Voglia di cantare e di lottare
Testata: SECOLO D'ITALIA
Data:7 settembre 1989Autore: Guido Giraudo
Tipologia: Generico
Locazione in archivio
Stato:Smontato originaleLocazione: ASMA,RS2-0006,11
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VENT’ANNI FA NASCEVA LA MUSICA ALTERNATIVA
VOGLIA DI CANTARE VOGLIA DI LOTTARE
Di Guido Giraudo
Come nasce la voglia di cantare? Semplicemente dalla voglia di lottare. Cantano gli eserciti in lotta, cantano i popoli oppressi, cantano i fedeli di tutte le religioni. Cantarono i combattenti della Repubblica Sociale e prima ancora le Camicie Nere. Gente che credeva.. Noi eravamo storicamente, anche se non geneticamente, figli dei combattenti della RSI e avevamo imparato solo le loro canzoni. Parlo del 1968, avevo, 14 anni ma ciò vale per i camerati con cinque anni o più o in meno di me. Ma dal ’45 al ’68 non si era del tutto taciuto. Qualche altra canzone era giunta, sporadica, ad animare i cortei o le riunione in sezione, Avanti ragazzi di Buda, Europa Nazione, o le traduzioni degli inni della Guardia di Ferro. Poi ecco la breve felice stagione di Leo Valeriano, il vero padre (involontario e dopo non certo concorde) della musica alternativa, l’unico che approda in TV in un programma di Marchesi. Furono proprio lo stile, i temi, la musicalità di Valeriano a fare da matrice per la maggior parte dei gruppi che nacquero negli anni successivi. Ma non dimentichiamo che anche De Andrè cantava sui testi di Celine e persino il rosso, poi pentito, Gaber cercava tematiche tra gli autori maledetti, mentre il camerata Battisti cantava “Uno in più”. Ci fu poi un altro grande padrino: Il Bagaglino, il cabaret di Gianni Preda dove Pino Caruso cantava “Il mercenario di Lucera” Non per nulla tutta la prima musica alternativa era intrisa di cabarettismo. Ed infatti la prima canzone che assurse agli onori della cronaca nel 1977, fu “Trama nera” una ballata satirica degli Amici del Vento. Ma la nuova generazione che cantò per un decennio, ebbe a Padova i suoi primi menestrelli: il Gruppo padovano di protesta nazionale. Era il 1974, in quella città c’era una realtà umana e politica molto compatta e alcune individualità davvero eccellenti. Su tutti voglio citare Loris Lombroni, dalla voce incredibile e dalle tematiche che erano un ibrido di satira goliardica e di idealismo assoluto. Ma poi Mario Bortoluzzi, l’unico che abbia resistito fino ad oggi) Toso, Ragno e Meconcelli. Sono loro i primi a scrivere nuove canzoni, ma sono anche le prime vittime della repressione. Così in un giorno di Novembre del 1976, a Torino, dei ragazzi di Milano vengono chiamati a sostituire all’ultimo momento i camerati impossibilitati. Cantano una canzone dedicata a Mikis Mantakas “Nel suo nome” una satira di sabati selvaggi degli anni di spranga. “Ragazzo biondo” e la già citata “Trama nera”, leggono brani di Solgenitzin, Condreanu, Brasillach e Degrelle. Un successo non atteso, segno che i tempi erano maturi. In quel periodo infatti, accadono molte cose nuove e tutte importanti. Prima di tutto nascono le radio libere. Tra le prime e forse la più ascoltata e longeva, vivrà dodici anni, è Radio University di Milano. All’ombra di quest’emittente cresceranno prima gli Amici del Vento poi Fabrizio Marzi. Gli avvenimenti si susseguono veloci, ecco il giugno 1977 e Campo Hobbit I. Il tamtam è stato impressionante. Evidentemente ciò che a noi pareva un fatto isolato, cantare nuove canzoni, era diventata un’esigenza così diffusa da esplodere in ogni regione. Forse i più preparati furono i padovani della neonata Compagnia dell’Anello risorta dalle ceneri del Gruppo padovano, ma i più acclamati in una notte indimenticabile furono gli Amici del Vento. Ma perché dimenticare IL vento del sud, la scatenata Andreina, il rock degli Janus o i gruppi napoletani e sanniti portatori tutti di esperienze personali e di voglia di fare. Nel settembre di quell’anno vide la luce la prima vera musicassetta di musica alternativa: quella degli Amici del Vento che nel frattempo hanno assunto la formazione definitiva. Il leader, la voce e l’autore di quasi tutti i tesi è Carlo Venturino (tragicamente scomparso sei anni fa) suona e scrive anche suo fratello Marco (di cui riparleremo) accompagna nel canto Cristina Costantinescu, figlia di un legionario rumeno della Guardia di Ferro. C’ero poi anch’io che, nei primi anni, facevo la parte cabarettistica e rimasi come presentatore. Qualche mese dopo ricevetti una lettera da tre ragazzi veronesi che stavano iniziando a suonare e chiedevano la nostra cassetta: passa ancora qualche mese ed ecco uscire anche la loro: erano gli ZPM dalle iniziali dei tre leader: Zeno, Paolo e Mario. Furono anche loro una pietra miliare della musica alternativa e lo sono tuttora avendo avuto il coraggio di riformarsi per la terza volta, attorno a Paolo Scaravelli e Mario Luppi e incidere una nuova cassetta proprio in questi giorni. E’ inutile dilungarsi nel descrivere gli avvenimenti storici e politici che marcarono quegli anni e che spinsero i nostri cantautori a girare l’Italia in condizioni spesso disastrose. Dirò per quel che riguarda la nostra esperienza che abbiamo preso le molotov a Milano e una bomba a Palermo, ma abbiamo anche conosciuto decine di splendidi camerati