IL PRINCIPE GOTO
Anno: 1976
Gruppo: NEREO ZEPER
Testo e musica: Nereo Zeper |Menu
Il principe goto d’antico lignaggio
con uomini ed armi intraprese un gran viaggio
in terra d’Italia, nel verde giardino,
alla conquista di un nuovo regno
al mare vicino.
Varcò la pianura e passò cento fiumi,
di giorno cantando canzoni di guerra,
al chiaro di luna sognando la terra
per sé e la sua gente, in libera pace
e lieta fortuna.
In arme pervenne un radioso mattino
in vista dell’ampio e fecondo giardino;
s’aprivan le valli e s’udiva cantare,
in fondo alla piana, limpida e chiara,
la voce del mare.
Mosse la guerra ad un popol disperso,
di fuoco e di sangue inondò la pianura,
indi s’impose con mano sicura
e sotto un cielo più chiaro e splendente
fu il nuovo regno per sé e la sua gente.
Ed ebbe una corte di fieri guerrieri,
di nobili bardi e di ricchi vassalli,
di donne gentili dai neri capelli,
di onesti consigli,
di saggi fedeli.
Ma presto divenne l’antica fierezza
del popol di Roma una triste menzogna
e la sua prima fede divenne vergogna
e in odio si volse l’amor per quel popolo
dolce e cortese.
E sotto quel cielo dai mille colori
conobbe l’invidia ed il tradimento,
s’avvide che il sogno che aveva nutrito
per sé e la sua gente in quel cielo azzurro
era svanito.
E il principe goto dai biondi capelli
fece ritorno agli aviti castelli;
con uomini ed armi rifece la strada
per ritornare alla sua grigia,
nativa contrada.
I boschi rivide ed un pallido sole
gli fece corona negli ultimi giorni
e quindi lo accolse la fredda sua terra
e fu con i padri nel cielo cantando
canzoni di guerra.
con uomini ed armi intraprese un gran viaggio
in terra d’Italia, nel verde giardino,
alla conquista di un nuovo regno
al mare vicino.
Varcò la pianura e passò cento fiumi,
di giorno cantando canzoni di guerra,
al chiaro di luna sognando la terra
per sé e la sua gente, in libera pace
e lieta fortuna.
In arme pervenne un radioso mattino
in vista dell’ampio e fecondo giardino;
s’aprivan le valli e s’udiva cantare,
in fondo alla piana, limpida e chiara,
la voce del mare.
Mosse la guerra ad un popol disperso,
di fuoco e di sangue inondò la pianura,
indi s’impose con mano sicura
e sotto un cielo più chiaro e splendente
fu il nuovo regno per sé e la sua gente.
Ed ebbe una corte di fieri guerrieri,
di nobili bardi e di ricchi vassalli,
di donne gentili dai neri capelli,
di onesti consigli,
di saggi fedeli.
Ma presto divenne l’antica fierezza
del popol di Roma una triste menzogna
e la sua prima fede divenne vergogna
e in odio si volse l’amor per quel popolo
dolce e cortese.
E sotto quel cielo dai mille colori
conobbe l’invidia ed il tradimento,
s’avvide che il sogno che aveva nutrito
per sé e la sua gente in quel cielo azzurro
era svanito.
E il principe goto dai biondi capelli
fece ritorno agli aviti castelli;
con uomini ed armi rifece la strada
per ritornare alla sua grigia,
nativa contrada.
I boschi rivide ed un pallido sole
gli fece corona negli ultimi giorni
e quindi lo accolse la fredda sua terra
e fu con i padri nel cielo cantando
canzoni di guerra.