Rassegna Stampa

nonconforme9giugno2000

Testata: NON CONFORME ONLINE

Data:3 giugno 2000
Autore: Redazione Non conforme
Tipologia: Generico

Locazione in archivio

Stato:Solo Testo
Locazione: /,/,0

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numero 9 giugno 2000


Benvenuti a nonConforme online 9, bollettino telematico di informazione sulla musica "non allineata". Ricordiamo che per essere in questa mailing list occorre un nostro invito o una vostra richiesta e che se non vi interessa ricevere più nonConforme non avete che da spedire una semplicissima lettera di disdetta a: nonconforme@... , indirizzo presso il quale potete anche inviare le vostre informazioni... Dal 21.4.2000 è partita la versione in inglese di nonConforme, ovvero BlackBanner:" a bimonthly web-letter in English all about "nice music for nice people"...number one of BlackBanner is out and it features news from Italy and Europe, reviews (Terre di Mezzo) an interview with Vae Victis etc. To subscribe you must send a blank e-mail (with no text and no subject) to: blackbanner-subscribe@egroups.com otherwhise you can contact directly blackbanner@... " i volenterosi sono perciò avvisati...


Novità discografiche italiane.....................

Disponibile da un paio di settimane il nuovo lavoro dei 270Bis "Incantesimi d'Amore".--- Sotto Fascia Semplice 3 in stampa, tenetevi allacciati alle cinture...--- Antica Tradizione accumula materiale per il secondo lavoro, probabilmente da anticiparsi con un 7"---Dario Bressan e Caio dei Peggior Amico lavorano ad un nuovo progetto top-secret --- Zetazeroalfa sta definendo la data di uscita del secondo lavoro...materiale ultra-rovente---Uscito un CDR (un demo-CD) di Onda d'Urto

Novità internazionali.........................

Nuovo Noie Werte dalla Germania---vinili dalla Francia in campo oi! per Warboots (NON il gruppo italiano ma quello francese che condivide lo dtesso immaginifico monicker) e per Guillottine (con 2 ragazze per la cronica)--- Dissident è il nome del nuovo progetto di Scott dei Fortress--- si sciolgono gli inglesi Avalon, parrebbe...---nuovo lavoro per Legion of Saint George----

Concerti....................................................................................

-03.06.00 Elendil (Francia) e Aurora a Roma (a Colle Oppio: info auror@...)

-10.06.00 Delenda Carthago, Hobbit, DDT ed Antica Tradizione a Lucca

-10.06.00 Gesta Bellica a Lipsia

-17.06.00 in veneto Celtic Warrior, Injustice Side, Block 11, Dente di Lupo

-21.06.00 Adunata Sediziosa a Varese

-15.07.00 270 Bis in Veneto

-infine tra il 29.7.00 ed il 02.08.00 nell’ambito del programma dell’Università d’Estate organizzata da Sinergie Europee ci saranno in ordine non necessariamente cronologico: Zetazeroalfa, Gesta Bellica, Francesco M., Hobbit, Camerata Mediolanense per informazioni telefonare a: 0335 80 92 052 fluxus@...

