Gianluca Iannone: “Quando mi trovai di fianco quelli di Al Qaeda!”
Testata: IL GIORNALE OFF
Data:24 novembre 2017Autore: Laura Tecce
Tipologia: Intervista
Locazione in archivio
Stato:Solo testoLocazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Il Giornale Off,Il Giornale Off 2017-11-24
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Identità e appartenenza, pensiero e azione. Combat rock e impegno politico. Ispirazione futurista e orgoglio fiumano. ZetaZeroAlfa è questo e molto altro. Lo abbiamo chiesto a Gianluca Iannone, leader della band con all’attivo otto album e centinaia di concerti. Dal primo lavoro, La dittatura del sorriso del 1999, passando per Fronte dell’essere fino a Morimondo uscito nell’aprile di quest’anno, il filo conduttore è un’aperta critica alla globalizzazione, al turbocapitalismo, alla società dei consumi, alla felicità plastificata, all’omologazione. Le stesse, iconiche, copertine degli album ne danno un’idea. La formazione è la stessa da vent’anni, con Gianluca Iannone front man e autore di testi e l’entusiasmo pure, al ritmo di un concerto al mese. Prossimi appuntamenti il 2 dicembre a Milano e il 6 gennaio a Roma.
ZetaZeroAlfa è un gruppo rock ma anche una comunità, uno stile di vita
Assolutamente sì, la stessa CasaPound ha origine proprio dall’esperienza aggregativa della band, nasce sulle note di ZetaZeroAlfa, attorno alla quale si è creato nel tempo un movimento di uomini liberi e di idee forti, unito dalla passione comune e dagli stessi ideali. Un binomio imprescindibile. Esiste tutto un mondo che potremmo definire “sommerso” che ruota intorno: ci sono anche dei gruppi Rap che sono riconducibili e legati a CasaPound in modo diretto. Crediamo molto nel nostro progetto culturale come propulsore di valori. Attraverso la musica, la casa discografica, gli incontri culturali, i dibattiti, le presentazioni di libri presso le nostre sedi in tutta Italia, il quotidiano on line Il Primato Nazionale che da ottobre è diventato anche un mensile cartaceo e tutte le altre iniziative veicoliamo il nostro progetto. Che è una progetto di vita prima ancora che politico, è una visione, uno stile.
Mi hai parlato di “mondo sommerso”, in realtà in questo periodo di CasaPound si parla molto, anche nei media mainstream…
Tutti ne parlano, è vero, ma nella maggior parte dei casi ne parlano per “esorcizzarci” o per diffamarci, senza contraddittorio, con una punto di vista assolutamente unilaterale. Senza voler capire veramente quello che siamo, quello che facciamo e in che modo. Ad esempio si parla poco del fatto che abbiamo un nostro Nucleo di protezione civile ufficialmente riconosciuto, la Salamandra, costituito da volontari e con il quale siamo sempre in prima linea. Nato su impulso dell’esperienza fatta in Abruzzo, dove CasaPound Italia è stata presente fin dai primissimi giorni dopo il terremoto dell’aprile 2009 gestendo il campo di Poggio Picenze, ha la sede principale nella Capitale e nuclei in tutte le regioni italiane; abbiamo prestato soccorso agli alluvionati della Campania, del Veneto e ovviamente ad Amatrice, dove abbiamo partecipato alle operazioni di salvataggio tirando fuori dalle macerie due persone. Siamo stati anche ad Arquata per consegnare farmaci e a dare supporto medico alla popolazione, portiamo cibo, coperte e tutto ciò che è necessario. Ovviamente tutto questo è autofinanziato, come lo sono le centouno sedi – l’ultima delle quali è stata inaugurata a Genova – di CasaPound.
A proposito di Amatrice, che ne pensate di Sergio Pirozzi e della sua possibile candidatura a Governatore del Lazio?
Personalmente ci piace, abbiamo avuto di lavorarci durante la tragedia che ha colpito il suo paese, ma noi per la Regione Lazio abbiamo il nostro candidato Mauro Antonini. CasaPound ha una sua identità politica, ad Ostia abbiamo avuto un risultato importante (9,1% al primo turno, ndr), abbiamo consiglieri comunali a Lucca, a Grosseto, a Todi, a Isernia dove è stata eletta una ragazza di diciannove anni, Francesca Bruno. CasaPound è come il suo simbolo, la tartaruga, lentamente arriva. Alle prossime elezioni politiche contiamo di arrivare in Parlamento: con uno sbarramento al 3% l’impresa è possibile e potremmo anche ottenere venti deputati.
Ritorniamo a ZetaZeroAlfa. La band si forma a Roma nel 1997 ma avete suonato in tutto il mondo. Identitari sì ma con un respiro internazionale?
Abbiamo tenuto concerti in tutta Europa, dalla Spagna alla Finlandia. Siamo stati in Canada, in Argentina, in Thailandia e in moltissimi altri luoghi in giro per il mondo. Particolarmente significativo per noi è stato il live a Bangkok in sostegno del popolo Karen, minoranza etnica birmana – circa sei milioni di persone – in guerra da oltre 60 anni per resistere al tentativo di sterminio da parte della giunta militare del Myanmar. Sono stato nella giungla dove vivono, fra la Birmania e la Thailandia e ne ho conosciuto il comandante, in onore del quale abbiamo organizzato proprio mercoledì scorso nel mio ristorante a Roma, Angelino a via Capo d’Africa, una cena di solidarietà per raccogliere fondi.
Un episodio OFF della tua carriera -immagino che non siano mancati…
Ce ne sono tantissimi in effetti… Potrei definire veramente OFF le tre notti passate nel carcere di massima sicurezza a Sulmona nel 2001, per una rissa con dei contestatori dopo la nostra esibizione. Nello stesso carcere erano erano rinchiusi esponenti di Al Qaeda e della Sacra Corona Unita! Da questa esperienza abbiamo anche tratto un brano, contenuto nel disco Fronte dell’essere: Sulmona breakfast. Un altro episodio della nostra carriera che mi piace citare è il fatto che Enrico Montesano ha inserito delle nostre canzoni nei suoi spettacoli.