IO CREDO (POESIA)
Anno: 1968
Gruppo: Europa Civiltà
Testo: Carmine Asunis |Menu
Non so il tuo nome, né dove, né quando sei nato. Non so che studi hai fatto, non sono un benpensante, non so che religione professavi,
non sono un prete, non so di che colore era la tua camicia o il tuo fazzoletto, non sono un politicante!
So di te unicamente che, hai lottato, so di te unicamente che sei morto.
Eppure io ti conosco meglio di chiunque altro.
Ora che due metri di terra hanno coperto le tue ossa, ora che l’ipocrisia inutile dei discorsi si è spenta, ora che sei un ricordo, ora ti voglio parlare.
Per chi sei morto? Non importa, ci credevi!
È stato inutile? Non importa , ci credevi!
La tua splendente giovinezza Non accarezza più la tiepida e profumata aria di primavera. Il sangue caldo è fuggito da te in stille di rubino lucente, per conquistare un sogno. Ci credevi. E non ci sei più.
Sono tutti fuggiti, gli altri. Ma nei tuoi occhi tristi era scritto un credo che parlava più forte,
nel silenzio. Le tue mani pulite si sono alzate al cielo in un inno alla giustizia: ma erano solamente le tue mani guidate da un cuore divino, che hanno lottato per la libertà.
Troppo poco forse.
Gli uomini non ti hanno voluto:
tu credevi.
Il mondo non vuole rischiare con quelli come te, che sognano la giustizia, la libertà, l’amore, non servono queste cose a chi vive.
Tu sei morto. Non importa per chi. Tu credevi, non importa che cosa.
Tu sognavi il mio sogno, e sei morto.
I tuoi occhi erano del colore dei sogni, fiammeggianti nella loro malinconia, la tua voce anche nei momenti di rabbia aveva il suono sommesso del pianto.
Ti hanno definito in mille modi: i tuoi genitori ti hanno chiamato sensibile, gli amici hanno detto che eri strano, la scuola: irrequieto, la stampa: teppista, la polizia: delinquente, il medico ora ti ha definito: Morto.
Ma cosa potevano dire, ma cosa potevano fare?
tu, uomo qualunque, nel tepore accogliente della tua casa, che pensi? Cosa sogni? In che credi? A niente? No! Anche tu credi, sogni qualcosa, ma non è il mio sogno, tu credi nel denaro, nel benessere, nel quieto vivere.
Io no.
Io credo, e non importa che cosa.
Io combatto anche per te, uomo qualunque,
ma tu non mi ascolti. Io muoio anche per te, uomo qualunque, e tu mi disprezzi.
Perché? Non importa.
I miei occhi malinconici, la mia splendente giovinezza il mio caldo sangue color rubino, io te li dono, uomo qualunque.
Io non ho le tue ricchezze, non voglio per me il tepore accogliente della tua casa: tutto ti lascio,
anche la mia vita:
IO CREDO, NON IMPORTA CHE COSA.
non sono un prete, non so di che colore era la tua camicia o il tuo fazzoletto, non sono un politicante!
So di te unicamente che, hai lottato, so di te unicamente che sei morto.
Eppure io ti conosco meglio di chiunque altro.
Ora che due metri di terra hanno coperto le tue ossa, ora che l’ipocrisia inutile dei discorsi si è spenta, ora che sei un ricordo, ora ti voglio parlare.
Per chi sei morto? Non importa, ci credevi!
È stato inutile? Non importa , ci credevi!
La tua splendente giovinezza Non accarezza più la tiepida e profumata aria di primavera. Il sangue caldo è fuggito da te in stille di rubino lucente, per conquistare un sogno. Ci credevi. E non ci sei più.
Sono tutti fuggiti, gli altri. Ma nei tuoi occhi tristi era scritto un credo che parlava più forte,
nel silenzio. Le tue mani pulite si sono alzate al cielo in un inno alla giustizia: ma erano solamente le tue mani guidate da un cuore divino, che hanno lottato per la libertà.
Troppo poco forse.
Gli uomini non ti hanno voluto:
tu credevi.
Il mondo non vuole rischiare con quelli come te, che sognano la giustizia, la libertà, l’amore, non servono queste cose a chi vive.
Tu sei morto. Non importa per chi. Tu credevi, non importa che cosa.
Tu sognavi il mio sogno, e sei morto.
I tuoi occhi erano del colore dei sogni, fiammeggianti nella loro malinconia, la tua voce anche nei momenti di rabbia aveva il suono sommesso del pianto.
Ti hanno definito in mille modi: i tuoi genitori ti hanno chiamato sensibile, gli amici hanno detto che eri strano, la scuola: irrequieto, la stampa: teppista, la polizia: delinquente, il medico ora ti ha definito: Morto.
Ma cosa potevano dire, ma cosa potevano fare?
tu, uomo qualunque, nel tepore accogliente della tua casa, che pensi? Cosa sogni? In che credi? A niente? No! Anche tu credi, sogni qualcosa, ma non è il mio sogno, tu credi nel denaro, nel benessere, nel quieto vivere.
Io no.
Io credo, e non importa che cosa.
Io combatto anche per te, uomo qualunque,
ma tu non mi ascolti. Io muoio anche per te, uomo qualunque, e tu mi disprezzi.
Perché? Non importa.
I miei occhi malinconici, la mia splendente giovinezza il mio caldo sangue color rubino, io te li dono, uomo qualunque.
Io non ho le tue ricchezze, non voglio per me il tepore accogliente della tua casa: tutto ti lascio,
anche la mia vita:
IO CREDO, NON IMPORTA CHE COSA.