Tradizione di destra nella canzone politica
Testata: SECOLO D'ITALIA
Data:5 ottobre 1994Autore: Federico Gennaccari
Tipologia: Generico
Locazione in archivio
Stato:Smontato originaleLocazione: ASMA,RS2-0006,47
Torna alla Rassegna Stampa
Dagli Amici del Vento alla Compagnia dell’Anello ed a Leo Valeriano. Poco conosciuta la storia della musica alternativa degli anni Settanta.
L’Europeo ha assimilato arbitrariamente la musica skin a quella alternativa di destra che ha invece vita storicamente autonoma nei suoi testi, gruppi, cantautori.
Noi saremo in piedi, siamo Amici del Vento. La frase finale della canzone Amici del Vento, dell’omonimo gruppo milanese (composto da Carlo Venturino, il fratello Marco, Cristina Constantinescu, ed il presentatore Guido Giraudo, gruppo scioltosi con la morte di Carlo avvenuta in un incidente stradale nel Dicembre 1983) è senza dubbio la miglior risposta alla tesi musicale del "Niente estremismo, siamo al governo" avanzata qualche settimana fa sulle pagine dell’Europeo. "E così, ancora una volta la destra ufficiale ha finito col mettere al bando una delle poche esperienze musicali nate dal suo seno, com’era già accaduto, per esempio, con gli alternativi Figli del Vento o con i gruppi più radicali nati dall’ambito del Campi Hobbit. A loro modo, band-anti-sistema, dunque piuttosto allergiche ai compromessi ed al piccolo cabotaggio del sottogoverno" Leggere queste parole di Maurizio Bianchini sul settimanale della Rizzoli all’interno dell’articolo "Attenti ragazzi ora la destra ve le suonerà" dove si fa una martellata canora sulla destra, e sbellicarci dalle risate è stato tutt’uno, dopo di che ci sono tornate in mente le parole della canzone inno degli Amici del Vento (non sono mai esistiti i Figli del Vento, si tratta di un errore pubblicato su qualche libro e continuamente riproposto nonostante le precisazioni) Bianchini accomuna arbitrariamente la musica skin alla musica alternativa, ma i gruppi skin e non potrebbe essere altrimenti, come dimostrano sia i testi che le musiche. Completamente diverso il discorso sulla musica alternativa, musica suonata dai militanti del Fronte della Gioventù (Amici del Vento, ZPM, Compagnia dell’Anello, Fabrizio Marzi, Michele di Fiò e altri) che riproponevano, accompagnati da testi di rabbie e di lotta, di sentimento e di impegno, di scherno ironico, sarcastico, le musiche che più gli piacevano, spaziando come generi dal rock alle ballate, dalle musiche medievali a quelle della tradizione popolare.
Anche con le note si faceva politica.
Se uno non conosce le cose, perlomeno dovrebbe cercare di informarsi. Infatti Bianchini asserisce che la musica alternativa (la musica skin non è mai entrata nel nostro circuito in quanto ne ha uno proprio) sarebbe stata messa da parte. Peccato a noi non risulta. Forse Bianchini, è più informato di chi scrive? Non ci sembra. Altrimenti avrebbe saputo che tre giorni dopo la pubblicazione del suo articolo, ovvero sabato 17 settembre a Padova, in occasione della festa "Destra in campo" si sarebbe tenuto un concerto della Compagnia dell’Anello affiancata dai giovani Hyperborea. Ed un concerto di musica alternativa, anzi un megaconcerto (si sta preparando, qualcosa in grande con gli Zetapiemme, Leo Valeriano, Articolo 270 bis, Hyperborea ed il meglio delle canzoni degli Amici del Vento, Michele di Fiò e Compagnia dell’anello) si terrà a Salerno sabato prossimo in occasione della Festa Nazionale del Fronte della Gioventù ed al quale ovviamente invitiamo il collega Maurizio Bianchini. Quindi nessuna messa al bando, anche perché sarebbe veramente ridicolo bandire le canzoni militanti che hanno accompagnato la nostra storia negli ultimi vent’anni (la musica alternativa inizia nel 1974 con -Padova 17 giugno- del Gruppo Padovano di Protesta Nazionale in occasione dell’uccisione da parte delle Brigate Rosse dei militanti missini Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, mentre da sei - sette anni già si muoveva in ambito cabarettistico Leo Valeriano). Canzoni politiche poiché anche con le canzoni si faceva politica esprimendo ideali e sentimenti di lotta, di rabbia e di amore. Canzoni che non predicavano l’odio e la violenza (per intenderci, nessun incitamento tipo la Contessa di Paolo Pietrangeli, col suo ritornello " Compagni dai campi e dalle officine prendete le falci e portate il martello, scendiamo in piazza e picchiamo con quello " senza ricordare Pino Masi o altri cantautori duri dell’estrema sinistra)