MAIALI

Tratteremo in questo modesto spazio il tema di come considerare coloro che masterizzano i CD d’area. Non vorremmo che il titolo suggerisse già qualcosa, ma andiamo avanti. Diciamo subito che c’è una questione di merito: non siamo tra gli pseudo puristi ne certo tra i sostenitori della SIAE. Se comprate un CD da classifica dal marocco penso che nessuno vi solleverà obiezioni (anzi…) e sino ad oggi anche il farsi il nastro o copiarlo di un gruppo "nostro" è stato sempre considerato un qualcosa di poco conto, penso in fondo anche giustamente. Ora l’avvento dei masterizzatori fa si che si possa accedere a delle copie su CD, e questo segna un decisivo salto di qualità, marca una differenza, per cui quello che era un piccolo e tollerabile malcostume rischia di divenire qualcosa di realmente sgradevole. Beh, un po’ di chiarezza e coscienza non guasta e pur coscienti che questo articoletto non può frenare una marea è bene stabilire qualche confine, perché a volte c’è un po’ troppa superficialità e pressappochismo su certi temi Non tutti hanno idea del costo di una produzione né del grado di sforzo impiegato dai gruppi stessi per realizzarla, a volte facendo veri salti mortali e grossi sacrifici per arrivare a prodotti finiti decenti. Qualche anima bella potrà pensare che un CD costa quanto il suo costo di fabbrica… beh poveri fessi…La continua produzione di uscite discografiche e di relativi materiali è invece fortemente onerosa e va avanti soprattutto grazie alle vendite di CD. Insomma volendo scomodare Codreanu, la musica d’area è oggi un piccolo esempio di economia legionaria, una economia che grazie a voi si mantiene sulla linea di galleggiamento, finanziando produzioni costose, post-produzioni costose, grafiche costose, siti web costosi, riviste costose, commercialisti costosi, tasse costose. Lo stesso foglio che stringete ora tra le mani è gratis (per ora…): lo pagate indirettamente acquistando i CD… Comprando i CD voi fate tutto questo. L’idea idiota che "la musica è di tutti" lasciamola tranquillamente ai compagni. Il paletto che quindi vogliamo mettere è il seguente: NO ALLA MASTERIZZAZIONE DEI CD D’AREA. Chi masterizza non merita alcuna stima, è un ladro dei nostri sogni. Ecco quindi il punto: cercate un certo tipo di musica, di CD perché vi dice qualcosa? : allora sappiate che dietro c’è sforzo, sudore, passione e fatica, voglia di crescere e affermare: potete essere della partita ed il vostro sforzo può costruire ed affermare per tutti oppure potete essere dall’altro lato della barricata, con gli altri: ma allora che lo cercate a fare questo CD? Non vi serve…

Recensioni............................

7 Muelles "¡No te cortes!" Rata ta ta tà, 2000 a cura di Torr/1

Eccoci fresco fresco il primo lavoro dei 7 Muelles, gruppo madrileno che prende il nome dal "7 molle" un modello di coltello a scatto tipico di certe regioni della Spagna (vedi copertina) caratteristico per il minaccioso suono che produce nell’aprirsi… e i suoni minacciosi " in questo Cd certo non mancano!… Il gruppo è animato da Eduardo dei Batallon De Castigo alle chitarre e Ramiro voce di Estirpe Imperial appunto alle voci. E se quindi immaginate che 7M suoni come un mix dei due gruppi avete colto nel segno! Nel rispetto dell’attuale trend musicale spagnolo possiamo qui senz’altro parlare di metal dunque, meno feroce di quello sanguinario marcato Batallon e più grezzo dei levigati Estirpe. Ottima la voce, notevole il lavoro alle chitarre con una diffusa presenza di tentazioni "maideniane, un po’ debole, soprattutto considerando il genere, la batteria che non riesce a "spaccare" laddove servirebbe… I testi sono tipicamente spagnoli con una una notevole insistenza sul tema della morte evidentemente molto caro soprattutto ai Batallon, come in "Mentiras " (alla sua terza versione, dopo quelle di EI e BDC) bella e oscura ballata di vendetta e morte o nell’immaginoso titolo de "La Muerte cabalga por Sierra Morena". Immancabili i riferimenti all’orgoglio spagnolo che raggiungono nell’opener "Hoy como ayer" punte di invidiabile epicità. E quello dell’epicità è il potenziale punto forte del gruppo che legittima la speranza in ulteriori sviluppi. Seppur non cambierà le sorti dell’umanità, "¡No te cortes!" è un buon lavoro, decisamente consigliato agli amanti del suono spagnolo.

