Raduno skinhead, la replica degli organizzatori: le solite critiche, contro di noi pregiudizi e stereotipi
Testata: QDPNEWS
Data:24 agosto 2016Autore: Edoardo Munari
Tipologia: Pre concerto
Locazione in archivio
Stato:Solo testoLocazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Qdpnews,Qdpnews 20160824
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“Ormai siamo abituati, sembra quasi che abbiano bisogno di noi per farsi pubblicità e aver qualcosa da dire”. E’ questa la replica di Veneto Fronte Skinhead alle critiche piovute sul sesto “Ritorno a Camelot”, il raduno quinquennale che da quattro edizioni a questa parte di svolge nel Comune di Revine Lago.
“Non c’è nulla da dire, è ciclica: ogni volta la stessa storia - dichiara Giordano Caracino (nella foto a Camelot 2011), presidente di Veneto Fronte Skinhead - La nostra manifestazione è a norma e collaboriamo con il Comune affinché tutto sia in regola: quel è allora il problema ? La verità è che siamo vittime di pregiudizi e stereotipi, da parte di persone che non hanno nessuna intenzione di conoscere le cose come stanno”. L’evento si svolgerà dal 1° al 4 settembre, in un camping sulle rive del lago di Santa Maria, ed è soprattutto dedicato alla musica, anche se ci sarà un ciclo di tre conferenze con ospiti diversi.
Stando agli organizzatori, “Ritorno a Camelot” è il festival skinhead più grande d’Europa, con arrivi soprattuto da Spagna, Germania e Inghilterra. “E’ dal 1986 che si tiene questo raduno e i numeri, sulla base del precedenti edizioni, si aggirano attorno alle 1.500 persone, molte delle quali si accamperanno sulle rive del lago. E’ proprio per la presenza del campeggio che all’epoca scegliemmo Revine - spiega il responsabile locale di VFS, Michele Recchia - E’ possibile accedere solo tramite invito, trattandosi di una festa privata riservata ai nostri soci, ed è un evento molto sentito da parte di tutti i partecipanti”.
Le critiche si sono concentrate sul richiamo al nazismo e al fascismo di questi eventi, tanto che l’Osservatorio Antifascista del Nord Est lo ha definito “un'offesa alla nostra memoria storica collettiva, che ci rimanda alle violenze e alle persecuzioni che le popolazioni locali hanno subito durante l'occupazione nazifascista”.
“Siamo un’altra cosa - è la replica di Caracino - E’ vero che valutiamo il fascismo un periodo proficuo della storia d’Italia sotto molti aspetti, per aver introdotto tante innovazioni di cui beneficiamo ancora oggi, soprattutto in ambito sociale e previdenziale. Il nostro, però, non è un raduno di sovversivi ed è strano che proprio chi si definisce democratico voglia impedire di riunirci. Noi portiamo avanti le nostre idee e se questo è il problema, allora, forse, qualcosa di giusto da dire ce l’abbiamo”.
(Fonte: Edoardo Munari © Qdpnews.it).
(Foto: web).