Rassegna Stampa

Cantando con la destra nel cuore

Testata: CANDIDO

Data:12 gennaio 1978
Autore: Guido Giraudo
Tipologia: Reportage concerto

Locazione in archivio

Stato:Smontato originale
Locazione: ASMA,RS2-0003,48

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La tournée spagnola degli Amici del Vento
corrispondenza di GUIDO GIRAUDO

Improvvisamente dal finestrino del taxi scorgiamo frotte di giovani sui marciapiedi poi ad ogni angolo di strada gruppetti di ragazzi, cinque o sei , in camicia blu e basco rosso che distribuiscono volantini. "Questa volta ci siamo" E’ il primo commento improntato ad ottimismo da parecchie ore a quelle parte. Arrivati la sera prima con sei ore di ritardo a causa della nebbia, non avevamo trovato nessuno ad attenderci all’aeroporto. Inutili erano stati anche i tentativi di metterci in contatto telefonico con gli organizzatori. Decisamente la nostra prima tournée all’estero iniziava sotto cattivi auspici. Così alle undici di sera abbiamo cercato un albergo affidandoci ad un autista di taxi che scambiandoci per ricchi figli di papà ci aveva sbarcato in uno dei migliori Hotel di Madrid. Al mattino era domenica 18, abbiamo ancora cercato il contatto telefonico, inutilmente, dopo di che sono incominciati gli interrogativi pericolosi tipo "Ma sei sicuro Guido di aver capito giusto? Era proprio oggi che dovevamo venire in Spagna?" oppure " Per me è uno scherzo, figurati si vogliono proprio noi per un festival internazionale!" In effetti tutto si era svolto con la rapidità di un fulmine, una telefonata da Roma il mercoledì una conferma di venerdì corri a comprare i biglietti e a cambiare la valuta e poi sabato in aereo. Ma ora tutto si risolve, abbiamo cercato la sede di Fuerza Nueva, il movimento che organizza il festival, e da lì ci hanno mandato direttamente in teatro. Teatro Monumental, il nome basta già per intimidirci, la folla presente compie il resto dell’opera. Circa duemila e cinquecento persone dentro e almeno un altro migliaio fuori nella piazza che seguono lo spettacolo attraverso gli altoparlanti. Veniamo affidati alla cortesia di una simpaticissima ragazza che funge da traduttrice e da padrona di casa, dal nome tanto semplice quanto musicale, Sol. Lo spettacolo come precisa il depliant, è organizzato per raccogliere fondi a favore degli orfani delle forze dell’ordine vittime del terrorismo. Tutti gli artisti e le personalità dello spettacolo e dello sport che sono intervenute lo hanno fatto gratuitamente. Ed ecco succedersi sul palcoscenico cantanti ballerini, solisti, campioni dello sport. Vi è anche un complesso di ragazzine di una scuola religiosa dirette da una suora. Poi comici, imitatori, ballerine di flamenco, artisti cileni, nordamericani, giapponesi, francesi, argentini.
Nell’intervallo vengono estratti a sorte degli abiti confezionati da sarti molto noti in Spagna e che vengono presentati da Miss Spagna e Miss Europa, vi è anche un’asta semi seria in cui vengono poste in vendita cravatte con lo stemma della Falange o dei paracadutisti e anche i guantoni di Dum Pacheco aspirante campione europeo dei medi. Una delle cravatte viene comprata dal leader di Fuerza Nueva, Blas Pinar il quale provvede immediatamente a mettere all’asta la sua. La competizione si accende e le cifre salgono, si è partiti da diecimila lire e si arriva a un milione e mezzo, tra gli applausi dei presenti. Ricomincia lo spettacolo. Noi ce lo godiamo in prima fila come se non toccasse a noi salire su quel palcoscenico. Il panico ha lasciato il posto alla lucida coscienza di essere lì come rappresentanti di tutto un popolo, di tutta una parte politica, l’unica sana della nostra nazione. Ci sentiamo molto coinvolti dal fatto di essere gli unici italiani, e per giunta molto attesi. Le nostre canzoni sono giunte laggiù, chissà come, e sono state tradotte proprio dalla nostra cortesissima hostess, Sol. Ecco che sale sul palcoscenico un ragazzino con una immensa chitarra. Dalle prime note riconosciamo la canzone ma sì, è “La ballata del compagno” accidenti che applausi. Lo spettacolo volge al termine, sono ormai più di quattro ore che va avanti, noi siamo gli ultimi. Ora siamo dietro le quinte, non c’ero mai stato, dobbiamo giocarci il nostro tempo su tre canzoni scegliamo “Nel suo nome” scritta quando morì Mantakas e dedicata ai caduti contro il comunismo. “Fior tra i capelli” la storia di un amore nato tra il filo spinato del Gulag, per introdurre il discorso della repressione in Italia e conclusione con “Canto di