L'INNO DELL'ALBERO DELLA LIBERTA'
Anno: 1800
Gruppo:
Testo e musica: (Anonimo)Menu
Or ch'innalzato è l'albero
S'abbassino i tiranni ;
Dai suoi superbi scanni
Scenda la nobiltà.
Un dolce amor di patria
S'accenda in questi lidi;
Formiam comuni i gridi ;
Viva la libertà !
L'indegno aristocratico
Non osi alzar la testa :
Se l'alza, allor la festa
Tragica si farà.
Un dolce amor di patria
S'accenda in questi lidi ;
Formiam comuni i gridi ;
Viva la libertà !
Già reso uguale e libero
Ma suddito alla legge,
È il popolo che regge :
Sovrano ei sol sarà-
Un dolce amor di patria
S'accenda in questi lidi ;
Formiam comuni i gridi ;
Viva la libertà !
Sul torbido Danubio
Penda l'austriaca spada :
Nell'Itala contrada •
Mai più lampeggerà.
Un dolce amor di patria
S'accenda in questi lidi;
Formiam comuni i gridi ;
Viva la libertà !
S'abbassino i tiranni ;
Dai suoi superbi scanni
Scenda la nobiltà.
Un dolce amor di patria
S'accenda in questi lidi;
Formiam comuni i gridi ;
Viva la libertà !
L'indegno aristocratico
Non osi alzar la testa :
Se l'alza, allor la festa
Tragica si farà.
Un dolce amor di patria
S'accenda in questi lidi ;
Formiam comuni i gridi ;
Viva la libertà !
Già reso uguale e libero
Ma suddito alla legge,
È il popolo che regge :
Sovrano ei sol sarà-
Un dolce amor di patria
S'accenda in questi lidi ;
Formiam comuni i gridi ;
Viva la libertà !
Sul torbido Danubio
Penda l'austriaca spada :
Nell'Itala contrada •
Mai più lampeggerà.
Un dolce amor di patria
S'accenda in questi lidi;
Formiam comuni i gridi ;
Viva la libertà !
Note
E', insieme con la Marsigliese, la Carmagnola, il Qa ira, importati dagli eserciti repubblicani di Francia, l'inno dell'aurora del pensiero nazionale italiano. Gli inni francesi furono cantati intorno agli alberi della libertà, eretti negli anni 1796-99 nelle piazze cittadine, prima nella loro dizione originale, poi in curiose traduzioni e riduzioni. Il Qa ira italiano, per esempio, suonava così ;Ah, ga ira, ga ira, ga ira. / Il patriottismo risponderà. / Senza temere né ferro né fuoco / Gl'Italiani sempre vinceran. / Ah, ga ira, ga ira, ga ira!
Non tardò molto che i patrioti sentirono il bisogno di un inno proprio e così sorse dal seno del popolo l’Inno dell'Albero, che fece dimenticare gli inni francesi ; la sua musica era solenne, piena di una religiosa dolcezza. Giuseppe Mazzini lo ebbe carissimo e a Londra, nei lunghi anni d'esilio, amava canticchiarlo sovente, accompagnandosi con la chitarra. Un altro Inno dell'Albero, detto della Repubblica Partenopea, fu musicato dal Cimarosa su parole di Luigi Rossi ; diceva :
Bella Italia, ormai ti desia, / Italiani all'armi, all'armi : / Altra sorte ormai non resta / Che di vincere, o morir.
Ecco l’lnno dell'Albero della Libertà, che è tutto informato allo spirito dei tempi e tradisce la sua origine giacobina.
(da “Inni di Guerra e Canti Patriottici del popolo italiano” Ed. Risorgimento, Milano,1915)