Vae Victis "Hors-la-loi" 2000 CD, a cura di Jack Marchal

Arrieccoli! Dal settembre 1997 Vae Victis ha prodotto in tutto solo 3 pezzi dispersi su varie compilazioni. Ed ecco qui infine "Hors-la-loi" (= fuorilegge), il primo album da due anni e mezzo. Un vero album, non un assaggino, 11 titoli in tutto per circa un ora. Su tutti, diciamolo subito, la title-track "Hors la loi", il capolavoro che il RIF attendeva. Tutta l'originalità di VV è qui condensata con tutte le sue sapienti ambiguità stilistiche, il continuo oscillare tra il folk acustico ed il RAC distorto, i cambi inattesi, i passaggi ove su una ritmica quasi oi! i momenti di rabbia vocale si alternano con cori quasi disincarnati, fuori da questo mondo... Riuscita assoluta. Il testo è all'altezza: il manifesto estremo e risoluto, definitivo, il nocciolo del problema. Tutto è detto, in poche parole, niente da aggiungere o togliere: "Questo mondo non lascia scelta - schiavo o fuorilegge... Universo di guardie, polizia politica, pensiero unico...". Durante il lungo semi-silenzio, questi musicisti seri ed emozionali hanno sviluppato uno stile in cui la precisione ritmica millimetrica non nasconde che il gruppo ha avuto lontane radici oi! e che mantiene una parentela techno, uno stile impregnato da elementi folk e rock che non scade però nei consunti binari del folk-rock alla Tri Yann (facendo forse eccezione per il maestoso inno "Pas de Liberté", però talmente riuscito che non si può far altro che applaudire). L'insieme di questa pasta sonora è rafforzato dal cantante Philippe che arricchisce il reparto voci di inflessioni nuove. La fisarmonica non è più sola a fornire di tanto in tanto il suo tocco pittoresco, ora in più vi è il violino. Oltre a "Pas de Liberté" (su Vox Europa), l'album riprende altri due brani pilota apparsi su "Sur les terres du Rif", "Les Bars de Lorient" e "Vent d'Ecosse" ed anche la più antica "Clovis", ma tutti questi brani sono stati rivisti, trasposti, ottimizzati e riarrangiati, talvolta i testi stessi sono stati modificati. Benché questi brani si integrino perfettamente nel sound generale del disco, essi appaiono però come provenienti da un passato già distante anni luce, quando si poteva indossare la casacca della freschezza epica, quando era permesso avere fede nel futuro, quando era lecito sognare di raggiungere il 20% dell'elettorato, prima che i nostri "grandi uomini" divenissero microscopici... Queste sono ancora canzoni del XX secolo, risalgono alla parentesi quasi felice tra la fine del comunismo e l'inizio della globalizzazione, ormai già tanto lontana, l'epoca prima della umiliazione del Kosovo e quella dell'euro a meno di 0,90$...Fine dei sogni, abbiamo cambiato secolo. In Bretagna, i bar di Lorient non dissetano più che dei marinai disoccupati, il vento di Sud-Ovest non porta più che le macchie di idrocarburi disperse da qualche nave affondata. E' commovente il contrasto con i brani più recenti, improntati da una risoluzione tetra e dura, come "Un Monde Absurde", "Casse Sociale", "Mon Enfant", "Etre" (quattro testi iper-lavorati, da scoprire e gustare riga per riga, oltre che esempi supremi di arrangiamenti inimitabilmente Vae Victis), e ovviamente l'insuperabile "Hors-la-Loi" : < Dobbiamo ritrovare senza complessi i nostri comportamenti arcaici... Il Vecchio Continente tra il dollaro e la mezzaluna (quella islamica)… Da Parigi a Vladivostock noi saremo tutti fuori-della-legge...> -- c'è qui non di meno che un trattato di geopolitica, tutto Guillaume Faye riassunto in poche righe. Notiamo ancora come la maggior parte dei brani è stata oggetto di un ammirevole sforzo di costruzione, nel curare orizzonti sonori che sorprendono, rinfocolando l'attenzione per qualche trovata ritmica o per la combinazione dei timbri. Che lavoro! Il disco stesso è costruito in modo omotetico, si consente un isola luminosa, "Feux de la Saint Jean", un attimo di raccoglimento fuori del tempo, di reintegrazione solstiziale oltre che di sincretismo catto-pagano (il quale è senz'altro uno dei dati fondamentali di Vae Victis). Più di due anni senza un nuovo album di VV: è stata dura ma valeva la pena di aspettare.

