Recensione di Gigi
Testata: MALNATT
Data:27 novembre 2010Autore: Gigi
Tipologia: Recensione
Locazione in archivio
Stato:Solo TestoLocazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Malnatt,Malnatt 2010-11-27
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27/11/2010 10:12
Che dire di questo nuovo lavoro dei meneghini Malnatt?
Non é facile esprimere a parole le impressioni che si hanno da un primo ascolto di questo album.
Si resta spiazzati, ma é tutto l'iter musicale del quartetto milanese che ci sorpende ed aggira le nostre aspettative ad ogni tappa: se il primo "il Canto del Demonio" era becero hard rcok sparato a gran velocità con testi banali e "schierati" intervallato da geniali e ritmati stralci di riprese goliardiche omaggio ai classici di Svampa, cantore della Milano che fu, l'EP "Duri a Morire" era una celebrazione di vecchi clichè musicali che spaziavano dall'heavy d'annata stile "parrucche e pantaloni a strisce" al punk-core californiano anni '80 tutto "bandana e skateboards", ma condito da liriche dai toni epici e vecchi stereotipi su "forza, onore, coraggio, virtù...." per intenderci l'intero campionario delle scritte sui gadgets in vendita nelle vetrine di Predappio.
Il terzo capitolo invece (secondo sulla lunga distanza) dal titolo esplicativo "I Miei Pugni" ci sorprendeva portandoli su di un percorso di maturazione artistica che li vede alle prese con improbabili ritmi RAP, spruzzate di Nu-Metal, lampi di furuioso Thrash e soprattutto squarci di sentimento abilmente musicati sottoforma di struggenti ballate d'amore (Vasco ci vincerebbe un Festival con un pezzo come "Ombre").
All'inizio del disco ci si chiede se non ci sia stato un errore nella confezione del CD. Che forse per sbaglio ci fosse finito dentro il dischetto dei System of a Down ma poi ci conforta sentire nel finale "Il Bicchiere" che ci riporta a Nanni Svampa ed a Porta Romana Bella.
Ma veniamo all'ultima fatica dell'estroso ensemble Brianzolo-Milanese-Siciliano-Calabrese. Una sola parola: sconcertante. Sembra che i nostri eroi l'abbiano composto senza una minima idea di cosa volessero fare o meglio che l'abbiano improvvisato in sala prove poche ore prima di registrarlo. E qui sta la loro genialità: solo Frank Zappa prima di loro aveva osato tanto. In quest'ottica loro sono i nuovi "Mothers of Invention" della scena "alternativa" Italiana. Pare addirittura che i brani di questo album siano stati studiati e composti per via epistolare a causa di una temporanea impossibilità del cantante e chitarrista Norberto di vedersi di persona con gli altri membri della band. L'atmosfera é claustrofobica, i versi sono scanditi come in apnea, con un impeto, un'urgenza insoliti per il genere, ma dopo i primi ascolti si intravede uno spiraglio di creatività, si comincia a comprendere le motivazioni e le istanze di questo concept album "sui generis". In questa nuova versione musicale di "Le mie Prigioni" i testi sono intimisti, riflessivi, prolungati, prendono in considerazione gli aspetti meno spettacolari e meno eroici della vita del "guerriero dell'asfalto" e lo portano su di un piano umano di fragilità emotiva. Lo rendono artista in quanto in grado di esprimere le proprie emozioni traendo ispirazione dalla sofferenza. Il cantato ha ritmi e toni colloquiali, refrains ripetuti con rassegnata ostinazione e la musica che fa da sottofondo a queste atmosfere accompagna e spinge i concetti fino alla giusta coesione con essi. In questo senso il disco é forse il più cantautorale tra la produzione dei Malnatt e sicuramente il più ostico e difficile per l'orecchio meno attento.
E' un disco che va ascoltato e rielaborato, testi che vanno letti e canticchiati, musiche e melodie che vanno assimilate ed apprezzate. Che sia un bel disco o no lo scopriremo solo dopo l'ennesimo ascolto, dopo decine di volte che ci saremo chiesti se i soldi spesi per l'acquisto non siano uno spreco avventato in questo periodo di crisi economica. Conforta in questro senso il fatto che il CD esca in confezione doppia corredato da un DVD con spassosa intervista + videoclip a raccontare la storia della band, narrata in prima persona, sempre in stile Malnatt, goliardico e sfrontato, molto thrash, girato per lo più in cucina davanti ad una pizza al trancio ed una pallosa partita di calcio che scorre sullo schermo TV. Ci ripenseremo a lungo a questo disco, ci porremo domande e ci daremo risposte, e forse finirà dimenticato in fondo allo scaffale o forse ci ritrovereno a definirlo un capolavoro, una pietra miliare, tra qualche anno, quando decine di giovani gruppi nostrani seguiranno il loro esempio e si lanceranno verso terreni musicali impervi ed inesplorati.
Una cosa é certa: i Malnatt non producono mai la musica che noi ci aspettiamo da loro ed é questo che li pone senza ombra di smentita nell'olimpo con i grandi del Rock...
Il Capitano (é fuori a pranzo)