CARO AMORE MIO
Anno: 1970
Gruppo: Europa Civiltà
Testo: Pino Tosca | Musica: Franco Condemi |Menu
Ricordi, tesoruccio, quando mi contemplavi
con i tuoi occhi grandi e il collo mi baciavi
ed io, grande imbecille, nei sogni m'immergevo
e con la spada in pugno e l'elmo mi vedevo.
e quando con calore, come adorassi un dio,
mi sussurravi dolce: "oh, caro amore mio".
Ricordi, principessa, i soldi che infilavi
nelle mie tasche rotte perché poi confidavi
a tutte le svampite del tuo bel circondario
che il tuo spiantato amor "è un rivoluzionario".
e quando dal balcone, prima di dirmi addio,
mi sussurravi dolce: "oh, caro amore mio".
Ricordi le mie scarpe sdrucite ed invecchiate
per tutti quei chilometri sotto le nevicate,
alla ricerca dei tuoi occhi d'allegria
che han consolato un dì la mia triste follia.
e quando io ridevo di santi, amici e Dio
perché mi sussurravi: "Oh, caro amore mio".
Ed anche se quei giorni per te non son più niente
e la mia faccia è persa tra i volti d'altra gente,
io voglio ricordare, io devo ricordare
l'ipocrisia farcita, per poi poter narrare
agli ostinati illusi del duro stampo mio
che un dì mi sussurravi: "oh, caro amore mio"
con i tuoi occhi grandi e il collo mi baciavi
ed io, grande imbecille, nei sogni m'immergevo
e con la spada in pugno e l'elmo mi vedevo.
e quando con calore, come adorassi un dio,
mi sussurravi dolce: "oh, caro amore mio".
Ricordi, principessa, i soldi che infilavi
nelle mie tasche rotte perché poi confidavi
a tutte le svampite del tuo bel circondario
che il tuo spiantato amor "è un rivoluzionario".
e quando dal balcone, prima di dirmi addio,
mi sussurravi dolce: "oh, caro amore mio".
Ricordi le mie scarpe sdrucite ed invecchiate
per tutti quei chilometri sotto le nevicate,
alla ricerca dei tuoi occhi d'allegria
che han consolato un dì la mia triste follia.
e quando io ridevo di santi, amici e Dio
perché mi sussurravi: "Oh, caro amore mio".
Ed anche se quei giorni per te non son più niente
e la mia faccia è persa tra i volti d'altra gente,
io voglio ricordare, io devo ricordare
l'ipocrisia farcita, per poi poter narrare
agli ostinati illusi del duro stampo mio
che un dì mi sussurravi: "oh, caro amore mio"