Rassegna Stampa

Guerzoni (Legittima Offesa): «Noi, patrioti senza patria»

Testata: LETTERA 43

Data:11 settembre 2013

Tipologia: Intervista

Locazione in archivio

Stato:Solo testo
Locazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Lettera 43,Lettera 43 2013-09-11

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Cantano la violenza. E definiscono bigotta la sinistra. Parla la band più provocatoria d'Italia. In prima linea al Festival Boreal.
Si autodefiniscono una skinhead band. Né di destra, né di sinistra. Ma patriottica e anti-sistema, questo sì.
Fautori di un punk-rock estremo, tanto nelle musiche quanto nei testi, i Legittima Offesa sono nati a Bologna nel 1998.
Dopo un turbolento decennio di attività, caratterizzato da diversi cambi di line up, nel 2009 hanno fatto capolino - tra aspre polemiche - in una puntata della fiction televisiva targata Rai L'Ispettore Coliandro, nella parte di loro stessi.
A MILANO CON L'ULTRADESTRA EUROPEA. Ora sono stati chiamati a suonare alla seconda edizione del Festival Boreal, il discusso raduno di gruppi neofascisti, antisemiti e xenofobi in programma dal 12 al 14 settembre fuori Milano.
Alla vigilia dell'evento, Lettera43.it ha incontrato Luigi Guerzoni, fondatore e cantante della band bolognese.



DOMANDA. Che significato ha per voi il Festival Boreal?
RISPOSTA. Noi ci esibiamo dove ci permettono di suonare liberamente la nostra musica e dire quello che vogliamo: se a queste condizioni ci avessero chiamato alla Festa dell’Unità saremmo andati anche lì.
D. Vuole dire che gli ambienti di sinistra limitano la libertà d'espressione?
R. Gli ambienti di sinistra sono intolleranti e bigotti. Seguono le imposizioni dettate dal sistema bancario e consumista, che vuole i popoli soggiogati e privi di coscienze individuali. E che ancora meno può tollerare una coscienza nazionale patriottica e antimondialista.
D. Ma quale messaggio volete portare al Festival?
R. Da tempo volevamo dedicare un concerto al popolo siriano e al governo russo che lo difende in nome della libertà e della verità: abbiamo esposto questa condizione agli organizzatori del Boreal, che l’hanno accettata. Anzi, l’hanno condivisa.
D. Il sindaco Giuliano Pisapia ha definito il Boreal uno «sfregio» a Milano. Cosa risponde?
R. Pisapia è pagato per fare questo, per parlare di cose insignificanti distraendo l’opinione pubblica dai veri problemi di Milano che non è in grado di risolvere.
D. Nella prima edizione del Festival, il leader del gruppo ungherese Hvim ha elogiato Hitler.
R. Non ci vedo niente di male se una persona esprime un suo libero pensiero, qualsiasi esso sia. Poi uno può condividere o meno.
D. E lei lo condivide?
R. Hitler era morto da 30 anni quando io sono nato, non veniva allo stadio con me e non gli ho mai parlato davanti a una birra. Quello che so di lui l’ho letto sui libri, e io leggo molto poco. Comunque non capisco questo indignarsi davanti a un apprezzamento per Hitler.
D. Proprio una brava persona non era...
R. La storia è piena di dittatori che hanno fatto cose ben peggiori, ma nessuno si indigna e nessuno ne parla.
D. Ma quali sono i vostri punti di riferimento ideologici?
R. Io sono cresciuto per strada, a 13 anni scappavo dalla finestra di casa e tornavo la mattina. Non ho mai amato pensatori, predicatori o professori. I miei miti erano gli amici della mia gang, che erano pronti a sacrificare la loro vita per me, come io per loro.
D. Alcuni testi dei Legittima Offesa sembrano istigare a un comportamento violento.
R. È un’incomprensione molto comune e forse anche un po’ provocatoriamente voluta, ma in realtà noi non istighiamo alla violenza.
D. E che cosa fate?
R. Noi combattiamo la violenza del sistema e sosteniamo moralmente quei ragazzi che usano la violenza per difendersi perché non hanno o non conoscono altri metodi di difesa.
D. Allora non istigate, ma giustificate la violenza...
R. Noi siamo dalla parte dei ragazzi di strada che vengono aggrediti e discriminati dal sistema. Siamo i figli rinnegati di una nazione che amiamo ma che è governata da una feccia di corrotti e infami che vede in noi i suoi principali nemici. O che forse semplicemente ci odia perché ci invidia.
D. Si stava meglio ai tempi del fascismo?
R. Noi non siamo nostalgici e non ci interessiamo particolarmente di fatti storici: se si ascoltano le nostre canzoni, non si troveranno mai riferimenti storici.
D. Eppure in Onore e gloria sembrate rimpiangere la Repubblica di Salò...
R. Usiamo i 600 giorni della Repubblica Sociale come esempio, ma in realtà la canzone parla di onore e di gloria, di chi preferisce vivere e morire con onore contro chi vive solo di infamia e prepotenza.
D. Pensa questo dei volontari che aderirono alla Repubblica di Salò?
R. Erano prima di tutto italiani, molti di loro non erano nemmeno fascisti. Non accettarono il tradimento e la svendita della nostra nazione a chi fino al giorno prima era nostro nemico, bombardava le nostre città, stuprava le nostre donne. Poi si è visto come è andata a finire.
D. Come? Ce lo dica lei.
R. Dopo 70 anni siamo di fatto ancora una colonia americana. Ovviamente questa è la mia visione dei fatti, sicuramente c’è chi non sarà d’accordo con me.
D. Sembra una visione particolarmente nazionalista.
R. Io sono cresciuto in ambienti di sinistra e dai 18 anni in poi in ambienti nazionalisti. Ho potuto ascoltare entrambe le versioni e ritengo che da entrambe le parti ognuno tiri acqua al suo mulino.
D. Quindi come si schiera politicamente?
R. Ho scelto di stare con i nazionalisti e i patrioti, siano essi di destra o di sinistra, o come nel mio caso né di destra né di sinistra, ma semplicemente italiani.
D. Spacca tutto, il vostro ultimo brano, si scaglia contro le ingiustizie della società attuale: cosa c'è che non va?
R. Spacca tutto è dedicata a tutti gli italiani caduti sul lavoro. Parla di un padre di famiglia che si spacca le mani in cantiere per poter mantenere il figlio, con uno stipendio infame, 1.000 euro al mese, e in cantiere sfoga la sua rabbia e le sue ansie demolendo muri.
D. Quei muri sono una metafora?
R. Sono i muri dell’ipocrisia, dell’ingiustizia, dello sfruttamento, i muri di una vita infame. Luca spacca tutto per sfamare suo figlio e la sua famiglia, sa che non ha un futuro all’orizzonte, sa che rischia di morirci in quel cantiere. Ma non sa cos’altro fare. A lui e a tutti quelli come lui va il nostro rispetto.


Mercoledì, 11 Settembre 2013


Gruppi citati

LEGITTIMA OFFESA

Concerti:

FESTIVAL BOERAL SECOND EDITION