Intervista a SFS a cura di Attila

L'ultimo lavoro di Sotto Fascia Semplice, Perseo, mi e' piaciuto molto, pur mancando (escludendo "Paura delle aquile") i riferimenti lirici epici che costituivano per me la forza maggiore del precedente Gambadilegno, abbiamo un disco molto efficace, piu' lineare, con momenti quasi da rock tradizionale italiano, ben gestito con una forza evocativa sempre presente in anni di tua produzione sotto vari moniker.


E’ vero che in Perseo mancano i "riferimenti lirici epici". Me ne sono accorto alla fine. Nell’ultima fase del missaggio. Quando il disco prendeva forma perche’ doveva prenderla per forza. E devo dirti che la sensazione un po’ mi ha spaventato. Paura delle aquile e’ l’unico pezzo da "noi collettivo".Cosi’, se con Gambadilegno mi sentivo ai margini del branco, con Perseo mi sento al di fuori. Da solo. Ma e’ stata anche una sensazione di liberta’, una personalizzazione di tutte le emozioni che hanno caratterizzato la mia vita fino a questo momento. Insomma ho voluto presentarmi da solo. In fondo e’ questo il senso di SFS. Se e’ vero che Presente e un po’ retorica, da inizio cd, i pezzi che seguono sono sempre affari miei. Io a Ventimiglia. In Perseo, io che fucilo tutti e mi autodistruggo la vita. Oppure io che mi sorbisco da solo in un bunkerino da spiaggia - con la mitragliatrice - lo sbarco in Normandia. Eccetera eccetera. Pero’ pur essendo da solo, sono certo di raccontare sensazioni, emozioni, frustrazioni con cui ognuno di noi ha dovuto fare i conti prima o poi, per davvero o per finta. E’ lo stesso. Con SFS, sono solo ma vengo dal branco. Nessuno puo’ levarmi questo marchio, o comunque la sua cicatrice.

Quale e' la differenza maggiore tra i tuoi due dischi. E' forse questa una naturale evoluzione di stile, oppure un completamento del lavoro precedente


E’ un passaggio. Una messa a fuoco. La rabbia del primo, nel secondo diventa pressione. Direzione. C’e’ una direzione, ma purtroppo la sento ancora vaga. Fumosa. Quanto mi piacerebbe fare un disco solido, un pezzo di acciaio. Lucido, diritto. Veramente lineare. Coerente. Sicuro. Invece mi sento sempre zoppicante, anche se meno del gambadilegno del primo cd. Quando nelle recensioni parlano di "varieta’ di stili", di "lavoro eclettico", loro lo intendono positivamente. Io invece mi incazzo. Quindi non so se Perseo e’ veramente un completamento. Diciamo che e’ la seconda puntata. Dopo un notevole sforzo di disciplina (che purtroppo forse ancora non si vede).

Ma come nasce e come si e' evoluto il progetto SOTTO FASCIA SEMPLICE in tutti questi anni. Se non erro realizzasti delle cassette (1987, cassette non ufficiali. NDR) anni fa sotto lo stesso pseudonimo e anche se le sonorità erano abbastanza diverse gli intenti, sia verbali che musicali erano simili.


