CANTO DI GALERA
Anno: 1978
Gruppo: AMICI DEL VENTO
Testo e musica: Carlo Venturino |
VERSIONE UFFICIALE
Basta prendere una chitarra, farci sopra quattro accordi,
attaccarci due parole, cominciare a cantar storie.
Il segreto per riuscire, per piazzarsi sul mercato
è cantare le ingiustizie del povero e del diseredato.
E c'è chi canta il disperato che è finito a San Vittore
perché un giorno sul mercato rubò per fame un cavolfiore.
C'è chi canta quel vecchietto che è finito a San Vittore
perché un litro di barbera gli mise in gola troppo buonumore.
C'è chi canta quella signora che e finita a San Vittore
perché per sfamare i figli vendeva a tutti un po' d'amore.
E la gente si commuove, e la gente ha il cuore in mano,
compra il disco e si risente quel pietoso caso umano.
Ma io invece canto gente che non fa pietà a nessuno,
perché questa e la mia gente, li conosco ad uno ad uno.
E io canto il camerata che è finito a San Vittore
perché in piazza un dì difese dagli sbirri il tricolore.
E io canto il camerata che è finito a San Vittore
perché voleva che cambiasse questo mondo senza onore.
E io canto i camerati che finiscon sempre dentro,
perché il regime senza paura, possa vivere contento.
E io canto i camerati che son dentro senza accusa,
se non quella di esser vivi senza averne chiesto scusa.
E io canto i camerati che giù a Roma han messo dentro
perchè il ministro non voleva che il PCI fosse scontento.
Perchè quando a sparare si sa che sono i comunisti
il delinquente è molto meglio ricercarlo tra i fascisti.
E io canto, camerati, che stasera siete soli
perché dietro a quelle sbarre avete insieme i nostri cuori,
e io canto, camerati, che stasera siete soli
perché dietro a quelle sbarre avete insieme i nostri cuori
Basta prendere una chitarra, farci sopra quattro accordi,
attaccarci due parole, cominciare a cantar storie.
Il segreto per riuscire, per piazzarsi sul mercato
è cantare le ingiustizie del povero e del diseredato.
E c'è chi canta il disperato che è finito a San Vittore
perché un giorno sul mercato rubò per fame un cavolfiore.
C'è chi canta quel vecchietto che è finito a San Vittore
perché un litro di barbera gli mise in gola troppo buonumore.
C'è chi canta quella signora che e finita a San Vittore
perché per sfamare i figli vendeva a tutti un po' d'amore.
E la gente si commuove, e la gente ha il cuore in mano,
compra il disco e si risente quel pietoso caso umano.
Ma io invece canto gente che non fa pietà a nessuno,
perché questa e la mia gente, li conosco ad uno ad uno.
E io canto il camerata che è finito a San Vittore
perché in piazza un dì difese dagli sbirri il tricolore.
E io canto il camerata che è finito a San Vittore
perché voleva che cambiasse questo mondo senza onore.
E io canto i camerati che finiscon sempre dentro,
perché il regime senza paura, possa vivere contento.
E io canto i camerati che son dentro senza accusa,
se non quella di esser vivi senza averne chiesto scusa.
E io canto i camerati che giù a Roma han messo dentro
perchè il ministro non voleva che il PCI fosse scontento.
Perchè quando a sparare si sa che sono i comunisti
il delinquente è molto meglio ricercarlo tra i fascisti.
E io canto, camerati, che stasera siete soli
perché dietro a quelle sbarre avete insieme i nostri cuori,
e io canto, camerati, che stasera siete soli
perché dietro a quelle sbarre avete insieme i nostri cuori
II VERSIONE
Basta prendere una chitarra, farci sopra quattro accordi,
attaccarci due parole, cominciare a cantar storie.
Il segreto per riuscire, per piazzarsi sul mercato
è cantare le ingiustizie del povero e del diseredato.
E c'è chi canta il disperato che è finito a San Vittore
perché un giorno sul mercato rubò per fame un cavolfiore.
C'è chi canta quel vecchietto che è finito a San Vittore
perché un litro di barbera gli mise in gola troppo buonumore.
C'è chi canta quella signora che e finita a San Vittore
perché per sfamare i figli vendeva a tutti un po' d'amore.
E la gente si commuove, e la gente ha il cuore in mano,
compra il disco e si risente quel pietoso caso umano.
Ma io invece canto gente che non fa pietà a nessuno,
perché questa e la mia gente, li conosco ad uno ad uno.
E io canto il camerata che è finito a San Vittore
perché in piazza un dì difese dagli sbirri il tricolore.
E io canto il camerata che è finito a San Vittore
perché voleva che cambiasse questo mondo senza onore.
E io canto i camerati che finiscon sempre dentro,
perché il regime senza paura, possa vivere contento.
E io canto i camerati che son dentro senza accusa,
se non quella di esser vivi senza averne chiesto scusa.
E io canto, camerati, che stasera siete soli
perché dietro a quelle sbarre avete insieme i nostri cuori,
e io canto, camerati, che stasera siete soli
perché dietro a quelle sbarre avete insieme i nostri cuori
Basta prendere una chitarra, farci sopra quattro accordi,
attaccarci due parole, cominciare a cantar storie.
Il segreto per riuscire, per piazzarsi sul mercato
è cantare le ingiustizie del povero e del diseredato.
E c'è chi canta il disperato che è finito a San Vittore
perché un giorno sul mercato rubò per fame un cavolfiore.
C'è chi canta quel vecchietto che è finito a San Vittore
perché un litro di barbera gli mise in gola troppo buonumore.
C'è chi canta quella signora che e finita a San Vittore
perché per sfamare i figli vendeva a tutti un po' d'amore.
E la gente si commuove, e la gente ha il cuore in mano,
compra il disco e si risente quel pietoso caso umano.
Ma io invece canto gente che non fa pietà a nessuno,
perché questa e la mia gente, li conosco ad uno ad uno.
E io canto il camerata che è finito a San Vittore
perché in piazza un dì difese dagli sbirri il tricolore.
E io canto il camerata che è finito a San Vittore
perché voleva che cambiasse questo mondo senza onore.
E io canto i camerati che finiscon sempre dentro,
perché il regime senza paura, possa vivere contento.
E io canto i camerati che son dentro senza accusa,
se non quella di esser vivi senza averne chiesto scusa.
E io canto, camerati, che stasera siete soli
perché dietro a quelle sbarre avete insieme i nostri cuori,
e io canto, camerati, che stasera siete soli
perché dietro a quelle sbarre avete insieme i nostri cuori
Note
Brano dedicato a tutti i camerati che, negli anni Settanta, finivano in carcere per la repressione del regime, senza che nessuno li difendesse.Di questa canzone esistono due versioni, di cui la seconda, inedita, fu cantata a partire dai primi anni '80 e differisce dalla prima per l'omissione della strofa che si riferiva all'uccisione, a Roma, del militante di sinistra Walter Rossi per cui, inizialmente, furono incarcerati ingiustamente decine di militanti di destra.
"E io canto i camerati che giù a Roma han messo dentro
perchè il ministro non voleva che il PCI fosse scontento.
Perchè quando a sparare si sa che sono i comunisti
il delinquente è molto meglio ricercarlo tra i fascisti."