SONO VESTITO DI NERO
Anno: 1980
Gruppo: GIANNI PROCIDA
Testo e musica: Gianni Procida |Menu
Tra quattro margherite e un acino di vino
C’è un crocefisso stanco che mi sta a guardare.
Puttana la miseria,
ho finito pure i soldi dell’ultima cambiale
vorrei che mi vedesse mio fratello Luigi,
lui che dice che noi stiamo bene
e poi racconta balle con gli amici
e sui preti dice quello che conviene.
E' vero, sono vestito di nero,
è vero, non ho fatto il militare
ma mio figlio chi lo vedrà arrivare
e quante campane a nozze dovrò suonare,
e quante campane a morte dovrò suonare?
La colazione fatta in fretta,
la messa delle 10, la gente che mi aspetta,
tirando fuori i guanti e l’anello dal cassetto
ho detto segretario che il discorso va riletto,
vorrei che mi vedesse mio padre falegname
coperto ora di oro e di merletto
senza una famiglia da sfamare
e tra le dita orgoglio e rispetto.
E' vero, sono vestito di viola
ma per questo quanti anni e quanti libri di scuola,
è vero, ho dovuto solcare il mare
e in quanti mari di politica ho dovuto nuotare
e in quanti mari di politica ho dovuto nuotare.
Ho l’aereo per la Svezia, no, non posso fare tardi
suona presto a quel cretino di rimettersi da parte
con questa palandrana in pieno ferragosto
sto sudando l’anima, sto sudando pure l'osso,
vorrei che mi vedesse la mia pupa Giovanna
che la notte mi conta le stelle,
mi conta i peli sopra il petto,
mi mette i brividi sulla pelle.
E' vero, sono vestito di rosso
ma per questo quanto sangue, quante lacrime mi porto addosso
è vero sono un porco e un fottuto, un dannato
e un trapasso all’inferno mi hanno già destinato,
e un trapasso all’inferno mi hanno già destinato,
e un trapasso all’inferno mi hanno già destinato,
e un trapasso all’inferno mi hanno già destinato.
C’è un crocefisso stanco che mi sta a guardare.
Puttana la miseria,
ho finito pure i soldi dell’ultima cambiale
vorrei che mi vedesse mio fratello Luigi,
lui che dice che noi stiamo bene
e poi racconta balle con gli amici
e sui preti dice quello che conviene.
E' vero, sono vestito di nero,
è vero, non ho fatto il militare
ma mio figlio chi lo vedrà arrivare
e quante campane a nozze dovrò suonare,
e quante campane a morte dovrò suonare?
La colazione fatta in fretta,
la messa delle 10, la gente che mi aspetta,
tirando fuori i guanti e l’anello dal cassetto
ho detto segretario che il discorso va riletto,
vorrei che mi vedesse mio padre falegname
coperto ora di oro e di merletto
senza una famiglia da sfamare
e tra le dita orgoglio e rispetto.
E' vero, sono vestito di viola
ma per questo quanti anni e quanti libri di scuola,
è vero, ho dovuto solcare il mare
e in quanti mari di politica ho dovuto nuotare
e in quanti mari di politica ho dovuto nuotare.
Ho l’aereo per la Svezia, no, non posso fare tardi
suona presto a quel cretino di rimettersi da parte
con questa palandrana in pieno ferragosto
sto sudando l’anima, sto sudando pure l'osso,
vorrei che mi vedesse la mia pupa Giovanna
che la notte mi conta le stelle,
mi conta i peli sopra il petto,
mi mette i brividi sulla pelle.
E' vero, sono vestito di rosso
ma per questo quanto sangue, quante lacrime mi porto addosso
è vero sono un porco e un fottuto, un dannato
e un trapasso all’inferno mi hanno già destinato,
e un trapasso all’inferno mi hanno già destinato,
e un trapasso all’inferno mi hanno già destinato,
e un trapasso all’inferno mi hanno già destinato.