare di identità, nella storia d’Italia la I Guerra Mondiale ha avuto un ruolo cruciale nella formazione della nostra coscienza nazionale. So che questo tema è una delle tue maggiori fonti di ispirazione.

Sì, ritengo che la Grande Guerra d’Italia abbia di fatto consacrato l’unità nazionale. In quell’evento gigantesco, drammatico e fondativo al tempo stesso, l’intero Paese fu coinvolto in uno sforzo bellico in cui uomini di ogni parte della Nazione si trovarono a combattere e sacrificarsi per la stessa bandiera.
Andava completandosi il Risorgimento, quello più bello, dell’idealismo, dell’entusiasmo e della voglia di fare l’Italia. Nella slancio marziale dei futuristi, nei voli beffardi di D’Annunzio, nell’eroismo ampiamente documentato dei nostri soldati, nel loro proiettarsi fuori dalle trincee contro il fuoco nemico, in tutto questo, colgo la bellezza di quell’attimo in cui l’ideale diventa azione e la retorica scompare per lasciare posto al sacrificio, l’ultima delle verità.

In questo senso il tuo intento è puramente celebrativo?

No. Come ho detto in altre occasioni, credo che nella vita servano paradigmi. Fare proprio un paradigma significa raccogliere gli aspetti migliori di un’esperienza precedente, e farne tesoro, includendoli nel proprio percorso di miglioramento interiore. Avere un esempio, un modello, è vitale per questo miglioramento.
Ecco perché per noi italiani è così importante la Grande Guerra. Forgiò uomini che diventarono esempio. A questi italiani, alle loro gesta, al loro sacrificio, ma anche agli aspetti goliardici della loro vita in trincea, ho dedicato canzoni come L’ala d’Italia, Gli aquiloni del Grappa, Italia (la tempesta futurista),La grande orchestra della vittoria e molte altre…

Cambiando argomento, parliamo di libertà. Qual è la tua visione in proposito?

Credo che dalla consapevolezza, migliore antidoto contro il veleno dell’inerzia, possa scaturire l’unica vera libertà. Potremmo arrenderci, lasciando che altri vivano la nostro vita e continuando ad essere dolcemente assopiti in una realtà fittizia, fatta di bisogni indotti e false certezze; oppure potremmo reagire al fatalismo del nostro tempo osservando con lucidità la realtà che ci circonda, prendendone coscienza ed agendo di conseguenza.
Questa è, a mio avviso, l’unica libertà.

Un’ultima considerazione: la cura compositiva è senz’altro da sempre una tua cifra stilistica…

In effetti, fin dall’uscita del mio primo disco, ho sempre avuto come obbiettivo quello di offrire il meglio di me stesso dal punto di vista musicale.
Sono assolutamente convinto che ogni aspetto della produzione musicale debba essere curato con artigianalità e professionalità. Credo sia essenziale al fine di permettere ad un più vasto pubblico di comprendere e apprezzare la musica.
Inoltre credo che sia un dovere verso il mio stesso pubblico.

Per finire, una anticipazione sul tuo prossimo lavoro?

Il 2018 sarà l’anno del centenario della Vittoria. Da tempo stiamo lavorando in studio di registrazione per essere pronti fin dai primi mesi con il mio nuovo disco. L’anticipazione è contenuta in una domanda: si può celebrare il centenario della Vittoria d’Italia con un disco interamente dedicato a un solo uomo? Un grande scrittore, un soldato. L’arte e la guerra. Il Comandante… il poeta armato.
Ringraziamo Federico per averci concesso parte del suo tempo. Restiamo in attesa di potervi presentare il suo prossimo disco, certi che come sempre, sarà degno interprete di coloro ai quali, per dirla a modo suo, questo Mondo non basta.


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