Canzoni

PARTIRÒ PARTIRÒ

Anno: 1800

Gruppo:

Testo e musica: (Anonimo)

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Partirò, partirò, partir bisogna
Dove comanderà 'l nostro sovrano ;
Chi prenderà la strada di Bologna,
E chi anderà a Parigi e chi a Milano.

Ah, che partenza amara,
Gigina cara, mi convien fare.
Vado alla guerra, spero di tornare.

Se il nostro Imperator ce lo comanda,
Ci batteremo e finirem la vita ;
Al rullo de' tamburi, a sunn di banda
Farem dal mondo l'ultima partita.

Ah che partenza amara,
Gigia mia cara, Gigia mia bella ;
Di me più non avrai forse novella.

Note

E uno dei più antichi canti popolari italiani e come il precedente rimonta a più di un secolo fa, al tempo delle guerre napoleoniche, quando la nostra gioventù, disusata al mestiere delle armi da una secolare tradizione di mollezza, di vigliaccheria e di servaggio, fu restituita dal Capitano corso alla virtù militare, rigeneratrice dei costumi e madre di libertà. Vi è in queste strofe un accento di sconforto e di amarezza caratteristico : si sente il dolore del distacco dal paese adorato, dalla
famiglia mai prima di allora abbandonata, distacco non confortato da un'idea superiore che potesse fare accettare di buon animo il sacrifizio, né dal miraggio di una patria grande, forte e libera. Militando con Napoleone, all'ombra della bandiera tricolore (verde, bianco, rosso) che
il gran condottiero aveva già trovata adottata dai patrioti al suo ingresso in Milano nel 1796, i soldati italiani compirono prodigi di valore, entrarono due volte trionfalmente in Vienna, si coprirono di gloria in Spagna e Russia, acquistarono la coscienza del proprio valore. Partiti con rammarico per le guerre napoleoniche, tornati tristemente in patria dopo la caduta del gigante, furono i veterani di Napoleone che conservarono gelosamente il culto della tricolore bandiera e la innalzarono nei movimenti del 1821 e del 1831 segnacolo di rigenerazione nazionale. E noto che gli ufficiali e i soldati italiani di Napoleone appartennero a centinaia alla Carboneria e alle altre società segrete politiche e furono sempre tra i più fedeli e ardenti seguaci delle idee di indipendenza e di libertà dell'Italia. Questa canzone fu popolarissima e venne ripetuta con lievi varianti anche nelle guerre del 1848, del 1849 e del 1859.

(da “Inni di Guerra e Canti Patriottici del popolo italiano” Ed. Risorgimento, Milano,1915)