Fuori dal tunnel
Testata: CANDIDO
Data:26 novembre 1981Autore: Gianandrea Zagato
Tipologia: Intervista
Locazione in archivio
Stato:Smontato originaleLocazione: ACL-AS,MS2-EV-1981-11-07 MONZA,05
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INTERVISTA CON ENZO PASTORE E NEREO ZEPER
FUORI DAL TUNNEL
Da oltre cinque anni se si esclude Leo Valeriano e il gruppo Aquila II del Fronte Monarchico di Roma, l’area di destra sta vivendo il fenomeno della musica cosiddetta alternativa. Nel tempo vi sono stati mutamenti sia nelle musiche che nei testi, alcune volte con risultati positivi, altre meno, in ogni caso, la musica della giovane destra s’è imposta all’attenzione generale. Più volte, da queste colonne, ci siamo chiesti qual è la molla che spinge un giovane a tradurre in musica e parole le proprie aspirazioni, ansie ed emozioni. Spesso ci domandiamo dov’è diretta la musica alternativa, qual è il suo futuro. Sono queste alcune delle domande che abbiamo posto a Enzo Pastori, componente del gruppo “La Clessidra” che circa due anni fa ha inciso una musicassetta intitolata VIVI e il triestino Nereo Zeper, il cui esordio risale a 4 mesi fa in occasione di Campo Hobbit III con all’attivo una musicassetta intitolata “All’insegna del cerchio antico”. L’incontro con i due cantanti è avvenuto durante lo spettacolo organizzato dal Gruppo di Ricerca Ecologica di Monza al Teatro Villoresi: Il concerto ha visto anche la presenza del duo genovese “Eldar” che sarà prossimamente presentato su Candido Nuovo. Agli interessati ricordiamo che la cassetta Vivi! De “La Clessidra” è esaurita, mentre l’incisione di Nereo Zeper si può richiedere scrivendo al Fronte della Gioventù di Trieste.
- Com’è nata la tua attività di cantautore alternativo?
- Così per gioco: qualche anno addietro eravamo io e Massimo, l’altro componente de “La Clessidra” e suonavamo per noi e a qualche cena di amici canzoni di gruppi già affermati come la Compagnia dell’Anello, gli Amici del Vento. Poi ci venne chiesto di partecipare ad un concerto che avrebbe avuto luogo a Padova, nella nostra città, vi partecipammo con qualche canzone e da allora abbiamo suonato in numerose città da Bologna a Roma, da Genova a Monza. Vorrei rimarcare che abbiamo continuato anche per spronare altri giovani e sono tanti capaci di suonare e con una voce degna di nota, che però non hanno il coraggio di suonare per altri. A questi giovani abbiamo voluto dimostrare che con pochi mezzi e tanta volontà si può suonare per la nostra gente.
- Negli ultimi concerti “La Clessidra” si è presentata dimezzata, ridotta alla tua sola presenza, come mai?
- L’altro componente dopo l’incisione della nostra cassetta Vivi! Si è allontanato per diversi motivi dal nostro ambiente e quindi “La Clessidra” è rimasta dimezzata
- Dopo un periodo abbastanza lungo di tempo in cui svolgi questa attività di cantautore alternativo, sei in grado di tracciare un primo e sommario bilancio?
- Certo. Nel complesso il bilancio è positivo, in tutte le città centinaia di giovani si riuniscono per ascoltare la nostra musica: Dopo le canzoni di battaglia, che danno la carica, poco per volta stanno accettando e comprendendo anche altre canzoni d’autocritica, d’amore. Canzoni che invitano alla riflessione non meno che alla lotta.
- Come vedi in generale la situazione della musica alternativa?
- In modo positivo. Si prenda ad esempio il caso di Michele di Fiò che si può ascoltare ( e personalmente mi è capitato) sulle frequenze modulate delle emittenti libere: Questo è un passo da gigante in avanti.
- Si dice che la tua musica faccia il verso a quella di Angelo Branduardi, cosa ne pensi di tale affermazione?
- L’accostamento lo credo improprio. Non è che io e Branduardi ci accostiamo vicendevolmente, la realtà è che entrambi ci accostiamo alla tradizione della musica popolare, rinascimentale, con i suoi tipici stilemi armonici e melodici.
- Ritieni che il pubblico recepisca bene il tuo messaggio?
- Penso che musica di battaglia, ad esempio quella degli Amici del Vento, e musica di riflessione come la mia, vengono recepite insieme tranquillamente. L’importante è che si instauri un magico connubio fra chi si esibisce sul palcoscenico e chi sta in platea: quando ciò avviene entrambe le musiche trovano spazio.
- Le tue musiche sono un dolce rimembrare mentre ci sembra che trovino più spazio nel nostro ambiente le musiche di lotta, cosa ne pensi?
- Nell’arte diciamo che sono un romantico, il fatto che nella vita ho duramente combattuto ha fatto sì che nella musica sia struggente, malinconico, ma come ho precedentemente detto le due cose possono coesistere.
- A te non interessa il mezzo della musica alternativa come proiezione verso l’esterno? Non ti sembra di esprimere la particolare situazione psicologica di certi camerati che si trovano ad aver vissuto le esperienze degli anni Settanta in una fase di travaglio spirituale, di transizione?
Assolutamente no, non ho alcun stimolo a fare propaganda nelle mie canzoni, nessuna nota è propaganda. Non mi sono mai posto il problema se io sia il portavoce di un certo tipo di generazione o meno: avendo trent’anni sono il portavoce degli anni ’60. Comunque sia non mi pongo il problema non agisco per interpretare la mia generazione, la mia esigenza prima è interpretare me stesso nella peggiore delle accezioni, quella intimistica.
Quando parlo di camerati anni ’70 parlo di quelli che hanno visto il ’68
- Quando negli anni ’70 iniziavano a fare certe cose, io ero già stanco di farne altre
- Tempo fa hai polemizzato su “Linea” nei confronti del rock. Vorresti ricordare i termini di tale polemica?
- Io annetto molta importanza al discorso estetico, forse talvolta più del discorso ideologico. E sentendo la musica come la più profonda, la più stimolante delle arti, mi sono convinto che se bisognava fare un discorso estetico, bisognava farlo nei confronti della musica. La polemica nasce quindi in primo luogo dall’importanza che io annetto ai problemi estetici e poi in second’ordine all’importanza che io annetto alla musica nei confronti dell’estetica.
- Come vedi la musica alternativa al momento attuale e in prospettiva per il futuro
- Se c’è gente che ha voglia di ascoltare soprattutto i testi e le melodie, questo tipo di musica avrà un avvenire
- Come può un giovane di sinistra comprendere i tuoi brani dove parli di unità generazionale?
- E’ difficile spartire il mondo in due parti. Non so come potrebbe reagire un giovane di sinistra di fronte a testo come “Storie di eroi”
- Progetti futuri?
- Una cassetta fatta con sistemi diversi da quelli attuali. Nella prima cassetta, le cui vendite sono andate abbastanza bene, ho avuto lacune a livello locale, non ho dato ciò che sul palco riesco a dare, mancavo di spontaneità. Quindi sarà un lavoro senza sovraincisioni.
- A cura di Gianandrea Zagato e Enzo Damiani