L'ITALIA A MONTECITORIO
Anno: 1947
Gruppo: Varie canzoni
Testo e musica: (Anonimo) |Menu
Signori, io son l'Italia, io son la madre
di epici guerrieri e di cantori,
dì condottieri e di compatte squadre
di gente audace e di navigatori.
Di questi io son la madre e non di voi
che mi privaste d'armi e di bandiera;
che rendeste il mio popolo d'eroi
senza una guida e senza una frontiera.
In questa sala dove la vergogna
si mescola all'ignavia e alla paura
ognun di voi è un rospo nella fogna
che di fango si bagna e si pastura.
Io vi disprezzo e il mio disprezzo arrivi
sul vostro viso a colpi di staffile;
vi verghi a sangue e pur me stessa privi
del vostro corpo lurido e scurille.
Ma piango i miei Caduti ai quali porto
sull'ali del pensiero e dell'amore
il caldo palpitar del mio conforto
ponendo sulle tombe un bacio e un fiore.
E grido alla mia gente, al popol mio,
che si dilania in lotta di fratelli:
per il tuo bene invoca il nostro DIO
e il genio di Cavour, di Machiavelli.
Insorgi, popol mio! Vieni a raccolta
con asce, con bastoni, come puoi,
e i traditori, questa gente stolta,
mettili fuori al grido: Italia, a NOI!
Riscatta tu la gloria di Marini,
di Pietro Fanti, Grossi e di Gentile;
arma la mano e marcia sui confini
di questa terra pavida e servile.
Ed ivi giunto innalza il tricolore,
mettici accanto un drappo tutto nero,
china la fronte in segno di dolore
e pensa all'amarezza dell'Impero.
Si compiranno allora tre destini:
ace e lavoro a tutti gli italiani
gloria ai martiri nostri, a noi vicini
nell'assalto di ieri e di domani.
Poi sul mio suolo fertile e gentile
cogli l'omaggio della primavera,
portalo al DUCE il di ventotto aprile
insieme ad una spada e una bandiera!
Ed io sarò con te mesta e dolente
anche se il capo avrò di lauri cinto,
e inginocchiata griderò fremente:
o Figlio mio, sei risorto: hai vinto!l
di epici guerrieri e di cantori,
dì condottieri e di compatte squadre
di gente audace e di navigatori.
Di questi io son la madre e non di voi
che mi privaste d'armi e di bandiera;
che rendeste il mio popolo d'eroi
senza una guida e senza una frontiera.
In questa sala dove la vergogna
si mescola all'ignavia e alla paura
ognun di voi è un rospo nella fogna
che di fango si bagna e si pastura.
Io vi disprezzo e il mio disprezzo arrivi
sul vostro viso a colpi di staffile;
vi verghi a sangue e pur me stessa privi
del vostro corpo lurido e scurille.
Ma piango i miei Caduti ai quali porto
sull'ali del pensiero e dell'amore
il caldo palpitar del mio conforto
ponendo sulle tombe un bacio e un fiore.
E grido alla mia gente, al popol mio,
che si dilania in lotta di fratelli:
per il tuo bene invoca il nostro DIO
e il genio di Cavour, di Machiavelli.
Insorgi, popol mio! Vieni a raccolta
con asce, con bastoni, come puoi,
e i traditori, questa gente stolta,
mettili fuori al grido: Italia, a NOI!
Riscatta tu la gloria di Marini,
di Pietro Fanti, Grossi e di Gentile;
arma la mano e marcia sui confini
di questa terra pavida e servile.
Ed ivi giunto innalza il tricolore,
mettici accanto un drappo tutto nero,
china la fronte in segno di dolore
e pensa all'amarezza dell'Impero.
Si compiranno allora tre destini:
ace e lavoro a tutti gli italiani
gloria ai martiri nostri, a noi vicini
nell'assalto di ieri e di domani.
Poi sul mio suolo fertile e gentile
cogli l'omaggio della primavera,
portalo al DUCE il di ventotto aprile
insieme ad una spada e una bandiera!
Ed io sarò con te mesta e dolente
anche se il capo avrò di lauri cinto,
e inginocchiata griderò fremente:
o Figlio mio, sei risorto: hai vinto!l