ALL'ARMI! (Rossetti)
Anno: 1831
Gruppo:
Testo: Dante Gabriele RossettiMusica: (Anonimo)
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Fratelli, all'armi, all'armi !
La patria ci chiamò :
Con gli eccitanti carmi
Anch'io fra voi verrò.
Nutrito dalle brine
Del bellico sudor,
Mi si rinverde al crine
L'inaridito allòr.
Andiam, che Daci e Goti
Farem caderci al pie !
No, fra Spartani e Iloti
Dubbio il trofeo non è.
Che fia quel reo drappello
Ch'or v'osa cimentar?
Fia gregge che '1 macello
Sen viene ad incontrar.
Gelido fia qual ghiaccio
In faccia al nostro ardor ;
Che non ha forza il braccio
Se non gli vien dal cor.
Pei figli della gloria
Nemici a servitù,
La pugna e la vittoria
Diversa mai non fu.
Dei nostri brandi al lampo
L'Europa arriderà :
La via che mena al campo
È via d'eternità.
E' bella ancor la morte
Sul letto dell'onor :
Chi sa cader da forte
È pari al vincitor ;
E s'ei rimane oppresso
Campion di libertà,
Del vincitore istesso
Più grande allor si fa.
Quel servo gregge indegno
A che fra noi piombò?
Sappiam con qual disegno
I boschi suoi lasciò.
Ah, che l'udir già parmi
Tra l'Unno ed il Teuton,
Commisto al suon dell'armi
Delle catene il suon !
Trema, servil coorte
Che vendi il sangue ai re ,
Le stesse tue ritorte
T'allacceremo al pie.
La mèsse che fiorita
I campi ingombrerà.
Del sangue tuo nutrita
Più grata a noi sarà.
Trema ! L'Italia intera
Alto giurar s'udì :
— Di tirannia straniera
.Questo è l'estremo dì. —
La patria ci chiamò :
Con gli eccitanti carmi
Anch'io fra voi verrò.
Nutrito dalle brine
Del bellico sudor,
Mi si rinverde al crine
L'inaridito allòr.
Andiam, che Daci e Goti
Farem caderci al pie !
No, fra Spartani e Iloti
Dubbio il trofeo non è.
Che fia quel reo drappello
Ch'or v'osa cimentar?
Fia gregge che '1 macello
Sen viene ad incontrar.
Gelido fia qual ghiaccio
In faccia al nostro ardor ;
Che non ha forza il braccio
Se non gli vien dal cor.
Pei figli della gloria
Nemici a servitù,
La pugna e la vittoria
Diversa mai non fu.
Dei nostri brandi al lampo
L'Europa arriderà :
La via che mena al campo
È via d'eternità.
E' bella ancor la morte
Sul letto dell'onor :
Chi sa cader da forte
È pari al vincitor ;
E s'ei rimane oppresso
Campion di libertà,
Del vincitore istesso
Più grande allor si fa.
Quel servo gregge indegno
A che fra noi piombò?
Sappiam con qual disegno
I boschi suoi lasciò.
Ah, che l'udir già parmi
Tra l'Unno ed il Teuton,
Commisto al suon dell'armi
Delle catene il suon !
Trema, servil coorte
Che vendi il sangue ai re ,
Le stesse tue ritorte
T'allacceremo al pie.
La mèsse che fiorita
I campi ingombrerà.
Del sangue tuo nutrita
Più grata a noi sarà.
Trema ! L'Italia intera
Alto giurar s'udì :
— Di tirannia straniera
.Questo è l'estremo dì. —
Note
Il 1831, che vide Modena insorta, e lo Stato del Papa quasi interamente guadagnato alla causa della rivoluzione nazionale affermatasi il 26 febbraio a Bologna nell'assemblea dei deputati delle città libere d'Italia dalla quale usciva il decreto che statuiva la decadenza del potere temporale, inspirò la musa patriottica di Gabriele Rossetti. Il suo canto L'anno 1831 è uno dei più belli che vanti la letteratura italiana del secolo XIX. Incomincia coi versi :Su, brandisci la lancia di guerra.
Squassa in fronte quell'elmo piumato.
Scendi in campo, ministro del fato!
Oh, quai cose s'aspettan da te!
Non ebbe però la diffusione dell'inno All'Armi! che qui si pubblica, e il quale, distribuito clandestinamente, fu cantato come inno di guerra per tutto il 1831 e fu anche negli anni appresso molto popolare.
(da “Inni di Guerra e Canti Patriottici del popolo italiano” Ed. Risorgimento, Milano,1915)