Vattani, il console che cantava contro Usa e partigiani
Testata: CORRIERE DELLA SERA
Data:21 aprile 2012Autore: Caprara Maurizio
Tipologia: Generico
Locazione in archivio
Stato:RecuperatoLocazione: ASMA-Archivio digitale RS,Recuperati,Corriere della Sera-it 2012-04-21
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ROMA - Chissà come si festeggerà il 25 aprile, la festa della Liberazione dal nazifascismo, al consolato d' Italia a Osaka. Due giorni più tardi, il 27, la commissione disciplinare del ministero degli Esteri si riunirà a Roma per giudicare Mario Vattani, il console generale in quella città del Giappone che in un raduno di «Casa Pound» fu filmato mentre inneggiava alla «bandiera nera» con evidente apologia di fascismo. Per quel concerto del maggio 2011, preceduto da attività politico-musicali dello stesso tipo e finito sui giornali mesi dopo, nel marzo scorso il tribunale amministrativo del Lazio ha sospeso la misura temporanea con la quale il ministero di Giulio Terzi nel gennaio 2012 aveva richiamato Vattani a Roma. La sospensione ha permesso al figlio dell' ex segretario generale della Farnesina Umberto Vattani di tornare a Osaka, ed è soltanto il 27 che la procedura disciplinare si avvicinerà alla decisione. Mario Vattani rischia da una lettera di censura (in teoria la commissione potrebbe rimandare il fascicolo al direttore del personale, in grado di inviarla) alla destituzione, ossia il licenziamento. Nel mezzo, vie intermedie come una riduzione dello stipendio (da uno a sei mesi) o una sospensione dal servizio (da uno a sei mesi). Qualora Vattani rimanesse in diplomazia sarebbe di interesse, anche per osservatori stranieri, vedere con quali motivazioni si può argomentare la compatibilità dei suoi inni con il compito di rappresentare la Repubblica italiana. Il caso non passerebbe necessariamente inosservato in Paesi come la Germania, chiamata nei decenni a numerosi esami di maturata distanza dal nazismo, o gli Stati Uniti, che hanno speso uomini e energie nella guerra al nazifascismo. «Una Repubblica fondata sui valori della Resistenza. Sui valori della violenza, sui valori del tradimento e dell' arroganza. Una Repubblica fondata sulla lotta armata fatta da banditi e disertori dinamitardi e bombaroli!», è la definizione della Repubblica italiana data in una delle canzoni del diplomatico sulla quale la commissione non potrà non pronunciarsi. Oltre che del concerto di maggio, quando Vattani non era ancora console, ma aveva ricoperto incarichi di rilievo come quello di consigliere diplomatico del sindaco di Roma Gianni Alemanno, l' organo della Farnesina dovrà inevitabilmente tener conto del repertorio: la produzione del gruppo «Sottofasciasemplice» con lo pseudonimo di «Katanga». «Repubblica: fondata da fuoriusciti e da esiliati. Gente con conti in banca strani. Da mafiosi italiani riportati a casa dagli americani!», è la ricostruzione della storia dell' Italia e del suo principale alleato offerta da Sottofasciasemplice del Vattani cantautore, al netto di parole qui non riportate perché i giornali vanno anche in mano a bambini. Il brano nel quale Vattani si schiera «per un' altra Repubblica!» è un chiaro inno alla Repubblica sociale. Quella che il diplomatico deve rappresentare nel mondo, in sostanza, viene invece descritta così: «Una Repubblica fondata sulle menzogne e i tradimenti. Da gente senza scrupoli che accendeva le luci durante i bombardamenti! Una Repubblica fondata sui valori degli epuratori. Da chi senza tante storie e con l' aiuto degli stranieri ha fatto fuori quegli ultimi italiani che fino alla fine hanno combattuto per un' altra Repubblica!». RIPRODUZIONE RISERVATA **** I versi sulla Repubblica La canzone 2 Una Repubblica fondata sulle menzogne e i tradimenti... Una Repubblica fondata sui valori degli epuratori. Da chi senza tante storie e con l' aiuto degli stranieri ha fatto fuori quegli ultimi italiani che fino alla fine hanno combattuto per un' altra Repubblica! Mario Vattani