Intervista a Massimo Morsello
Testata: GROARRR
Data: settembre 1997Tipologia: Intervista
Locazione in archivio
Stato:Rivista completaLocazione: ACL-AS,RI02B-GROARR,05
Torna alla Rassegna Stampa
- Che differenza c’è tra Punto di non ritorno e le altre musicassette di musica alternative da te prodotte e qual è il significato del tuo ultimo album?
- Una differenza sostanziale è data dal fatto che io non mi sono mai considerato un cantautore di musica alternativa per avendo fatto delle canzoni in particolare d’area. Punto di non ritorno come disco in assoluto contiene tutta una serie di canzoni che trattano dei sentimentalismi di tipo personale che però solo la conseguenza d’una vita vissuta in un certo modo e poi culminata in una forzatura che è la lontananza dal proprio paese e che ha ispirato alcune canzoni. Punto di non ritorno possiede una bivalenza prima di tutto è una canzone dedicata ad Elio Di Scala che era un mio amico e camerata morto in uno scontro a fuoco durante una rapina, allo stesso tempo la canzone vale per definire quelle che sono le prese di posizione che richiedono in punto di non ritorno, ci sono delle cose che non sono condizionabili da scelte politiche da situazioni personali, ci sono due o tre cose su cui non si può tornare indietro e di cui si rende conto soltanto a Dio e in un certo senso se siamo credenti Dio ce ne rende merito.
- Tu sei considerato un cantautore maledetto come hai vissuto il tuo distacco da Roma e dall’Italia e quali sono stati i sentimenti più forti che hai provato quando sei partito?
- Io ho lasciato forzatamente Roma e l’Italia da quasi metà della mia vita perché ho quasi quarant’anni e sono circa vent’anni che sono lontano. Una certa forma di distacco che è un distacco esistenziale non c’è mai stato, nel senso che quello che fatto negli ultimi vent’anni non ha richiesto un’evasione di tipo ideale da quella che era la mia vita d’allora. Una certa nostalgia s’è mutata in curiosità, l’aver perso di vista delle cose normalissime, umane, del luogo, dei cibi che uno mangia, delle cose che uno mette, si è trasformato in semplice curiosità con cui riesco facilmente a convivere. Il fatto di aver cantato venti anni fa e di cantare adesso per me ha sempre presentato una condizione esistenziale il cantare storie, situazioni che quantomeno uno sentisse e vivesse, quindi quando mi ritrovo a cantare, si deve trattare di cose vissute. Questa può essere la differenza che mi definisce cantautore maledetto perché ho sempre detto e cantato delle verità che possono essere semplici o magari banali, anche al di fuori di una parte retorica che portava il nostro ambiente, in particolare ad essere promosso ad una classe eroica senza meriti, quindi è il cantare l’umano troppo umano che molto spesso fa parte della condizione delle perone come me e che vivono come me.
- Com’è nato il Morsello cantante?
- Avevo più o meno diciassette o diciotto anni, ma forse due o tre anni prima del mio impegno politico avevo scritto delle canzonette per delle ragazze di cui mi ero via via innamorato. A diciotto anni ho scritto per descrivere una situazione che mi aveva esaltato in maniera particolare e cioè gli incidenti di piazza contro il carovita, la canzone era Il battesimo del fuoco, che mi rese una grossa soddisfazione dal punto di vista di ricreare delle situazioni che avevo scoperto e vissuto in piazza circa questo battesimo, su questi incidenti con le forze dell’ordine.. poi una tira l’altra ed ecco Per me e la mia gente che voleva raccontare il modo in cui si viveva tra camerati. In quegli anni il fatto stesso che un gruppo anche se ristretto di persone apprezzasse e si ritrovasse in quello che scrivevo e cantavo.. le stesse sensazioni, mi ha invogliato a farlo ancora e a continuare negli anni.
- Una curiosità, a chi è dedicata Autostrada? Qual è il riferimento storico?
- Mi dispiace se sarò deludente, la canzone è dedicata ad un eroe semplice, un eroe che non ha asce che non ha spada, la persona in questione di chiamava Egidio De Mattia un uomo che nella sua semplicità e nella sua sintonia con il popolo dei contorni romani, per precisare Morlupo e di tutta la provincia romana , aveva creato pur da dentro un partito che non lo meritava assolutamente, un consenso che aveva portato il partito MSI in quegli anni ad essere il secondo o il primo alla pari merito con i partito della maggioranza di quei tempi. Direi che era la persona che aveva inventato un certo tipo di spettacoli, che poi gli erano stati tolti di mano da quelle che erano le gerarchie del MSI di allora. Inventò la musica alternativa, non la inventò nel senso che la praticasse, la inventò nel senso che vide nella musica alternativa, nei Campi Hobbit, una serie di iniziative molto popolari, molto sincere ed oneste, vedeva un mezzo di comunicazione più efficace di quella che era l’ortodossia del tempo come i manifesti e i volantini. Era un amico molto personale, sicuramente una persona con una geniale semplicità, una persona che aveva trovato una formula particolare di comunicazione; purtroppo la morte è giunta per lui prematuramente, pur essendo più grande di me, aveva solo quarant’anni quando è morto; portando i giornali di prima mattina si è addormentato mentre guidava la macchina in autostrada morendo sul colpo, con un altro camerata.
- In Italia c’è stato ultimamente un fiorire di gruppi musicali, hai seguito la scena o sei rimasto legato all’interiorità della tua musica?
- Forse dal punto di vista personale è più esatta la seconda ipotesi; pur affermando ciò, penso che una serie di gruppi totalmente inconciliabili da un punto di vista musicale con quel che faccio io, confermerebbero di aver trovato in me come individuo e non come cantautore, un aiuto un sostegno, perché sono stato favorevole ad iniziative di questo tipo, per un ambiente che lo merita più di altri (parlo degli ambienti a noi avversi) che della musica ne fanno un sentimentalismo iniziale e non continuativo. Nel nostro ambiente la musica anche se fatta con mezzi di fortuna e in maniera sporadica, ha sicuramente un valore più continuativo.
Più che la video cassetta d'un concerto di Massimo Morsello, questa è soprattutto la testimonianza d'una iniziativa trasversale a destra animata da un comitato che ha preso il nome appunto dall'album del cantautore romano, latitante ormai da sedici anni a causa di una condanna per reati politici. Il concerto altro non è che l'apice d'un dibattito sull'indulto e sulla legislazione di emergenza, che di fatto aumenta di un terzo la pena a chi sia stato condannato per terrorismo. Tutto ruotava attorno a un concerto da tenersi in diretta via satellite a Roma e a Milano. Malgrado dermi perquisizioni, intoppi burocratici intimidazioni, ingiustificati super spiegamenti di forze dell'ordine e provocazioni, l'iniziativa è stata portata a termine, anche se la proiezione è stata fatta in differita e in forma integrale solo a Milano.