Il ritorno della Compagnia dell'Anello
Testata: SECOLO D'ITALIA
Data:22 novembre 2002Autore: Annalisa Terranova
Tipologia: Recensione
Locazione in archivio
Stato:Smontato originaleLocazione: ASMA,RS2-0017,15
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Non delude le attese il nuovo cd del gruppo, "Di là dall'acqua", che concilia tradizione e innovazione
Il ritorno della Compagnia dell'Anello
Temi più intimi e meno "arrabbiati" ma di grande intensità e potenza visiva
ANNALISA TERRANOVA
Non delude le attese il nuovo cd della Compagnia dell'anello, «Di là dall'acqua», che giunge ben dodici anni dopo l'ultimo disco, «In rotta per Bisanzio» (1990). Il sound ricorda sempre le ballate di De Andrè, i temi invece si fanno più intimi, meno collegati all'immaginario politico classico della destra, ai suoi miti e ai suoi eroi, che ispirarono canzoni cult dell'ambiente, come la famosa "Terra di Thule" Tradizione e innovazione si fondono in undici testi di notevole potenza visiva, che parlano all'anima senza l'aggressività delle canzoni arrabbiate stile anni Settanta, con un tocco soffice, ma durevole.
Amarcord
Unica eccezione, «Anche se tutti.., noi no!», fiera rivendicazione della ormai passata stagione della militanza, quando la diversità era motivo di orgoglio e il "ghetto" era vissuto come libera e consapevole scelta. C'è il ricordo: «Forse era solo uno sfogo/ di un ragazzo arrabbiato/ ma io vent'anni dopo/ non l'ho ancora dimenticato/ perché sai certe emozioni/ soprattutto se sincere / le conservi nella mente / e diventano bandiere». E il timore: «Stiamo buttando alle ortiche/ per inseguire il potere/ la nostra fede più antica e le ragioni più vere...». Un inno alla fedeltà alle «radici che non gelano» non poteva del resto mancare nel biglietto da visita musicale di un gruppo che si ispira a J. R. R. Tolkien e che concede alla nostalgia autoreferenziale, oltre ad un ritratto di Bortoluzzi diciottenne, le foto di tutti i componenti della compagna da piccolini, compreso l'intellettuale-editore Adolfo Morganti, sul cui bavaglino spicca un cuore vandeano. Uno "scherzo" teso a evidenziare ché, per certi soggettacci, il destino di reazionari è segnato fin dalla più tenera età... Grande spazio occupa il tema della sofferenza del popolo istriano, della sorte di quelle terre dove «anche le pietre parlano italiano». «Ogni anno andiamo in vacanza in Dalmazia - racconta Mario Bortoluzzi; leader del gruppo - troviamo un'isoletta dimenticata. Conosciamo bene la storia di quelle terre e per me ci sono anche motivi familiari, visto che mia nonna era una profuga istriana...». Ben tre canzoni sono dedicate all'argomento e una in particolare, «Addio a Perasto», ripropone una storia realmente accaduta ma poco nota. Perasto è una piccola città all'interno delle Bocche di Cattaro in Dalmazia, qui veniva custodita la bandiera di battaglia dell'Armata da mar della Serenissima. Ogni anno venivano scelti 12 gonfalonieri perastini e imbarcati sulla nave ammiraglia della flotta.
A Lepanto ne caddero sotto il fuoco turco otto su dodici, man mano che morivano venivano rimpiazzati dai compagni, senza battere ciglio. «Quando Napo leone; vendette la Dalmazia all'Austria - spiega Bortoluzzi - e prima che arrivasse la flotta dell'Imperatore, il popolo di Perasto si riunì nella cattedrale e depose la bandiera di San Marco sotto l'altare, bagnata del pianto di tutti i perastini. Il conte Giuseppe Viscovich pronunciò allora la famosa orazione di Perasto rivolta a San Marco e alla Serenissima, meglio conosciuta come l'orazione "Ti con nu, nu con ti" a causa della famosa espressione di fedeltà contenuta. Una storia insomma - conclude Bortoluzzi - che non troverete mai nei manuali dei licei, parla infatti della fedeltà e del coraggio degli italiani di Dalmazia».
Genuinità perduta
Dalle storie inattuali a quelle attuali ci porta invece l'inno no global della Compagnia, «Madre terra», sulle note riadattate di un ritmo celtico, un j'accuse contro «un mondo rivoltato nella natura tutta» : «La mia terra piange/ le sue fonti avvelenate/ la plastica nel pane/ le campagne abbandonate/ l'usura
organizzata/ dalle multinazionali/ la chimica nei campi/ trasformati in ospedali / ma senza onore no/ ma contro l'uomo no/ andare non si può...». Canzone ecologista, atto di fede nella genuinità perduta ormai anche nei cibi, che invita a un "pentimento collettivo" per il trattamento riservato alla madre terra. Più tradizionalista la canzone che chiude il cd, «Solstitium», dove riecheggiano toni di speranza sull'avvento di una «nuova alba» che non solo metterà fine alla notte più lunga dell'anno ma potrebbe segnare anche la fine di un periodo di transizione della destra italiana i cui tragitti sono stati spesso accompagnati dalle canzoni della Compagnia dell'anello.