Canzoni

RICORDO DI UN SUICIDA

Anno: 1969

Gruppo: Europa Civiltà

Testo: Pino Tosca | Musica: Mario Polia |

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I VERSIONE

Addio compagno, guerrier senza rango,
addio compagno dei giorni proibiti,
i bagni umani nel freddo e nel fango
dopo tanti anni sono finiti.

Urlavi al mondo il suo tradimento
e ti guardavano peggio d'un mostro
e la tua voce cadeva nel vento
come il granturco falciato in agosto.

Non voglio più vedere la morte
nelle cantine senza speranza,
col cuore impazzito che balla forte
in vortici folli l'ultima danza.

Non voglio più vedere i capelli
di tanti Proscritti rigati di rosso
come i gladioli dei rami più belli
fioriti d'inverno nell'arido fosso.

Io non capisco a che son serviti
se tutti i sogni poi sono svaniti
tutti quei libri e quei pazzi canti
come la vita nei camposanti.

Io non capisco le nostre famiglie,
non voglio capire la gente per bene,
noi siam lontani cento e più miglia
come le rondini senza catene.

Se ci hai lasciato senza saluti,
eri già stufo di questa terra,
avevi il volto coperto di sputi,
l'hai asciugato col fuoco di guerra.

Quando scendesti quei freddi gradini
parlavi solo a una fredda pistola,
intorno a te non c'eran confini,
eri un hidalgo col nodo alla gola.

Se un po' di sangue sporcò il pavimento
non indietreggino preti e parenti,
basta una spugna e in un solo momento
il tuo ricordo lo porterà il vento.

Quando avevamo la fantasia
ci battevamo con rabbia e con voglia,
ma or che l'anima è in agonia
ci resta dentro il disgusto e la noia.

E come la rosa che vive un sol giorno
e come il sole che fugge ai tramonti
anche l'onore può avere un ritorno
sol se si varcano gli ultimi ponti.

Addio compagno, guerriero insolente,
gran cavaliere dei templi distrutti,
forse dal sangue verrà la semente
di nuove messi e di nuovi frutti.

Risposa in pace, tanto i "signori"
ci scherzan sopra bevendo un po' a stento,
ma anche quel vino e quei dolci liquori
avran d'aceto il sapore fra i denti.
II VERSIONE

Addio compagno, guerrier senza rango,
addio compagno dei giorni proibiti,
i bagni umani NELL’ACQUA DI fango
dopo tanti anni sono finiti.

Non voglio più vedere la morte
nelle cantine senza speranza,
col cuore impazzito che balla forte
Nei vortici folli DELL'ultima danza.

Non voglio più vedere i capelli
di tanti Proscritti rigati di rosso
come i gladioli dei rami più belli
SBOCCIATI d'inverno nell'arido fosso.

Urlavi al mondo il suo tradimento
e ti guardavano peggio d'un mostro
e la tua voce cadeva nel vento
come il granturco falciato in agosto.

Io non capisco a che son serviti
tutti quei libri e quei pazzi canti
se tutti i sogni poi sono svaniti
come la vita nei camposanti.

Io non capisco le nostre famiglie,
non voglio capire la gente per bene,
noi siamo lontani cento e più miglia
come le rondini senza catene.

Se ci hai lasciato senza saluti,
FORSE PERCHE’ L’ODIAVI LA terra,
avevi il volto coperto di sputi,
E l'hai asciugato col fuoco di guerra.

Quando scendesti quei freddi gradini
parlavi solo a una TRISTE pistola,
intorno a te non V'eran confini,
eri un hidalgo col nodo alla gola.

Se un po' di sangue sporcò il pavimento
non indietreggino preti e parenti,
basta una spugna e in un solo momento
il tuo ricordo lo porterà il vento.

E PIOMBO DI SANGUE SUL TUO PAVIMENTO
MONITI E PREGHINO PRETI E PARENTI
PASSA UNA SPUGNA IN UN SOLO MOMENTO
IL TUO RICORDO L’AVRANNO RIDENTI

QUELLA TUA FRONTE DI ROSSO E DI BIANCO
ERA UN DIPINTO PER UN QUADRO D’AUTORE
MA IL TUO PITTORE ERA UN NOBILE SANTO
E IL SUO PENNELLO È UN AMPIO COLORE:

Quando avevamo la fantasia
ci battevamo con rabbia e con voglia,
ADESSO che l'animo è in agonia
ci resta dentro il disgusto e la noia.

Come la rosa che vive un sol giorno
come il sole che fugge ai tramonti
anche l'onore NON HA PIU’ ritorno
se NON si varcano gli ultimi ponti.

Addio compagno, guerriero insolente,
gran cavaliere dei templi distrutti,
MA dal tuo sangue verrà la semente
PER BIONDE messi e PER DOLCI frutti.

Risposa in pace, tanto i "DOTTORI"
ci RIDONO sopra bevendo un po' a stento,
ma anche quel vino ED I CALDI liquori
avranno d'aceto il sapore fra i denti.

Note

La canzone è dedicata a Piero Biocotino, militante novarese di Ordine Nuovo, morto suicida.