Canzoni della memoria
Testata: SECOLO D'ITALIA
Data:24 maggio 1995Autore: Federico Gennaccari
Tipologia: Reportage concerto
Locazione in archivio
Stato:OriginaleLocazione: ACL-AS,MS2-EV-1995-04-29 PESCANTINO (VR),04
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Musica per riflettere, musica per evadere, musica per canatre, musica per ballare, ma sempre musica. Eh sì, sono tante le facce del mondo delle sette note. Questa volta non vogliamo parlare di Ambra o dei take That di Pino Daniele o di Giorgia, di renzo Arbore o Lucio Dalla, ma di un concerto particolare organizzato dal Fronte della Gioventù scaligero con i veronesi Zetapiemme e il milanese Marco Venturino degli Amici del Vento (il gruppo formato con il fratello Carlo, scomparso nel 1983) tenutosi nei giorni socrsi a Pescantina vicino Verona in occasione di Sergio Ramelli il giovane militante del Fronte della Gioventù morto nel capoluogo lombardo il 29 aprile 1975, dopo 47 giorni di coma in seguito ad un'aggressione a colpi di chiave inglese avvenuta sotto casa da parte di militanti di Avanguardia Operaia. Perché Verona? Perché nel capoluogo scaligero c'è da sette anni una via intitolata a Sergio Ramelli. Non è stato un vero e proprio concerto, anche perché la serata avava il titolo "La comunità si raccoglie e si racconta" per evidenziare l'incontro e le riflessioni dei ventenni degli anni '70 la generazione di Sergio Ramelli, e i ventenni di oggi impegnati di ieri e di oggi. Naturalmente, ricordando Ramelli, la prima canzone non poteva essere che "Sergio Ramelli" degli ZPM. Una canzone - cronaca come tante del repertorio sia della musica di destra che di sinistra che racconta l'aggressione ("Ma sotto casa davanti al portone
tiattendevan le botte, non ne immaginavi l'assurda ragione. E un colpo due colpi, altri colpi sul capo, finchè non furon certi di averti finito.. La morte di un tempo aveva la falce, la morte di oggi ha pure il martello, lasciò una sua firma su quel muro di calce, proprio di fronte al tuo cancello") e poi la morte dopo una lunghissima agonia(" Per 47 giorni una madre ha sperato e pregato accanto al letto del figlio morente, fino a quando il suo cuore ha ceduto, ma alla gente non importò niente") con la conclusione che ricorda il trattamento riservato ai morti di destra, morti di serie , mori scomodi ("Era morto un fascista, non valeva la pena guastarsi l'appetito, rovinarsi la cena. Era morto un fascista, andava in fretta sepolto, si aveva paura anche di un morto")
Un fastidio che poi si è riacutizzato nelò 1985, quando le rivelazioni di un terrorista hanno permesso di appurare la verità su quel delitto e di processare i responsabili (allora studenti della facoltà di medicina) per dieci anni rimasti ignoti. Fatto questo riportato nella canzone "Anni settanta " di Marco Venturino ("Me ne frego, te lo dico se la mano che ha ammazzato, oggi è un bravo professore, ce n'è uno anche deputato. L'assassino è un assassino anche quando chiede scusa, il perdono glielo lascio ma non è una partita chiusa. E fino a qundo in gola avrò la voce, smaschererò i ruffiani dal ricordo fugace") per ridare la giusta lettura a quelli che non furono anni formidabili ("La mia storia ha troppi nomi, troppi amici che hanno alsciato troppe macchie sull'asfalto, e dell'odio non m'importa un accidente, ma non riesco proprio a dire che non è successo niente .. Adesso tutti vogliono capire, si fruga la storia, si continua a mentire. I giornali complici, i giornali poetnti si erano sbagliati, adesso sono contenti. Ma le note di sangue non si possono fermare e i fantasmi di ieri non on merce da buttare").
Il quartetto di canzoni sui morti degli anni '70 accompagnato dalle riflessioni di Paolo, Ciro e un ragazzo di Firenze è stato completato da "Nel suo nome" degli Amici del Vento (la prima canzone del gruppo milanese scritta dopo la morte di Mikis Mantakas avvenuta due mesi prima di quella di Sergio Ramelli) e la bellissima "Dialogo impossibile" degli Zetapiemme, una canzone del 1988, in cui si immagina un dialogo tra il giovane Marco e il fratello, icciso in piazza durante gli anni '70. Un fratello si chaima Enrico, ma potrebbe chiamarsi Ugo, Carlo. Giuseppe, Virgilio, Stefano, Graziano, Sergio, Mario, Franco, Francesco, Alberto, Angelo o Paolo come coloro che sono caduti negli anni di piombo, vittime dell'odio e del furore. Un dialogo in cui Marco denuncia le proprie difficoltà a vivere dell'odio e del furore. Un dialogo in cui Marco denuncia le proprie difficoltà a vivere in maniera degna del fratello morto e gli chiede consiglio ("Non amdare, resta qui con me, ma non fissarmi, io mi vergogno un po'. Lo so che son cambiati i tempi, cosa posso fare, se tu fossi presente mi aiuteresti un po'.. Dimmi cosa fare per affrontare la realtà") e il fratello che lo rassicura e gli suggerisce cosa fare ("Fascista anni '70 non sempre era tornare, tranquilli in questa casa dove adesso siamo qui a parlare.. Io non ti chiedo di essere un eroe, io non ti chiedo di affrontare il tempo, ma una cosa sola ti domando: ricordati di me.. Vedi Marco, è difficile lo so, a volte esser coerenti non basta, però se tu combatti sempre, il tuo orgoglio troverà amore e fedeltà")
Un'occhiata al passato per affrontare più saggiamente il presente è stata fornita da "Sulle nostre bandiere" altra canzone degli Zetapiemme" del 1988 (pubblicata nella cassetta "Europea" del 1989) sulle situazioni vissute dalla destra negli ultimi 25 anni, situazioni positive e negative, gioie (poche) e dolori e difficoltà (tante) "fiumi di piogggia sulle nostre bandiere bagnate dal sangue di lacrime troppo sincere".
Inevitabile, dopo riflessioni e canzoni sull'essere come persone e sull'impego (canzoni: "Zen " degli ZPM, "Vecchio ribelle" e l'inedito "Gatto nero" di Marco Venturino; interventi di Ottavio, July, Lillo e Paolo) il riferimento alla caduta del comunismo e del muro di Berlino. Il simbolo per eccellenza, all'abbattimento del quale hanno contribuito tutti coloro che hanno sempre tenuto viva la fiamma dell'anticomunismo, anche se in minoranza, lontanp dai riflettori della ribalta, nell'angoletto dove venivano relegati tutti coloro che si professavano di destra, come ha sostenuto nel suo provocatorio, ma non troppo, intervento Guido Giraudo (il narratore dei concerti degli Amici del Vento) dal titolo "Io ha abbattuto il muro di Berlino" mentre Marco Venturino ha proposto "Berlino" altra canzone inedita. Hanno completato il concerto le canzoni "Canti assassini" e "Piccolo Attila" eseguite dagli ZPM e gli interventi di Elena e Michele