I fascisti non devono… cantare
Testata: IL FONDO
Data:28 gennaio 2011Autore: M. R.
Tipologia: Pre concerto
Locazione in archivio
Stato:Solo testoLocazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Il Fondo,Il Fondo 2011-01-28
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Sassuolo, 28 gennaio 2011 – Un concerto annunciato, anzi: due. Il primo è quello della Compagnia dell’Anello, gruppo storico d’area che si esibirà (dovrebbe esibirsi…) domani nella città emiliana. Il secondo è quello della compagnia cantante in servizio antifascista permanente effettivo.
La decisione del comune emiliano di patrocinare il concerto della Compagnia dell’Anello ha scatenato e sta scatenando gli arnesi residuali dell’antifascismo militante nell’esercizio che, da sempre, gli riesce meglio: la repressione e la censura.
Un primo risultato l’hanno già ottenuto: il concerto originariamente previsto al teatro “Pierangelo Bertoli” è stato dirottato in una discoteca. Non paghi, continuano a lanciare anatemi e a minacciare sfracelli qualora l’evento avesse comunque luogo.
Deliranti le motivazioni della levata di scudi. Spicca, in tal senso e sopra tutti, la dichiarazione della locale federazione del partito della rifondazione comunista che trascriviamo:
«Condanniamo con sdegno la scelta del Comune di Sassuolo di concedere per sabato 29 gennaio il patrocinio dell’Amministrazione comunale e l’utilizzo dell’Auditorium “Pierangelo Bertoli” per il concerto della Compagnia dell’anello, un gruppo musicale di ispirazione fascista. Mentre in tutta Italia si celebra la giornata della memoria delle vittime della Shoa, il Comune di Sassuolo oltraggia questa ricorrenza dando spazio a musica fascista. Ci uniamo alla disapprovazione e allo sdegno espresso dall’Anpi per la scelta del Comune di Sassuolo, e chiediamo al Sindaco Caselli di annullare l’esibizione musicale del gruppo di estrema destra. Solo in questo modo potrebbe, almeno in parte, rimediare all’oltraggiosa iniziativa sostenuta dal suo Comune».
Cosa abbia a che vedere La Compagnia dell’Anello con la Shoa e/o con il suo eventuale oltraggio, resta difficile da capire. Basterebbe leggere i testi delle loro canzoni per sfidare chiunque a rinvenire un solo verso ispirato all’odio razziale o all’intolleranza religiosa.
Quello che agisce, evidentemente, è il solare pregiudizio per cui chi viene da una certa storia non ha diritto di parlare e, tanto meno, cantare. Già respirare è una gentile concessione.
Se non è razzismo antropologico questo, allora qualcuno dovrebbe spiegarmi cos’è il razzismo.
Non sappiamo come andranno le cose domani. Di solito, can che abbaia non morde e, molto probabilmente, il tutto si svolgerà in un clima di sufficiente serenità. Però, riferiremo…
m.r.