Ciao Michele e Grazie
Testata: IL GIORNALE D'ITALIA (online)
Data:19 settembre 2013Autore: Cristina Di Giorgi
Tipologia: Specifico
Locazione in archivio
Stato:Pdf Rivista completaLocazione: ASDI-Archivio digitale RS,Il Giornale d'Italia,IlGiornaledItalia_20130919
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Se n’è andato un altro pezzo di storia, di quella parte più bella e più vera della destra. Fu uno dei primi, Michele, a mettere mano alla chitarra e a cantare il sociale e la politica. Lo ha fatto sempre a modo suo, con quella voce particolare, insolita, che riconosceresti tra mille. Ha raccontato il suo tempo sin dagli anni Settanta, con le sue le contraddizioni, le battaglie sociali, la vita dei giovani d’area. Ha ricordato i fratelli uccisi. Ha comunicato le sue emozioni e le sue Idee attraverso la sua arte, la sua voce, il suo cuore.
La sua prima cassetta, autoprodotta, uscì nel 1977: Seveso e no si intitolava. Nel 1978 diede vita al suo primo LP, Ad un passo dal cielo c’è, e nel 1979 al secondo, Cervello. Che arriva tra i primi in una manifestazione canora organizzata dalle radio libere di tutta Italia. Tenace e determinato, Michele rifiutò una proposta della RCA perché non volle cambiare le parole di una canzone. Era sua, pensata e voluta così. Nessuna censura, nessun compromesso: “avere coraggio, in musica, significa rifiutare di far mettere le mani sporche nei propri testi” diceva Michele in un’intervista.
Nel 1980, con il suo primo 45 giri dal titolo Rock, inaugurò La Mosca Bianca, il primo tentativo di dare vita ad un circuito alternativo musicale professionale. Un’etichetta musicale, un network, un giornale. Il primo numero venne distribuito alla fine di quell'anno. L'idea era quella di offrire un servizio ad un mondo, quello della musica alternativa, che si sforzava di emergere tra mille difficoltà, boicottaggi, indifferenza. Nel 1981 registrò il suo terzo LP, “Cavalcare la tigre”. L’ultimo.
Michele Logiurato (questo il suo vero nome), nella vita, era anche grafico, imprenditore, commerciante, esperto di medicina alternativa, comunicatore. Un uomo dall’ingegno multiforme, generoso e appassionato. Il suo cuore affaticato ha smesso di battere all’improvviso sabato scorso, mentre era in compagnia dell’inseparabile moglie Fiorenza (da cui il nome d’arte Michele Di Fio’). Lascia anche due figlie, Debora e Valentina.
Nato a San Costanzo (Pesaro), in gioventù era stato attivista del MSI, partito per il quale si era sempre speso con abnegazione, ricevendo però scarsi riconoscimenti “ufficiali”(che peraltro non aveva mai cercato). Una militanza, la sua, che Michele mise da parte nei primi anni ’80, ma che non abbandonò mai del tutto. Nel 1995, dopo 13 anni di inattività musicale, fece un’apparizione a Rieti, alla festa del Secolo d’Italia di Alleanza Nazionale. Tante sono state le canzoni che Michele ha composto e cantato per raccontare un mondo. Vogliamo salutarlo con i versi che lui dedicò ad Alberto Giaquinto nella canzone Italia: “oggi è morto un fratello, domani saremo più forti”. Ciao Michele. E grazie.