galera” appunto per i camerati carcerati. Siamo sul palcoscenico, il sangue si blocca, il riflettore che ti cerca ti inquadra, ti segue. Il boato della folla, i microfoni. Ne afferro uno, saluto in italiano un ragazzo traduce. E’ il saluto della destra italiana quello che ho portato a quell’immensa e calorosissima platea, della destra giovane e decisa a sopravvivere: perseguitata, martoriata ma ancora in piedi. Spiego le canzoni, si sente il primo accordo ed è un improvviso silenzio. Poi, quando la voce di Carlo si spegne, scoppiano gli applausi, ci sentiamo commossi. Lo dico ai microfoni, ed è vero, quaranta anni prima, proprio quel giorno, il nonno di Carlo e di Marco entrava in Madrid al fianco del Generalissimo Franco con le truppe di volontari italiani. Ora sono tutti in piedi, lo sento più che vederlo. Ci sono applausi, grida, saluti. Inizia con difficoltà in quel clima ormai surriscaldato, la seconda canzone. E’ ora la dolcissima voce di Cristina che riporta il silenzio e l’ammirazione. Ancora applausi, parlo ora dei quattrocento camerati rinchiusi per motivi politici nelle carceri del regime, parlo della persecuzione contro la destra, della clandestinità, degli agguati della repressione. Carlo, ricomincia a cantare. Questa canzone, una delle più recenti, è forse una delle più belle in assoluto, lo decreta anche il pubblico che applaude a scena aperta. Non vorremmo andarcene ci chiamano, gridano “Italia, Italia” sono tutti in piedi. Facciamo un passo avanti, c’inchiniamo e poi c’inchiodiamo anche noi nel saluto gridando “Arriba Espana, Arriba Italia” Dietro le quinte ci abbracciamo siamo e sono commossi, intanto la platea in coro intona “Cara al sol” l’inno alla Falange, ci uniamo anche noi al coro. Siamo ancora un po’ imbambolati quando ci conducono fuori dal teatro, c’è ancora gente, ci si stringe intorno, ci salutano, ci parlano, ci accerchiano, ci trascinano via, intervengono persino alcuni giovani in camicia blu del servizio d’ordine e ci caricano su di un taxi fino alla sede di Fuerza Nueva. Qui altri giovani (quanti ce ne sono nelle fila della destra spagnola!) ci si fanno attorno “Los hombres italianos” ci chiamano. Vogliono sapere tutto della nostra situazione, dei nostri camerati in galera, della nostra vita, delle nostre canzoni. Sol ha il suo da fare a tradurre per tutti. Poi i dirigenti di F.N. ci portano a mangiare qualche cosa. Nel pomeriggio siamo ospiti del dirigente del settore giovanile il quale ci conduce a casa sua per farci conoscere la moglie che è la figlia di Leon Degrelle, il capo del Rexismo belga. La sera, a cena con il dirigente del settore estero, l’avvocato Munoz Perea, parliamo della situazione della Spagna. Anche loro non stanno molto bene. Ma il problema più grave non sono certo i comunisti, pochi e scalcagnati, ma il governo centrista di Soarez e di Juan Carlos. Sono i più pericolosi che stanno facendo di tutto contro la destra. Proibiscono le manifestazioni hanno messo fuori legge la camicia azzurra con il simbolo della falange che solo fino a pochi anni fa, quando Franco era vivo, era il simbolo di riconoscimento comune, direi addirittura quotidiano. Hanno tentato di ostacolare in ogni modo la manifestazione del 20 novembre in memoria di Franco che ha raccolto, nonostante la pioggia e il freddo, quasi un milione di persone nella Plaza de Oriente. Anche là sono incominciate le provocazioni e le persecuzioni della polizia, i pestaggi impuniti, le campagne di stampa antifasciste. Il governo ha vietato ai militari di intervenire nelle manifestazioni definite di destra e quindi, anche alle manifestazioni patriottiche o commemorative. Insomma nulla cambia sotto il sole, lascia il governo ad un democristiano e questo, subito, ti porterà un comunista. Un triste discorso che non ha però turbato la gioia per una manifestazione riuscitissima, per una giornata indimenticabile, per mille ricordi e mille immagini che la sera stessa già si affollavano nelle nostre teste, impedendoci di prendere sonno. Il mattino dopo di nuovo in aeroporto, di nuovo fermi per la nebbia a Milano, di nuovo in viaggio verso l’inferno di tutti i giorni. Abbiamo preso una boccata d’aria, ora torniamo a infilare la testa nella m.. E’ il destino nostro, al quale non ci sottraiamo, ma cerchiamo di opporci e l’aver incontrato altra gente che, in Europa e nel mondo, come noi ci si oppone con la stessa energia, ci ha ridato la forza.
Coraggio dunque. ARRIBA ESPANA, ARRIBA ITALIA
GUIDO GIRAUDO


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