Sotto Fascia Semplice e’ stato forse il mio primo gruppo in italiano. Parliamo del 1985 o giu’ di li’. Prima suonavo in un paio gruppetti punk, sempre in inglese. Ma la mia fissazione del basso elettrico ha fatto si’ che tutt’a un tratto ecco che invento questo gruppo fantasma solo bassi e batteria. Canzoni lunghissime, solo bassi, distorti e non. La vocina roca perennemente incazzata contro tutto e tutti. Temi semplici e banali: droga, rivoluzione, botte a destra e sinistra. Insomma roba da darsi le martellate per farla smettere...ma immagino che un paio di pezzi, poi ripresi da Intolleranza, valevano qualcosa.

Ma in origine SFS era un gruppo o sbaglio?


Si e no. Mai suonato dal vivo. Io e un batterista. Qualche amico urlante qui e li’.

Come mai e' diventato questo monumento al trio individuo?


Be’ visto che quel giardinetto era il mio giardinetto personale, potevo metterci un bel monumento a me stesso, nella migliore tradizione egocentrica e presuntuosa.... Ma in verità non e’ un monumento, e’ una cassetta di legno su cui posso alzarmi in piedi e gridare quello che mi pare...

Ci sarà possibilità che SFS torni un gruppo vero e proprio e che suoni dal vivo?


Magari! In fondo non e’ difficile, e non ti nascondo che conto di provarci. Dammi un altro annetto. Se riesco a finire il terzo cd, e se viene bene accettato, stai pur sicuro che voglio suonare dal vivo. Adoro suonare dal vivo. SFS sul palco sono cinque persone: cantante, chitarra-voce, seconda chitarra, basso, tastiera-sequencer, batteria. E decine di bandiere nere...

Mi dicono faville del terzo lavoro, che sarà radicalmente diverso a livello sonoro, addirittura mi dicono parti marziali e momenti da gruppi neofolk/industrial. Quanto c’è di vero?


Senti, mi trovi in un momento difficile. Ho già più o meno registrato cinque pezzi del cd, ma adesso mi sono fermato. (NDR: ad oggi il lavoro è finito ed in stampa) Forse perché ho cambiato casa, e rimontare lo studio e’ stato un vero bordello. Ma il fatto e’ che sto cercando qualcosa, e devo ancora capire cos’è. Si, dei primi pezzi sono molto soddisfatto. Ma devo adesso fare qualcosa di più, per farli stare in piedi bene in un unico lavoro. Devi capire che finora ho registrato ogni cd come se fosse stato l’ultimo. Da Intolleranza in poi, ho sempre fatto cosi’. Come se poi dovessi accartocciarmi e scomparire, lasciando solo una decina di pezzi per spiegare tutto. E finora quello che ho registrato non basta. E’ solo un aspetto, una faccia della medaglia. Quello che voglio e’ un disco che sia veramente viscerale. Voglio un distillato di atmosfere. Prima hai parlato di "forza evocativa". Be’ a mio avviso creare queste atmosfere e’ l’unica cosa che io so fare con la musica. Melodicamente lo so che sono una sega. La voce...beh insomma sai che cosa mi dicono di solito. Ma invece le atmosfere sento che riesco a crearle. Mica sempre. Ma ce l’avrò fatta in qualche pezzo sparso. In fondo anche in Perseo.

Perché Perseo? Cosa rappresenta l’oscura ma bella copertina? Cosa significa il bel testo?


Nel personaggio Perseo c’è quel momento in cui si tronca, si spezza. La copertina come hai visto e’ una spada. Offerta da una divinità. Poi quando apri il cd ecco la scena madre: Perseo ha appena tagliato la testa alla medusa. E’ ancora terrorizzato e disgustato, le vipere che formano la chioma della gorgone gli mordono il polso. Ha vinto, ha usato la spada. Ha osato tagliare. Il senso della copertina e’ questo: ecco la tua spada. Adesso usala. Il simbolismo e’ ampio. E quindi ognuno di noi ci si può riconoscere. Personalmente la preparazione ha coinciso nella mia vita con un momento in cui mi sono completamente buttato nella scherma, con una disciplina ed una volontà che non sapevo di avere. Ma a mio avviso i risultati di questo impegno soprattutto fisico si vedranno molto di più nel terzo cd.