Canzoni datate come in tantissimi casi, poiché molte erano canzoni di cronaca, strettamente legate a quegli anni. E difatti, per una ricostruzione degli anni Settanta, dei suoi scontri di piazza e dei suoi morti, ecco Incontro – Canto di galera – Nel suo nome – Uno sguardo al comunismo nel mondo con Budapest – Praga ’68 – Saigon – Afganistan. Le ballate satiriche di Zoocrazia – Giornalista di regime – Trama nera – Sunglasses Police’s Blues – La Ballata del compagno – Girotondo – Forchette nazionali. Accanto a queste troviamo le canzoni scritte dieci anni dopo _ Anni Settanta – Anni di porfido – Vecchio ribelle – Dialogo impossibile – Sulle nostre bandiere, le canzoni manifesto – Il domani appartiene a noi – Amici del vento , quelle tra amore e impegno - Occhi – Boia chi molla, e quelle legate ai problemi sociali e attuali ancora oggi, contro l’aborto, la disumanizzazione e la droga – Camice bianco – Lettera a un bambino mai nato – Ad un passo dal cielo c’è – Tre storie – Droga, per non parlare di quelle che si rifanno alla tradizione vandeana e sanfedista o quelle fantasy legate al mondo del Medioevo e di Tolkien – Terra di Thule – Gahel – Il contadino, il monaco, il guerriero, e tante altre) Canzoni da bandire queste? Ma per carità. Solo l’ipotesi di un giornalista de L’Europeo. Non sono canzoni di cui vergognarsi. Certo, se alcune sono ancora attuali, tante legate alla cronaca, sono state quindi sorpassate dagli eventi e dalla storia, che ha visto il crollo del comunismo e della partitocrazia, ma costituiscono il bagaglio che tutti i militanti di destra, dalla generazione dei ventenni a quella dei quarantenni, si portano appresso. E’ la storia in musica degli ultimi vent’anni della giovane destra, una destra che ha sempre guadato avanti e vi ha messo dentro tutti i valori, a partire della concezione spirituale della vita. Come ha ricordato Gianfranco Fini in un’intervista rilasciata a Giorgio Bocca: - Io credo che essere di destra sia una mentalità innata, una propensione congenita del conservatorismo, alla difesa dei valori antichi come la patria, la famiglia, l’onore, la fedeltà ed il rispetto della vita e la morte. Siamo contro l’aborto come lo è la chiesa, ma siamo contro il prolungamento artificiale, assurdo di una vita già spenta. Siamo per conservare il sentimento di appartenenza ad una comunità ad una patria, anche se non ci opponiamo ad una federazione europea. Siamo per il mercato, per la libera impresa, ma a misura d’uomo-
Canzoni specchio di quei valori, per cui nessun fantasma da cancellare, da nascondere, come vorrebbe insinuare Bianchini, e se i progressisti rilanciano e riscoprono Paolo Pietrangeli, a destra nessuno ha intenzione di celare la musica alternativa, termine in cui negli anni Settanta veniva chiamata la musica militante di destre, tutt’altro.
Un’ espressione di cultura popolare.
Musica alternativa che d’altronde, dovrebbe aver ormai trovato il suo posto nella storia della canzone politica italiana in quanto vera espressione di cultura popolare spesso tramandatisi a voce o mediante nastri registrati con mezzi casarecci o attraverso registrazioni di nastri duplicati decine e decine di volte. Ma è conosciuta la musica alternativa dagli addetti ai lavori? Si anche se spesso volutamentwe dimenticata. Nel corrente mese di ottobre e a novembre Torino sarà la capitale della canzone d’autore, ospitando una rassegna che va dagli anni ’60 agli anni ’90. La manifestazione alla cui realizzazione collaborano l’Università subalpina ed il Premio Grinzane Cavour, sarà coordinata dall’Associazione Salone del Libro di Torino. Fin qui nulla di speciale se non fosse per il fatto che in una sezione della rassegna verrà rappresentata la musica militante. A questo punto scatta la molla e siamo proprio curiosi di vedere se gli organizzatori vorranno fare veramente una cosa completa oppure useranno la solita partigianeria. In poche parole se ignoreranno o meno l'opera dei gruppi e dei cantautori della destra militante, canzoni di cui si sono occupati negli anni Settanta anche giornali come Panorama e L'espresso, repubblica, Il manifesto o storici dell canzone come Gianni Borgna, vedi il suo libre Il tempo della musica, o più recentemente il giornalista Giuseppe De Grassi, che qualche anno fa nel suo libro, Mille papaveri rossi, storia della canzone politica dal Settecento ad oggi, ha dedicato una decina di pagine alla musica alternativa.