DONNE DANNATE
Anno: 1981
Gruppo: FABRIZIO MARZI
Autori: Fabrizio Marzi | Walter JederMenu
Sdraiate sulla sabbia come animali assorti
volgono gli occhi al mare verso lontani porti
e i loro piedi cercano, le loro mani sfiorano
hanno languori dolci e fremiti d’amore
ce n’è col cuore tenero di lunghe confidenze
la dove i rivi parlano ai boschi dell’essenze
le sillabe raccontano gli amori dell’infanzia
e incidono parole sul legno di una panca.
Altre che come suore passeggiano gravi e lente
tra scogli giganteschi pieni di apparizioni
laddove Sant’Antonio tra mille tentazioni
vide spuntarle i seni di porpora e di lava
ce n’è di bei bagliori, di resine cadenti
che tra le crepe mute di vecchi antri pagani
ti chiamano a soccorrere le loro febbri ardenti
o pacco che addormenti ricordi antichi e vani
portano donne ancora al petto scapolari
nascondo la frusta tra gli abiti talari
mischiando solitarie la notte dentro al bosco
la schiuma del piacere a lacrime e tormenti.
O vergini o demoni, o mostri o per martirio
spiriti che spregiate la grigia realtà
cercate l’infinito, devote ossa tiresse
e una di voi che grida e l’altra piangerà.
Vi seguirò con l’anima e in fondo al vostro inferno
mie povere sorelle vi amo e per l’eterno
per quei foschi dolori, le brame insoddisfatte
per l’urlo dell’amore che vi riempie il cuore
volgono gli occhi al mare verso lontani porti
e i loro piedi cercano, le loro mani sfiorano
hanno languori dolci e fremiti d’amore
ce n’è col cuore tenero di lunghe confidenze
la dove i rivi parlano ai boschi dell’essenze
le sillabe raccontano gli amori dell’infanzia
e incidono parole sul legno di una panca.
Altre che come suore passeggiano gravi e lente
tra scogli giganteschi pieni di apparizioni
laddove Sant’Antonio tra mille tentazioni
vide spuntarle i seni di porpora e di lava
ce n’è di bei bagliori, di resine cadenti
che tra le crepe mute di vecchi antri pagani
ti chiamano a soccorrere le loro febbri ardenti
o pacco che addormenti ricordi antichi e vani
portano donne ancora al petto scapolari
nascondo la frusta tra gli abiti talari
mischiando solitarie la notte dentro al bosco
la schiuma del piacere a lacrime e tormenti.
O vergini o demoni, o mostri o per martirio
spiriti che spregiate la grigia realtà
cercate l’infinito, devote ossa tiresse
e una di voi che grida e l’altra piangerà.
Vi seguirò con l’anima e in fondo al vostro inferno
mie povere sorelle vi amo e per l’eterno
per quei foschi dolori, le brame insoddisfatte
per l’urlo dell’amore che vi riempie il cuore