Qual'è la tua GORGONE?


La paura. La paura della solitudine. Del falso conflitto. La paura di essere sempre travisato, male interpretato. Questa paura in passato mi ha spinto ad assumere atteggiamenti da rompicoglioni anche quando non erano veri, sentiti e sinceri. E mi ha fatto accumulare nemici, rogne, e sensi di colpa, e incomprensioni, e quindi rabbia, e quindi altre rogne. Quindi poi si arriva - per forza, e controvoglia - al momento in cui e’ necessaria la catarsi, il taglio, il bagno di sangue. La fucilazione generale. La sofferenza purificatrice. Ed ecco Perseo. Ma dopo tutto questo sangue, l’importante e’ non ricascarci. Insomma la mia gorgone la voglio morta. Decapitata. Per sempre.

Automito e' una parola che echeggia molto speso in entrambe i CD, l'esperienza passata personale , non sempre decifrabile da chi non conosce in parte la tua storia, sicuramente può attrarre l’ascoltatore al "colorato" mondi di SFS, ma allo stessi tempo può lasciare grossi punti di domanda al più distratto. Come mai questa esposizione del tuo privato? Voglia di raccontare o soltanto espressione pura dell'essere anche quando non legati strettamente all'ideologia?


Pensa che ho sentito che certe persone hanno preso sul serio il titolo "automito", pensando: "ma chi si crede di essere?". Peccato. L’automito per me va proprio nella direzione opposta. E’ il punto in cui mi domando chi diavolo sto impersonando. Quanto durerà la mia maschera? Non parlo delle maschere degli altri. Di quelle me ne frego. Ognuno faccia per se’. Parlo della mia. Non sono più disposto a gridare slogan in cui magari non credo, solo perché cosi’ mi sembra di appartenere a un gruppo di duri. Credo di aver imparato che la forza che molti di noi hanno non e’ la durezza, e’ la sensibilita’. Nel mio caso e’ quella sensibilità che mi fa venire la rabbia e il voltastomaco quando vedo combat film e mi fa scrivere Alla Prossima... o quando vedo le foto dei giovani lupi mannari impiccati a Berlino e mi fa scrivere Werwolf. La nostra forza non e’ nella durezza e nella spietatezza. La nostra forza e’ il contrario di tutto questo: e’ la coscienza di avere un cuore, una sensibilità, una passione. Un ideale, come si diceva in passato. Guardiamo le foto dei nostri "eroi" degli anni settanta, dei camerati uccisi. Non sono mica degli Shwarzenegger anabolizzati con facce truci e mascelle d’acciaio. Sono giovani ragazzi, spesso magrolini, a volte con gli occhiali. Eccoli, sono nelle foto in bianco e nero, e quelle delle manifestazioni degli anni 50, 60, 70. Sono questi giovani ragazzi i nostri esempi, perché il coraggio e’ fatto di emozioni, non di durezza e di forza bruta. Io voglio concentrarmi su quelle emozioni. Sulle emozioni che sono alla base delle scelte coraggiose. Voglio sentirle, perché voglio raccontarle. Siccome per raccontarle devo viverle, per forza ecco che diventa uno sforzo personale. Ma mica sono io l’eroe: io sono costretto a raccontare me stesso perché sono il mio unico metro di paragone. Voglio lanciare un messaggio agli altri che sentono quello che sento, e per farlo devo espormi. Parlare di me. Solo cosi’ potrò dare a chi ascolta la prova della mia sincerità. E’ una questione di fiducia. Non potrei mai farlo se mi mantenessi sull’ideologia. L’ideologia e’ un fatto oggettivo. Non e’ lei ad unire le persone.

Pensi che le situazioni da "Taverna del cervo bianco" siano ancora cosi' tante? Come uscirne?


