Antica Tradizione "L'eternità del mito"
Testata: NON CONFORME
Data: Prim-Est 1999Autore: AR
Tipologia: Recensione
Locazione in archivio
Stato:Rivista completaLocazione: ACL-AS,RI02B-NON CONFORME,09
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ANTICA TRADIZIONE
"L'Eternità del Mito"
CD - 1999 Ferlandia Produzioni -
di AR
Il gruppo bolognese ha festeggiato l'arrivo dell'estate con il suo primo CD, che però già rappresenta l'opera della maturità. Infatti il suo esordio risale al '92 e senza essere stato molto presente sulla scena nazionale è stato rilanciato con la partecipazione al Tributo a Janus con il brano "Pescatore di sogni" che ha ampliato gli orizzonti del gruppo rinsaldandolo nella prospettiva di una più forte affermazione. Il CD, accompagnato da un curatissimo libretto "didattico", è il frutto di uno studio scrupoloso teso a rivitalizzare la memoria della trasmissione tradizionale. Ma non solo.
Accanto a brani molto belli come "Alla corte dei re", "Terra d'Irlanda" che, ispirati al Medioevo cavalleresco, stringono il cuore di nostalgia, accanto alle "visioni" di Ezra Pound, viaggiatore solitario, in "Provincia deserta" o "Ad Eleusi" splendida nel suo isolamento religioso e ad "Arjuna" che narra le vicende del Dio guerriero depositate nel poema Bhagavadgita, accompagnate da una musica (senza offesa) tipo sigla cartoon, ci sono una serie di brani-omaggio agli eroi dei nostri tempi.
Ascoltando i brani "L'ultimo degli eroi", "To Ezra" (eccellenti) e "Y.M." musicalmente meno bella delle prime due è tratta da una poesia del Giappone Imperiale e dedicata a Yukio Mishima, si può riflettere sulle straordinarie potenzialità umane che ha espresso quella temperie abbracciata dalle due guerre mondiali e che ci fa vedere in controluce l'altra metà (la nostra) del sec.XX. Del resto fu già l'aristocratico Tocqueville ad avvertirci con lucido realismo che in tempi di democrazia avremmo dovuto rinunciare alla grandezza per accontentarci di un benessere accompagnato dalla più generale mediocrità. Altre canzoni che meritano attenzione, soprattutto per le riflessioni che ispirano, sono "S. Carlos De Bariloche" e "Gente", liquidando forse con eccessiva severità "Legionaria", un po' retorica, passatista e con uno sgradevole ritornello. Venendo alle ultime due canzoni di cui vogliamo parlare c'è da dire al di là di considerazioni attuali e contingenti sull'amministrazione della giustizia in Italia e sulla mancanza di garanzie individuali in una democrazia "liberale", c'è da dire che la figura del capro espiatorio (persona che sconta le pene altrui) appare nel seno di una specifica tradizione religiosa e con una precisa funzione, espiatrice appunto, per un popolo estraneo da sempre alla civiltà giuridica romana, caratterizzata invece da una estrema tolleranza di fronte all'alterità. L'altra, infine, è l'unica canzone esistenziale del CD e che nasce, quindi, da un vissuto, da un'esperienza militante in seno a una comunità politica. "E' una canzone di rabbia, non di delusione" si legge nel libretto, e meno male! perché mentre la rabbia a volte è propulsiva e costruttiva, molto spesso la delusione è disfattista e nichilista (pericolo mortale). Insomma una canzone che mostra le controindicazioni di certi meccanismi psicologici che si mettono in moto nei gruppi umani coesi, spersonalizzanti e con forti motivazioni ideali.
Musicalmente il CD esibisce una discreta raffinatezza melodica sia vocale che di composizione, una forte presenza di tastiere con suoni sintetici e l'intervento parsimonioso di un flauto traverso.
Nella crisi ideale che sembra investire un certo ambiente giovanile e il suo modo di scrivere canzoni, proprio nel momento di massima produzione musicale; quando la retorica incomincia a stancare allora forse il richiamo all'Antica Tradizione e all'Eternità del Mito rimane un punto fermo.