"La Marsigliese? L'ha scritta un italiano"
Testata: QUOTIDIANONET
Data:16 maggio 2015Autore: Fonte Agi
Tipologia: Specifico
Locazione in archivio
Stato:Solo testoLocazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Quotidianonet,Quotidianonet 2014-05-16
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Giovan Battista Viotti (Fontanetto Po 1755-Londra, 1824) è il vero autore di ciò che sarebbe diventato l’inno nazionale dei cugini d’Oltralpe
Roma, 16 maggio 2014 - Uno Stradivari del 1721, che reca l’impronta del suo proprietario lasciata sullo strumento nel momento in cui veniva pugnalato, due secolo e mezzo fa. Una partitura nascosta, che in realtà è la Marsigliese, scritta da un italiano dieci anni prima che diventasse l’inno della Francia rivoluzionaria. Se dietro la mitezza e l’eleganza si nasconde il mistero, allora la carriera di Guido Rimonda, violinista e direttore d’orchestra, è l’incarnazione di questo intrigante intreccio.
E’ stato lui a riconoscere, nel corso di una riscoperta delle opere di Giovan Battista Viotti (Fontanetto Po 1755-Londra, 1824), che il suo conterraneo piemontese è il vero autore di ciò che sarebbe diventato l’inno nazionale dei cugini d’Oltralpe ed è stato ancora lui, Rimonda, a suonarlo con il suo Stradivari e la camerata Ducale nel secondo cd del “Progetto Viotti”, integrale delle composizioni per violino e orchestra del compositore vercellese che per la Decca vedrà altre 13 uscite (I volumi 1 e 2 sono già usciti, il prossimo arriverà il prossimo autuno) “La passione per Viotti nasce da ragazzo, forse perché era piemontese come me e perché mio padre mi regalo alcuni spartiti delle sue composizioni, ma in realtà la sua importanza è dettata dalle mille sfaccettature del suo carattere e della sua carriera.
Fu il primo concertista a girare l’Europa, cosmopolita pre-romantico da Parigi a Londra, da Dresda fino in Russia, dove si esibi’ con uno Stradivari datogli da Caterina di Russia" spiega Rimonda, che oggi si esibirà insieme alla Camerata Ducale nell’Auditorium del Parco della Musica a Roma.
Uno Stradivari, un particolare Stradivari chiamato “violino nero”, segna anche la carriera di Rimonda.
“Sì, apparteneva al violinista Jean Marie Leclair e mi è stato regalato da una famiglia che vuol mantenere l’anonimato. Leclair -racconta Rimonda- era un solitario, che precipitò nella misantropia. Quando qualcuno lo pugnalò nel suo appartamento (l’omicida non ha ancora oggi un nome), si aggrappò per disperazione al suo violino e quando lo trovarono, due mesi dopo, il corpo si era ormai decomposto e la sua mano aveva lasciato un’impronta indelebile sullo strumento”.
“Il mio Stradivari -prosegue- come tutti gli altri ha una brillantezza unica ma, ancora di piu’, sa esser patetico quando occorre, guida ma sa farsi guidare”. E’ con quello che ha suonato il Tema e variazioni in do maggiore, ovvero la Marsigliese. E’ stato Rimonda a scoprire che il tema di quel canto era stato messo a punto nel 1781 dal vercellese, che aveva suonato a corte e nel 1792 aveva preferito fuggire da Parigi e dalla ghigliottina.
“Viotti e Joseph Rouget de Lisle avevano lo stesso editore”, spiega Rimonda, “e fu quest’ultimo probabilmente a passare a de Lisle, unidici anni dopo la sua cmposizione, la partitura non reclamata dal primo. Non e’ quella musicalmente piu’ importante di Viotti”, sottolinea Rimonda, ma in essa vi e’ traccia della “cantabilita’” delle opere dell’italiano. “Viotti e’ uno che sperimenta, ci ha dato l’arco che abbiamo oggi, con quel suono che lascia il rumore di un oggetto quando si dissolve dopo la caduta, il suo violino e’ pieno di personaggi e di cori. E’ un pre-romantico che accende la scintilla del romanticismo”, spiega Rimonda, e se ne accorge pure Johannes Brahms, ascoltando il Concerto 22: “E’ una meraviglia di virtuosismo e liberta’ d’invenzione”, scrive il compositore tedesco in una lettera a Clara Schumann, “si direbbe che sia un’improvvisazione, mentre tutto e’ gia’ concepito e scritto”.
Viotti influenzò Paganini, Beethoven e lo stesso Brahms. E a Londra conosce Haydn, Lord Byron e Walter Scott. Nella capitale britannica si dedica al commercio del vino, perche’ con la sola musica non riesce a tirare avanti.
“Ascoltatelo facendovi accompagnare da un Barolo o da un Gattinara, vino delle sue parti e pieno di sfumature”, consiglia Rimonda. E in questo mite suggerimento avverti, di nuovo, l’esuberanza elegante e misteriosa di un concerto per violino e orchestra.