Sinceramente no, non penso che siamo più in queste condizioni. Ma a mio avviso sta succedendo qualcosa di peggio. Spero di sbagliarmi, ma ho l’impressione che la frammentazione dell’area stia assumendo forme ultra aggressive, da guerra civile. Se e’ vero che - come in tutte i gruppi umani - quando si sente la pressione esterna si comincia a dare la caccia all’untore, al traditore o al disfattista, e’ anche vero che bisognerebbe anche cercare di non ripetere come automi gli errori del passato. Intendo il passato in senso generale: la Storia. A mio avviso occorrerebbe dare delle regole a questa guerra civile, anche se la guerra civile e’ uno schifo proprio perché non ha regole. Ma bisogna misurare il tipo di scontro che si può avere tra "camerati". Non e’ possibile infierire su gente di area, e mostrarsi invece sempre pronti al compromesso con tutto l’esterno. E’ un modo malato, psicopatico, di intendere la militanza politica. E’ facile colpire il camerata "nemico", perché lo si conosce, si sa "quanto conta", e chi lo protegge...il nemico esterno invece fa sempre più paura, perché in qualche misura e’ sconosciuto. Vorrei davvero che questa semplice realtà oggettiva bastasse ad impedire azioni spregiudicate all’interno di un’area già abbastanza minacciata dall’esterno.

Quali sono i tuoi rapporti attivi con PERIMETRO?


Sono molto fiero di essere uno dei soci fondatori del Perimetro. E mi ritengo fortunato, perché ancora adesso mi ci riconosco quasi perfettamente. La teoria del Perimetro, dell’avamposto perduto, dei legionari "isolati" che da anni non ricevono più notizie o istruzioni da Roma, e che si affidano quindi a pochi semplici principi-base che hanno imparato quando si sono arruolati, mi coinvolge molto. Eccoci qua nella torretta, sicuri dei nostri tre-quattro valori-chiave, ma felici di avere a che fare e di confrontarci con gli strani personaggi che popolano i grandi spazi oltre il muro. Guardiamo fuori, al di la’. Oltre. E non per questo rinunciamo alla nostra identità. Anzi, la presentiamo a loro, al di fuori del perimetro, il meglio possibile. Che bisogno c’è di presentarcela tra di noi. Sono gli altri che devono conoscerci e capirci. Noi ci conosciamo già.

Ho notato che il tuo approccio a certe tematiche ,anche alte, non sembra confondere l'antimodernismo (in senso filosofico e magari si'evoliano) con l'antitecnologico che infesta parecchio certe situazioni d'area estremamente conservatrici, spesso vicine anche ad atteggiamenti da "mito del buon selvaggio" di un certo tipo di pensiero progressista. Ho visto bene? Quale e' la tua visione de l rapporto uomo/tecnologia?


Altro che approccio, io sono completamente schierato a favore della tecnologia, dello stile moderno, dell’avanguardia, del design, dell’elettronica, e chi più ne ha piu’ ne metta. A mio avviso, cosi’ come il rapporto stretto tra uomo, invenzione e tecnologia e’ alla base della civiltà, il rifiuto della tecnologia e della modernità e’ alla base della barbarie. Personalmente non penso nemmeno che valga la pena di discutere troppo su questo punto, ma naturalmente liberissimi tutti di pensare quello che gli pare.

Cosa e' cambiato, cosa vedi e cosa cambieresti ancora dell'attuale situazione della musica d'area?


