Bentornata "Compagnia dell'Anello"
Testata: LINEA
Data:16 marzo 2003Autore: Claudio Fossati
Tipologia: Recensione
Locazione in archivio
Stato:RecuperatoLocazione: ASMA,RS2-0018,62
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Bentornata "Compagnia dell'Anello"
"Di la dall'acqua": undici composizioni limpidissime, testi di grande semplicità
siamo dal tempo di Hobbit 3 e c'è da scommettere che lo rimarremo per sempre, indipendentemente dal fatto che ci si veda spesso o a distanza di anni. Ma non è questo il punto. Il punto (bello grosso, come una di quelle pietre preziose che adornavano la Città sotterranea di Moria, quando ancora Durin e i suoi Nani vi regnavano incontrastati) è che con l'andare degli anni loro non hanno mai smesso di crescere. Benché sparpagliati in giro per l'Italia - anche se le basi principali sono soltanto due, una qui nel Lazio e l'altra su nel Veneto - hanno continuato a lavorare sul loro progetto espressivo fino a portarlo ad essere quello che è adesso: un'intelaiatura solida di sei musicisti (persone) che si conoscono bene e che non hanno alcuna remora ad aprirsi alla collaborazione con altre persone (musicisti) capaci di percorrere il loro stesso cammino; e una costruzione robusta, ma agile, e nitida, di belle canzoni che appena le senti ti sembra di conoscerle da chissà quanto tempo - anche se per qualche strambissimo motivo ti eri dimenticato di averle nel cuore.
Così, a distanza di oltre dieci anni dal precedente "In rotta per Bisanzio", ecco qua il nuovo album di studio, "Di là dall'acqua": undici composizioni limpidissime che sono allo stesso tempo molto simili, nell'atmosfera generale, e molto diverse, nella suggestione sprigionata da ciascun brano. I testi possiedono la semplicità, nient'affatto banale, della migliore tradizione popolare: quando serve trovano parole immediatamente politiche, centrando il bersaglio di una canzone militante senza un filo di retorica; in altri casi inseguono sensazioni e slanci più intimi, a volte addirittura rarefatti. Ma quella che trasmettono (evocano) costantemente è la risonanza profonda dei valori in cui si crede.
Niente più Sacri Principi da enumerare compunti, come diaconi sprezzanti e incartapecoriti: ma invece - finalmente! - il racconto caldo e corroborante della vita come la si vive quando, dentro di sé, si porta ben altro che i miti bastardi del Progresso o del Consumismo. E poi c'è la musica. Di cui di solito si parla pochissimo, come se in fondo si trattasse di un semplice accessorio delle parole, e che invece ha tutto il diritto di essere considerata in sé stessa. Giudicata in sé stessa. Amata in sé stessa. Una musica che scaturisce da matrici diverse - che vanno dalla ballata in stile cantautorale, alla musica celtica e persino (vero Marinella?) al progressive rock degli anni 70 - ma che raggiunge un amalgama delizioso, con una fragranza naturale che sa di buono e che ti accompagna a lungo. E infine, dopo tanti apprezzamenti, ecco un piccolo rimprovero: l'album dura appena una quarantina di minuti. Decisamente troppo poco, dopo dieci anni di attesa. Decisamente troppo poco per chi, come il sottoscritto e chissà quanti altri, avrebbe voglia di abbandonarsi a questa corrente di suoni e di parole e lasciarsi trasportare. Verso la meta, certo, ma a poco a poco. Di là dall'acqua, ma senza alcuna fretta.
fossati2003@libero.it