in tutta Italia e abbiamo cantato in Germania, ma soprattutto in Spagna di fronte a tremila camerati madrileni. E intanto questa voglia di cantare dilagava. Sempre nuove voci e nuove produzioni andavano ad arricchire il panorama della musica alternativa. Tra i migliori ecco Fabrizio Marzi che cantava testi di Walter Jeder (due dischi al suo attivo) il rock nazionale di Michele di Fiò (anche lui un paio di LP) il folklore napoletano degli Atellana; po Colella, Massimino, Roberto Scocco. Nuove produzioni; escono la seconda cassetta degli Amici del Vento, la seconda degli ZPM (registrata a Milano con noi e l'ex Gpdpn, Paolo Favero) ma soprattutto si diffondono i "samizdad" della musica alternativa, decine di incisioni i duplicazioni più o meno clandestine. Ad arricchire il panorama musicale alternativo dalla Francia arriva Jack Marchal, il Battisti francese, che canta "Chanteur d'Occident" l'epoca dell'Oas e mette in vendita un LP con in copertina lui che salutava romanamente. C'è poi Campo Hobbit II (estate 1978) cui seguono due cassette antologia e tutta una costellazione di produzioni anche in ambienti vicini. Intanto soo nate in Italia trecento radio alternative, potrebbero costituire il primo circuito nazionale, un network oggi potentissimo, ma si sa, noi non siamo tagliati per fare gli affari e poi, le idee nuove.. Ma sono anche anni durissimi, dalle spranghe di piombo. La lotta di tutti igiorni si fa violentissima. La nostra generazione paga ovunque con il sangue di una guerra civile non voluta, comprensibilmente inutile, eppure inevitabile. Le canzoni quindi diventano più dure, il cabaret scompare, si impugnano le chitarre come altri impugnano il mitra, i concerti diventano momenti di agrregazione di lotta e di ritrovato entusiasmo. C'è voglia di un inno: eccolo. Da un tema nazionale socialista rimbalzato sulla colonna sonora del film "Cabaret" tradotto da Stefania Paternò (esule in Thailandia) cantato con le lacrime e la rabbia da Junio Guariento: "Il domani appartiene a noi" si afferma come il più cantabile, il più duro, il più bello ed è ancora oggi il nostro inno. Ma sono tantissime le belle canzoni di quegli anni e la qualità va sempre crescendo. Non è vero che fossimo tutti degli improvvisatori. Dilettanti certo ognuno aveva i suoi studi la sua professione e nessuno si sarebbe mai sognato di fare il cantante da grande, ma in ogni canzone si metteva studio musicale e attenzione crescente al punto che (ne sono testimone) ricevemmo anche delle offerte economiche per alcune nostre musiche e alcune degli ZPM. Certo avrebbe potuto anche diventare un business se ci fossimo chiamati Guccini o Vecchioni. Gli Amici del Vento per esempio, hanno venduto oltre cinquemila cassette (tutte quelle prodotte) ma è facile ipotizzare che oltre ventimila sono i cloni messi in circolazione, e ancora oggi esse vengono duplicate clandestinamente e vendute, speriamo che almeno i ricavi servano alla Causa. I primi anni '80 segnano il progressivo calo della tensionalità, diminuiscono i concerto, i cantantautori e anche la produzione di nuove canzoni. Anche i temi cambiano Qualcuno come Di Fiò tenta la strada del professionismo ma generalmente tutti rientrano alle proprio occupazioni, un concerto ogni tanto, così per ritrovarsi. Unico exploit quello di Roberto Menia e dei camerati triestini che incidono su LP le migliori canzoni di vari gruppi e qualche vecchio inno. Mario Bortoluzzi riforma la Nuova Compagnia dell'Anello e pubblica un 33 giri "Terra di Thule"
Nel Dicembre 1984 muore Carlo Venturino e con lui gli Amici del Vento. Due anni e mezzo dopo, suo fratello Marco tiene un concerto a Milano, Ha subito un grave incidente alla mano ma ha trovato il coraggio per riprendere a suonare e soprattutto a scrivere nuove canzoni che sono già un bilancio degli anni '70 un invito a nuovi temi a nuove riflessioni. Il suo esempio è trascinante per Mario Luppi e Paolo Scaravelli degli ZPM che sono in sala. Anche loro riprendono a trovarsi, a provare, a suonare. Un anno dopo si inaugura a Verona una strada dedicata a Sergio Ramelli, il concerto di ZPM e Marco Venturino sancisce forse una nuova stagione forse una nuova stagione della musica alternativa, emblematicamente sottolineata anceh dalla continuità della Compagnia dell'Anello che con un concerto dedicato ad Almerigo Grilz a Trieste, registrato dal vivo, diffonde la sua terza incisione su cassetta. Ora però sta uscendo la terza cassetta anche degli ZPM che presenteranno Sabato 9 settembre a Nerolandia per la prima volta le loro nuove canzoni. Le richieste di concerti si moltiplicano come le Feste Tricolori e ci sono sempre più giovani che hanno oggi 16 o 18 anni che vogliono cantare e che ereditano il nostro patrimonio come noi ereditammo quello della Rsi. I tempi sono diversi ma, ritornando al tema iniziale, si canta quando si crede, quando si ha voglia di lottare, e se si ha nuovamente voglia di cantare vuol dire che una nuova generazione è pronta per superare le beghe interne, le bagatelle democratiche, le risse per le poltrone, che vuole battere il conformismo, il materialismo e il partitismo. Almeno così mi auguro e se ciò fosse vero, significherebbe che quello che abbiamo fatto, detto e cantato in quegli anni avrà avuto un senso