L'INVETTIVA DEL FANTE
Anno: 1945
Gruppo: Varie canzoni
Testo e musica: (Anonimo) |Menu
Italia, Madre mia, tu mi donasti
un fucile, una bomba, una mitraglia,
poi con la mano tesa m'insegnasti
la strada che conduce alla battaglia.
Da quella strada, in terribil coorte,
io me n'andai per Te di terra in terra,
affrontando l'insidia della morte,
affrontando l'insidia della guerra.
Ed ora, Madre, vedi, son tornato,
e nel vederti chiusa nel dolore
io maledico il sangue che ho versato
all'ombra del Tuo sacro tricolore.
E maledico quella gente immonda
che al nemico ha teso le sue mani
mentre i tuoi figli, in lotta furibonda,
s'ergevano pugnando da Titani.
Italia, Madre mia, tutti coloro
che son tornati hanno un altro cuore
e t'han portato al posto dell'alloro
un rosario di morte e di dolore.
Ora ne cingi il capo e sul tuo volto,
chinato per l'immane tuo tormento,
piange la gloria che non t'hanno tolto
i codardi venduti al tradimento.
Nascosti negli anfratti e fra le rocce
con cinismo di belva e insana boria,
versavano il tuo sangue a gocce a gocce
uccidendo alle spalle la vittoria.
Ed ora questi vili partigiani,
usciti dalla bolgia dell'inferno
col marchio dell'infamia tra le mani,
son insediati ai posti di governo.
Parri, Togliatti, Nenni, Longo, Cianca
t'hanno sposato, o Patria, al sacrificio,
e Tu cammini derelitta e stanca,
vestita di ricordi e di cilicio.
Svegliati, o Patria! in ogni Tua contrada
dove la fede canta la sua ode
c'è una scure, una fiaccola, una spada,
pronto a colpire il cancro che ti rode.
Italia, in piedi! vedo le coorti
quadrate nelle spalle e nella mente
formate dallo spirito dei morti,
marciare con fierezza verso oriente.
E dietro loro camminiamo noi,
noi che facemmo grandi i Tuoi confini
sotto un vessillo nero che gli eroi
ebbero da BENITO MUSSOLINI.
un fucile, una bomba, una mitraglia,
poi con la mano tesa m'insegnasti
la strada che conduce alla battaglia.
Da quella strada, in terribil coorte,
io me n'andai per Te di terra in terra,
affrontando l'insidia della morte,
affrontando l'insidia della guerra.
Ed ora, Madre, vedi, son tornato,
e nel vederti chiusa nel dolore
io maledico il sangue che ho versato
all'ombra del Tuo sacro tricolore.
E maledico quella gente immonda
che al nemico ha teso le sue mani
mentre i tuoi figli, in lotta furibonda,
s'ergevano pugnando da Titani.
Italia, Madre mia, tutti coloro
che son tornati hanno un altro cuore
e t'han portato al posto dell'alloro
un rosario di morte e di dolore.
Ora ne cingi il capo e sul tuo volto,
chinato per l'immane tuo tormento,
piange la gloria che non t'hanno tolto
i codardi venduti al tradimento.
Nascosti negli anfratti e fra le rocce
con cinismo di belva e insana boria,
versavano il tuo sangue a gocce a gocce
uccidendo alle spalle la vittoria.
Ed ora questi vili partigiani,
usciti dalla bolgia dell'inferno
col marchio dell'infamia tra le mani,
son insediati ai posti di governo.
Parri, Togliatti, Nenni, Longo, Cianca
t'hanno sposato, o Patria, al sacrificio,
e Tu cammini derelitta e stanca,
vestita di ricordi e di cilicio.
Svegliati, o Patria! in ogni Tua contrada
dove la fede canta la sua ode
c'è una scure, una fiaccola, una spada,
pronto a colpire il cancro che ti rode.
Italia, in piedi! vedo le coorti
quadrate nelle spalle e nella mente
formate dallo spirito dei morti,
marciare con fierezza verso oriente.
E dietro loro camminiamo noi,
noi che facemmo grandi i Tuoi confini
sotto un vessillo nero che gli eroi
ebbero da BENITO MUSSOLINI.