Rassegna Stampa

Hobbit – Di qui non si passa – recensione

Testata: CANTI RIBELLI

Data:31 luglio 2015

Tipologia: Recensione

Locazione in archivio

Stato:Solo testo
Locazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Cantiribelli,Cantiribelli 2015-07-31

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A cinque anni da “L’Impero contrattacca”, gli Hobbit tornano con un nuovo album in studio intitolato “Di qui non si passa”. Come raccontatoci da Lele, cantante e leader del gruppo, il nome del disco scaturisce da un’intuizione sul monte Pasubio, uno degli scenari più importanti della Prima Guerra Mondiale. Non a caso, per argomentazioni e temi affrontati, lo stesso Lele ha definito questo lavoro come il “più italiano” tra le produzioni del gruppo.
L’apertura dell’album è affidata al brano che da anche il titolo all’intero disco. “Di qui non si passa” è un pezzo rock, dalle sonorità decise e nette, interamente dedicato alla storia d’Italia e dei tanti italiani che ne hanno onorato la bandiera. Segue “L’alba che verrà” che scatta una triste istantanea sulla situazione attuale del nostro Paese, dai “ladri in parlamento” alla “cassa integrazione”: “svegliati Italia!” è il grido del gruppo perugino per scuotere l’intera nazione in vista di giorni migliori. La terza traccia del disco è “Vieni con noi”. Attraverso il racconto della solita routine settimanale, gli Hobbit ripropongono una delle loro storiche battaglie: la lotta alla droga e il desiderio di uno stile di vita non conforme, perennemente in trincea, in difesa di ben altri valori.

“Ancora qui” invece rappresenta una sorta di continuazione di “HL78” e merita un rapido approfondimento. E’ un brano che, sia per le tematiche che per le sonorità utilizzate, si distingue nettamente degli altri. L’attenzione questa volta è dedicata ai Cuori Neri, “giovani eroi di cui si è persa la memoria”. Nella nostra recente intervista a Lele, egli stesso ci ha confessato che si tratta di “una canzone che mi portavo dentro da anni, ma non è mai facile quando si parla di martiri, di giovani che hanno pagato con la vita il loro amore per la Patria”. Un brano quindi che non può lasciare indifferente ogni ascoltatore che conosce la storia di Carlo, Sergio, Nanni, Francesco,…

Si torna a parlare della nostra Nazione nel brano “Italia” per poi continuare con “Uomo seriale”, triste spaccato della gente comune schiava di droga, moda, tecnologia e apparenza. Il testo di “Scala a colori” invece è una simpatica ballata dedicata alle giovani donne italiane ancora legate a solidi valori e lontane, ad esempio, delle “donna alla moda” raccontate nell’album “Per la contea”. La celeberrima irriverenza degli Hobbit torna nel brano “Alto tasso alcolico”, uno dei più ritmati e coinvolgenti dell’intero disco, mentre “Ardite schiere” rappresenta un esperimento rock-folk più che riuscito, destinato a diventare un leitmotiv delle performance live del gruppo.

Pur trattandosi, come detto in precedenza, dell’album più legato all’Italia, la nona traccia “European brotherood” è dedicata al nostro Vecchio Continente. Musicalmente parlando è uno dei migliori brani di tutto il cd, il giusto mix tra le diverse sfumature di “Di qui non si passa”. Il punto centrale dell’intera composizione è l’idea di un’Europa diversa, che leghi le sue genti in base alla Tradizione e al sangue e non certo mediante una moneta che non ha niente a che fare con i Popoli. Tuttavia, come canta Lele nella dirompente e rocckettara “Per la Nazione”, ultima traccia del disco, “Non tutto è totalmente perduto” nonostante i tanti nemici del nostro continente.

In conclusione “Di qui non si passa” risulta essere una piacevole conferma dello stile e delle peculiarità che in circa venti anni di attività hanno contraddistinto il gruppo perugino. Registrato in modo impeccabile, questo lavoro non fa che confermare le qualità musicali dei singoli componenti del gruppo ed il lungo lavoro di rifinitura dei pezzi. Gli appassionati di rock nazionalista ed i fedelissimi degli Hobbit non possono non destinare la propria attenzione a questo nuovo prodotto discografico.


Gruppi citati

HOBBIT

Discografie:

MON CLAN ET LES MIENS