Secondo me non sarebbe male se alcuni dei "nostri" gruppi che suonano dal vivo, e penso soprattutto a realtà attuali con moltissimo potenziale di immagine e di slancio, come Zetazeroalfa ad esempio, cominciassero ad introdurre sul palco o in studio un deejay o comunque qualcuno che utilizzi campionatore e sequencer, e programmi la batteria elettronica, anche dal vivo. Il risultato e’ garantito: potenza pura. E’ come quando eravamo ragazzini e montavamo il settantacinque (o il novantuno?) sulla vespetta. Tutta un’altra cosa. Insomma che fanno in giro tutti questi deejay? Ormai sanno preparare una base di tecno da paura in cinque minuti sul computer? Basterebbe fare uno più uno, e da un momento all’altro avremmo un’intera scuderia di veri e propri gruppi d’assalto. Con una crescita esponenziale in termini di pubblico. Forse mi sbaglio, ma io ci scommetterei. Anzi a mio avviso sono proprio quelli come te che dovrebbero contribuire a spargere la voce. A porre il problema. A mettere insieme le teste. Che ne pensi? Non potrebbe crearsi cosi’ uno nostro stile nuovo, d’avanguardia? Altro che alternativo... ultranazionaltecnorivoluzionario!

AVANGUARDIA, gruppo di ricognizione/d'assalto, ma anche un gruppo di persone che osa arrivando dove nessuno è mai stato, non solo militarmente. Futurismo , e altre forme d'arte che sicuramente hanno influenzato l'arma più potente della storia, IL LINGUAGGIO, non come forma di comunicazione , ma come mezzo coercitivo e di cambiamento. Mi sembra che SFS che come PERIMETRO e come altri, anche al di fuori dell'AREA, si siano accorti di questo, mantenendo sostanza, ma adottando nuove forme anche di rottura in certi ambienti stantii da "piselli mosci e culi cadenti". Quali le strategie e le forme possibili per un effettivo potenziamento di questo mezzo? O meglio quali le regole per una NUOVA AVANGUARDIA?


Io su questo punto vorrei mantenermi nel campo estetico e musicale. Il resto sento che non mi riguarda perché poi l’avanguardia applicata alla politica si sa come parte e non si sa mai come va a finire. Spesso male. Ma nelle arti e’ tutto un altro discorso. E l’arte si avvicina all’eternità molto più della politica. Secondo me nella musica c’è un mondo infinito di nuove possibilità, che sarebbe bene - da parte dei "nostri" gruppi - iniziare ad avvicinare. Come SFS, questo problema delle possibilità infinite e’ uno dei motivi che mi hanno spinto per ora a sospendere le registrazioni. Attualmente sto facendo largo uso del campionatore. E naturalmene del sequencer, che già in Perseo ho utilizzato parecchio. Ma sto solo sperimentando e imparando, ancora non mi sento pronto. Certe volte mi sembra che ci voglia la laurea in ingegneria per programmare questa roba.

E' anni che si parla di abbattimento degli schemi, guardarsi dentro anche confrontandosi, non solo fisicamente/conflittualmente, con l'esterno. Al; di la' dell'impossibilita' di "lotta" comune con altri fronti e / o situazioni, pensi possa esistere un tipo di DIALOGO con il nemico storico alla luce della trasformazione del comunismo in un'amalgama tanto confuso almeno quanto certe situazioni d'area?


Secondo me il dialogo ci può essere SOLO con il nemico storico. Perché il dialogo tra di noi rischia di diventare masturbazione pura e semplice. Ma per dialogare occorre imporre una lingua comune che non sia ne’ la nostra ne’ la loro. Bisogna mettersi d’accordo sulle regole. Ci dev’essere uno spazio, un foro, un punto d’incontro. Se continuiamo (inutilmente) a cercare di utilizzare la loro lingua, o a tentare (inutilmente) di imporre la nostra, non arriveremo da nessuna parte. Credo che il foro della musica sia quello piu’ indicato. Guarda la pagina internet di www.rockit.it come ha pubblicato recensioni, presentazioni di dischi nostri. E’ un foro "neutro", ed e’ stato un grande successo della RTP riuscire a "dialogare", e ad essere presenti su quella pagina web. Bisogna continuare cosi’ con pazienza e perseveranza, senza rinunciare a nulla della nostra identità, senza compromessi, ma anche senza pretendere troppo da subito.



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