Canzoni

GIORNALISTA DI REGIME

Anno: 1978

Gruppo: AMICI DEL VENTO

Testo e musica: Marco Venturino |

Sono un giornalista di regime,
so raccontare balle sopraffine,
scrivo sui giornali d'opinione e
su quotidiani a larga diffusione.

Io fin da piccolino ero pronto
a fare un dettagliato resoconto
sulle marachelle dei bambini
per avere dal maestro dei soldini.

Ma quando io divenni grandicello,
capii che potevo farmi ancor più bello
se invece dello stretto resoconto
avessi ampliato a naso un po' il racconto.

E un giorno io divenni uomo fatto,
un'occasione capitò d'un tratto,
mi trovai per caso sulla via dei giornalismo
a sventolare la bandiera dell’antifascismo.

Finalmente la mia fantasia
ebbe a disposizion la polizia,
inventai così golpe, bombe e trame nere
e dei miei lettori infoltii le schiere.

Divenni un giornalista alla moda
e tutta la società ora mi loda,
ma poiché di onori io ho l’impazienza
mi trasformai in eroe della resistenza.

Io costruisco bolle di sapone,
tanto poi me le stampa il corrierone
e più le balle sono grossolane,
la gente ci suona attorno le campane.

A volte mi stupisco io davvero
che la gente urli: "È vero! È vero!"
appena prendo in mano io la penna
o della RAI io agito l'antenna.

Io della verità sono il costumista,
la plasmo a mio piacer da grande artista:
e se 4 e 4 fanno 8
io giro i dadi e faccio 48.

Ho scritto che in Italia si fa il golpe,
che truci camerati han messo bombe,
ma in realtà era un vecchio malandato
che aveva detto: "Che merda questo Stato".

Io posso dir che le rosse brigate,
son frottole, son trame inventale
e non mi faccio scrupoli, sapete,
tanto so che poi tutti mi credete.

Ho dei polmoni da grande campione
io so gonfiare ogni situazione,
io tiro, mollo, imbriglio, faccio e sfaccio,
tanto so che a questo Stato io piaccio.

E piaccio assai perché io sono bello
quando racconto che con un martello
un piccolo compagno un po’ impaurito
ha distrutto per gioco la sede di un partito.

Però in fondo ho un poco esagerato,
sai quante bombe e trame ho inventato,
sai quanti morti la penna mia ha causato,
sai quanto odio io ho riversato.

Che importa se ho le tasche piene d'oro,
che importa se sul capo ho l’alloro,
io con la penna mia mandai al macello,
ciò che in Italia v’era di più bello,
ciò che in Italia v’era di più bello,
ciò che in Italia v’era di più bello.

Ma sono un giornalista di regime,
so raccontare balle sopraffine,
scrivo sui giornali d'opinione
e su quotidiani a larga diffusione.

Note

Negli anni Settanta tutta la stampa e la Tv di Stato (non esistevano ancora le emittenti private) era schierata con la sinistra e quasi tutti i giornalisti erano “impegnati” nel travisare la realtà dei fatti a sostegno delle tesi del Partito comunista Questa ballata di Marco Venturino fornisce il ritratto ironico di uno di questi giornalisti.