IL POETA
Anno: 1981
Gruppo: MARCELLO DE ANGELIS270 BIS,
Testo e musica: Marcello De Angelis |Menu
I VERSIONE
Lui parlava di rivoluzione con le parole più belle,
noi eravamo stupiti nel sentirlo cantare
con le parole più belle, con le parole migliori;
i sentimenti che tutti noi sentivamo.
Lui parlava di verdi colline e di labbra melograno
e parlava di guerra come di fare l’amore
quasi fosse lo stesso, come fosse migliore
e ci diceva di ammazzare i tiranni.
E io proprio non ci credevo quando lo vidi in teatro
agitare quell’arma, gridare alla platea:
"E' dovere degli uomini liberi uccidere i tiranni".
Tu non ci crederai, ma lo fece davvero.
E sorrideva davvero quando venne schiacciato
dalle guardie del corpo, da quei cani da guardia,
sotto il calcio dei mitra, sotto i loro scarponi
per vendicare il loro vecchio padrone.
E gli spezzarono tutte le dita perché non scrivesse canzoni
e gli spezzarono i denti perché non potesse cantare,
ma restavano gli occhi e li potevamo vedere,
lui li guardava e li lasciava stupiti.
Quando arrivò il capitano si svuotò la platea
ed io solo rimasi a fissarlo atterrito,
lui freddamente gli sparò nella nuca
e per strada gridarono tutti: "Hanno ammazzato il poeta!"
"Hanno ammazzato, hanno ammazzato il poeta".
Lui parlava di rivoluzione con le parole più belle,
noi eravamo stupiti nel sentirlo cantare
con le parole più belle, con le parole migliori;
i sentimenti che tutti noi sentivamo.
Lui parlava di verdi colline e di labbra melograno
e parlava di guerra come di fare l’amore
quasi fosse lo stesso, come fosse migliore
e ci diceva di ammazzare i tiranni.
E io proprio non ci credevo quando lo vidi in teatro
agitare quell’arma, gridare alla platea:
"E' dovere degli uomini liberi uccidere i tiranni".
Tu non ci crederai, ma lo fece davvero.
E sorrideva davvero quando venne schiacciato
dalle guardie del corpo, da quei cani da guardia,
sotto il calcio dei mitra, sotto i loro scarponi
per vendicare il loro vecchio padrone.
E gli spezzarono tutte le dita perché non scrivesse canzoni
e gli spezzarono i denti perché non potesse cantare,
ma restavano gli occhi e li potevamo vedere,
lui li guardava e li lasciava stupiti.
Quando arrivò il capitano si svuotò la platea
ed io solo rimasi a fissarlo atterrito,
lui freddamente gli sparò nella nuca
e per strada gridarono tutti: "Hanno ammazzato il poeta!"
"Hanno ammazzato, hanno ammazzato il poeta".
VERSIONE UFFICIALE (2007)
Lui parlava di rivoluzione con le parole più belle,
E noi eravamo stupiti nel sentirlo PARLARE
con le parole più belle, con le parole migliori;
i sentimenti che tutti noi sentivamo.
Lui parlava di verdi colline e di labbra melograno
e parlava di guerra come di fare l’amore
COME fosse lo stesso, QUASI fosse migliore
e ci diceva di ammazzare i POTENTI.
E io proprio non ci credevo quando lo vidi in teatro
agitare quell’arma, gridare alla platea:
"E' dovere degli uomini liberi uccidere i tiranni".
Tu non ci crederai, ma lo fece davvero
E sorrideva davvero quando venne schiacciato
dalle guardie del corpo, da quei cani da guardia,
sotto il calcio dei mitra, sotto i loro BASTONI
per vendicare il loro vecchio padrone.
E gli spezzarono tutte le dita perché non scrivesse canzoni
e gli spezzarono i denti perché non potesse cantare,
ma restavano gli occhi e li potevamo vedere,
lui CI guardava e CI lasciava stupiti.
Quando arrivò il capitano si svuotò la platea
ed io solo rimasi a fissarlo atterrito,
lui freddamente gli sparò nella nuca
e per strada gridarono tutti: Hanno ammazzato il poeta!"
"Hanno ammazzato, hanno ammazzato il poeta".
Lui parlava di rivoluzione con le parole più belle,
E noi eravamo stupiti nel sentirlo PARLARE
con le parole più belle, con le parole migliori;
i sentimenti che tutti noi sentivamo.
Lui parlava di verdi colline e di labbra melograno
e parlava di guerra come di fare l’amore
COME fosse lo stesso, QUASI fosse migliore
e ci diceva di ammazzare i POTENTI.
E io proprio non ci credevo quando lo vidi in teatro
agitare quell’arma, gridare alla platea:
"E' dovere degli uomini liberi uccidere i tiranni".
Tu non ci crederai, ma lo fece davvero
E sorrideva davvero quando venne schiacciato
dalle guardie del corpo, da quei cani da guardia,
sotto il calcio dei mitra, sotto i loro BASTONI
per vendicare il loro vecchio padrone.
E gli spezzarono tutte le dita perché non scrivesse canzoni
e gli spezzarono i denti perché non potesse cantare,
ma restavano gli occhi e li potevamo vedere,
lui CI guardava e CI lasciava stupiti.
Quando arrivò il capitano si svuotò la platea
ed io solo rimasi a fissarlo atterrito,
lui freddamente gli sparò nella nuca
e per strada gridarono tutti: Hanno ammazzato il poeta!"
"Hanno ammazzato, hanno ammazzato il poeta".
Note
Questa canzone è dedicata al poeta e compositore Rigoberto López Pérez che il 21 settembre 1956 sparando al Presidente Nicaraguense Anastasio Somoza Garcia (che morirà qualche giorno più tardi), prese su di se la responsabilità di cercare di interrompere il regno di terrore di un fantoccio insediato dalle compagnie bananiere statunitensi che di fatto avevano comprato l’intera nazione ed il suo popolo.Uccidere quel presidente non fu comunque sufficiente, infatti gli successe il figlio e poi il nipote, il Somoza che fu spazzato via dalla rivoluzione sandinista.
Falciato dalle pallottole dopo aver sparato al presidente, oggi Rigoberto López Pérez è celebrato come eroe nazionale e nel 2006 a Managua è stato eretto un monumento in suo onore.