INNO A TRIPOLI ITALIANA
Anno: 1911
Gruppo:
Testo: Lorenzo ChiossoMusica: Ermenegildo Carosio
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Da le Sicule spiagge ridenti
il suo voi ecco un'aquila innalza;
re l'azzurro infinito una balza
l'infallibil suo sguardo scrutò.
L'ampio mare su l'ali frementi
essa varca nel cielo vermiglio:
su una terra il suo indomito
artiglio il vessil di Vittoria piantò.
E d'Italiche antenne rostrate
lunga schiera il fulmineo volo
han seguito, e sul Ubico suolo
il tuonar de' suoi bronzi s'udì.
Ottaviano ed Antonio (ombre irate)
esultaron ne l'aria commossa:
e a quel rombo, Caton le sue ossa
al fin fremer d'orgoglio sentì.
Salve Italia !.. li destino di Roma
è destino d'impero e di gloria:
egli è eterno qual Diol la Vittoria
era bacia il tuo santo vessil.
Tu d'alloro ricingi la chioma,
che or ritorni dei Cesari donna;
con la nuova rostrata colonna
gridi al mondo: NON PIÙ SERVA UMÌLI
Tu di Tripoli al barbaro impero
detterai le tue leggi civili;
di viltà, d acquescenze servili
il millenio nefasto passò.
Gran Regina !.. or del giusto, del vero,
quella fiaccola a l'Arabe genti
ecco mostri che un dì, ferma ai venti,
sopra l'orbe universo brillo.
il suo voi ecco un'aquila innalza;
re l'azzurro infinito una balza
l'infallibil suo sguardo scrutò.
L'ampio mare su l'ali frementi
essa varca nel cielo vermiglio:
su una terra il suo indomito
artiglio il vessil di Vittoria piantò.
E d'Italiche antenne rostrate
lunga schiera il fulmineo volo
han seguito, e sul Ubico suolo
il tuonar de' suoi bronzi s'udì.
Ottaviano ed Antonio (ombre irate)
esultaron ne l'aria commossa:
e a quel rombo, Caton le sue ossa
al fin fremer d'orgoglio sentì.
Salve Italia !.. li destino di Roma
è destino d'impero e di gloria:
egli è eterno qual Diol la Vittoria
era bacia il tuo santo vessil.
Tu d'alloro ricingi la chioma,
che or ritorni dei Cesari donna;
con la nuova rostrata colonna
gridi al mondo: NON PIÙ SERVA UMÌLI
Tu di Tripoli al barbaro impero
detterai le tue leggi civili;
di viltà, d acquescenze servili
il millenio nefasto passò.
Gran Regina !.. or del giusto, del vero,
quella fiaccola a l'Arabe genti
ecco mostri che un dì, ferma ai venti,
sopra l'orbe universo brillo.