Una canzone per i Vopos
Testata: testata sconosciuta
Data:14 aprile 1966Autore: Nato Martinori
Tipologia: Specifico
Locazione in archivio
Stato:CopiaLocazione: ASMA,RS2-0002,11
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MUSICA LEGGERA
UNA CANZONE PER I VOPOS
Sulle prime i "vopos" si guardarono fra di loro meravigliati. cosa faceva, quel giovanotto biondo chitarra a tracolla sulla torretta di fronte nella zona est? Forse i capitalisti avevano deciso di sostituire le sentinelle con i suonatori di mandolino? Poi la meraviglia si trasformò in imbarazzo. Fu quando afferrarono le prime parole di una canzonetta divulgata da una decina di altoparlanti. il ragazzo stava cantando di Berlino, della bella città senza pace, dei profughi e delle croci sul muro. Qualcuno puntò il binocolo per vederlo meglio, qualche altro faceva la ronda con l'arma in spalla si fermò a testa in su, il più ardito abbozzò pure un mezzo saluto con la mano. Poi arrivò uno in pastrano di cuoio, doveva essere un ufficiale, i militi scattarono sull'attenti urlò qualche frase e, per incanto, tutti fecero finta di niente. Come se ,la torretta-palcoscenico non esistesse neppure. Questo accadde il giorno di Natale del 1965 e quando lo racconta, a Leo Valeriano gli brìilano gli occhi di gioia. Tempo prima aveva composto quella cantata e a qualcuno era piaciuta, l'aveva presentata in un cabaret romano ed era stato subissato di applausi. Tra i frequentatori del locale vi era il presidente di una associazione italo-tedesca. Che ne direbbe di andarla a ripetere nel luogo che le è più congeniale a Berlino? Detto fatto, una settimana dopo il ragazzo manteneva fede alla promessa. E' stata l'esperienza più singolare da quando sono cantautore. E ormnai è passato qualche annetto Leo Valeriano appartiene alla generazione che non sa più di guerra, di resistenza, di vincitori e vinti E' un ragazzo di oggi che guarda al domani. Le esperienze, la gloria e la cronaca di avantieri le conosce per sentito dire. Non appena finito le scuole frequentò l'accademia artistica e in piccolo riuscì a conseguire qualche successo. Espose alcuni pezzi al Ca……… di via del Babuino ci fu chi gli disse che aveva stoffae certamente se avesse insistito sarebbe riuscito a quagliare parecchio.
Lui invece si fece prendere la mano e il cuore dall'attivismo politico. Si iscrisse ad un partito di sinistra, partecipò gogliardicamente alla vita di gruppo, diventò anche segretario di una cellula giovanile, ma alla fine si accorse che la libertà è un dono che non ha prezzo, che con la tessera in tasca e il distintivo all'occhiello si sentiva recluso. Piantò tutto, tirò un sospiro di sollievo, si imbarcò sul primo treno in partenza e raggiunse la Svizzera, dove riuscì a trovare lavoro come cartellonista. Di qui alla Germania il passo è breve. Da Basilea, dove stava, ci si arrivava con il tram. Batté in lungo e largo tutte le città dell'Ovest e quando i risparmi cominciarono a scarseggiare si impiegò nella Siemens. Sei mesi soli e poi via con un altro treno: destinazione Marsiglia. Qui era solito incontrarsi la sera con alcuni amici italiani in una osteria del porto. E quando la nostalgia di casa li prendeva un po' tutti, si faceva prestare una chitarra e attaccava qualche canzonetta strappalacrime. Ma perché non fai il cantante? gli consigliarono i compagni. Altro che andare in giro per il mondo senza arte né parte. Nacque allora il Valeriano cantautore. Rientrato a Roma prese contatti con alcune orchestrine, fece il solito apprendistato di ogni cantante che si rispetti, batté balere, sale da ballo e locali di ogni ordine. Poi seppe che Teddy Reno aveva bandito ad Ariccia il "Festival degli sconosciuti" e vi prese parte. il "talent scout" e triestino lo prese a ben volere.
E' un ragazzo a modo, non si monterebbe la testa neppure se gli cascassero addosso fior di bigliettoni da diecimila ed è dotato di quella timidezza che aprirebbe il cuore al più incallito dei diffidenti. Gli dette qualche consiglio, gli insegnò alcuni segreti del mestiere, lo presentò a un paio dì persone che la sanno lunga in fatto dì canzonette. A farla breve Leo Valeriano otteneva un contratto con la RCA. Come dire che il portone di bronzo dei trentatré giri cominciava a dischiudersi lentamente. In queste ultime settimane. Valeriano ha inciso tre dischi. Sono cantate che lui stesso compone e scrive. "Eri felice lo stesso", o la ballata di Feshter, è dedicata al ragazzo ucciso sul muro di Berlino. "La valigia" parla dell'odissea degli emigranti. "Mi hanno detto" è un succo di impressioni di un ragazzo sul mondo d'oggi. Sta preparando anche una canzone in collaborazione con Bruno Lauzi e recentemente gli è giunto un invito per alcune esibizioni in un cabaret alla moda di Milano. Non è, intendiamoci, il successo a piene mani. Non è il libretto in banca, l'attico in zona residenziale e la "Studebaker", giù al portone. Ma lui è felice lo stesso perché bada al successo duraturo e non a quello che ti volta le spalle tra una stagione e l'altra. E le giovanili passioni politiche? Leo Valeriano, non sta né a destra né a sinistra. E' un ragazza libero e ci tiene a restarlo. Più cara è la libertà e più le resta affezionato. Probabilmente, per questo riesce simpatico.
Nato Martinori