ALLA BRIGATA PINEROLO
Anno: 1918
Gruppo:
Testo: Francesco SaporiMenu
Presentiamo le armi,
uno e mille al comando
II Generale, le pupille aguzze
figge sopra l'ugnale
distesa delle squadre :
aguzze tra le aguzze baionette.
Il sole infiamma
una selva d'argento:
cornice azzurra azzurra,
tempo bello.
Soldati,
non parla il comandante
giusto e tremendo,
oggi, ma il padre vostro.
Pallido immobile,
il volto par baciato dalla morte.
« La fede, l'armi, la trincea,
tutto con voi portaste
avanti dal mare pel piano,
avanti dal mare sul monte.
Selz? Gloria vostra.
Gloria vostra Sei Busi.
Fanti, com'eravate
pronti a rintuzzar la strage
sul Nad Logem brullo calcare,
nei boschetto resinoso
di San Grado! Poi sul Veliki
duro poggiaste il piede.
Vostro padre e camerata,
saluto in voi l'aurora,
un'altra aurora italica,
rossa come la terra
del Carso, come il sangue
che l'anima d'Italia
grande in voi serra.
C'è chi dorme sotto il sasso
che fu suo, c'è chi riposa
col ginepro aspro.
Gloria ai vivi, pace ai morti,
O gran luce del trapasso!
Morti? Non del tutto morti.
Dopo morti, ecco, risorti.
Pace? Guerra a che l'ingiusto
mio nemico a poco a poco
pieghi rotto; se ne vada
lungi l'ibrida masnada:
nostra torni la nostra contrada. »
Gagliarda voce è questa,
e impera. L'occhio fisso
sembra che arda.
Generale, chi ti guarda?
Chi t'ascolta? I Reggimenti
non più integri, né a festa
soli parati; rotte pendono
le divise grigioverdi,
lorde, a brani.
Non bandiere, non fanfare,
non lucenti sciabole.
C'è quel solo luccichio,
alte, erette, brulicanti,
cento e cento baionette.
Rossonero, son fatidici
i colori che dal sangue,
dalla morte nacquero.
'Non vi scorda, non vi scorda
il nemico che una volta
vi scontrò per le trincere.
Vecchia insegna e forza nuova,
vinci tu, sbaraglia, a schiere
stringi e sgomina
il nemico barbaro.
Mira: è scosso, è frusto, un cane
che arretrando morde.
O spettacolo di gloria!
Fin san Giorgio cavaliere
è disceso dal cavallo,
s'è fatto fuciliere:
lo vogliam nella Brigata.
Pel bastone e per la corda,
l'esilio ed il martirio,
tutto il pianto eh'è nei secoli,
rossonero irrompi e vendica.
rossonero avvampa e schianta
più che puoi.
Gloria ai vivi, pace ai morti.
Alto, e avanti, Generale,
fin che tutti i porti
nostri avrem ripresi. E Roma
suoni eccelsa pel mondo.
O Brigata, Brigata
del sangue e della morte,
che non conosci la paura,
tu qual fosti sarai forte,
italica aurora
rossa come la terra
del Carso, come il sangue
che l'anima d'Italia
grande in te serra,
Ciascun fiero di te
con te sfida la sorte.
Non c'è al mondo medaglia
che valga il rossonero
del sangue e della morte.
uno e mille al comando
II Generale, le pupille aguzze
figge sopra l'ugnale
distesa delle squadre :
aguzze tra le aguzze baionette.
Il sole infiamma
una selva d'argento:
cornice azzurra azzurra,
tempo bello.
Soldati,
non parla il comandante
giusto e tremendo,
oggi, ma il padre vostro.
Pallido immobile,
il volto par baciato dalla morte.
« La fede, l'armi, la trincea,
tutto con voi portaste
avanti dal mare pel piano,
avanti dal mare sul monte.
Selz? Gloria vostra.
Gloria vostra Sei Busi.
Fanti, com'eravate
pronti a rintuzzar la strage
sul Nad Logem brullo calcare,
nei boschetto resinoso
di San Grado! Poi sul Veliki
duro poggiaste il piede.
Vostro padre e camerata,
saluto in voi l'aurora,
un'altra aurora italica,
rossa come la terra
del Carso, come il sangue
che l'anima d'Italia
grande in voi serra.
C'è chi dorme sotto il sasso
che fu suo, c'è chi riposa
col ginepro aspro.
Gloria ai vivi, pace ai morti,
O gran luce del trapasso!
Morti? Non del tutto morti.
Dopo morti, ecco, risorti.
Pace? Guerra a che l'ingiusto
mio nemico a poco a poco
pieghi rotto; se ne vada
lungi l'ibrida masnada:
nostra torni la nostra contrada. »
Gagliarda voce è questa,
e impera. L'occhio fisso
sembra che arda.
Generale, chi ti guarda?
Chi t'ascolta? I Reggimenti
non più integri, né a festa
soli parati; rotte pendono
le divise grigioverdi,
lorde, a brani.
Non bandiere, non fanfare,
non lucenti sciabole.
C'è quel solo luccichio,
alte, erette, brulicanti,
cento e cento baionette.
Rossonero, son fatidici
i colori che dal sangue,
dalla morte nacquero.
'Non vi scorda, non vi scorda
il nemico che una volta
vi scontrò per le trincere.
Vecchia insegna e forza nuova,
vinci tu, sbaraglia, a schiere
stringi e sgomina
il nemico barbaro.
Mira: è scosso, è frusto, un cane
che arretrando morde.
O spettacolo di gloria!
Fin san Giorgio cavaliere
è disceso dal cavallo,
s'è fatto fuciliere:
lo vogliam nella Brigata.
Pel bastone e per la corda,
l'esilio ed il martirio,
tutto il pianto eh'è nei secoli,
rossonero irrompi e vendica.
rossonero avvampa e schianta
più che puoi.
Gloria ai vivi, pace ai morti.
Alto, e avanti, Generale,
fin che tutti i porti
nostri avrem ripresi. E Roma
suoni eccelsa pel mondo.
O Brigata, Brigata
del sangue e della morte,
che non conosci la paura,
tu qual fosti sarai forte,
italica aurora
rossa come la terra
del Carso, come il sangue
che l'anima d'Italia
grande in te serra,
Ciascun fiero di te
con te sfida la sorte.
Non c'è al mondo medaglia
che valga il rossonero
del sangue e della morte.