PRIMA MARCIA ALPINA
Anno: 1918
Gruppo:
Testo: Piero JahierMenu
Uno per uno,
bastone alla mano,
e alla salita cantiamo.
Se chiedi le reni rotte alla mina,
se chiedi il polso della gravina,
se chiedi il ginocchio piegato a salire,
se chiedi l'amore pronto a patire:
son io, l'alpino, rispondiamo,
e all'adunata corriamo.
Ma la montagna, alpino, è franata,
ma la tua tenda, alpino, è sparita:
alpino, tutta l'acqua è seccata,
alpino, il vetrato gela le dita;
ma la tua penna è folgorata.
ma la gran notte di nebbia è sparita.
***
Uno per uno,
corda alla mano,
dove non si passa, passiamo.
E la balma di roccia si ricoprirà
e l'acqua di neve ci disseterà;
la penna il fulmine domesticherà,
la nebbia il sole l'avvamperà
quando l'alpino passerà.
***
Uno per uno,
zaino alla mano,
e nei riposi ci contiamo.
Alpino, tu sei passato,
ma il compagno che manca è ferito,
la mitraglia l'ha arrivato.
dalla corda l'ha distaccato,
nella gola l'ha tranghiottito.
Dove sei, compagno caro,
al paese dovevi tornare:
se qualcuno lo potrà rivedere,
gliene chiederà la tua mare.
Ma non sei stalo abbandonato,
ma ti veniamo a ritrovare,
Sei il nostro ferito:
ti riprendiamo
e al paese ti riportiamo.
Tutti per uno.
mano alla mano :
dove si muore, discendiamo.
***
Tutti per uno,
mano alla mano:
dove si muore, discendiamo.
Ma il tuo compagno, alpino, è spirato,
al paese non può ritornare;
ma il suo lamento è dileguato,
non ti chiama più a ritrovare.
Sulla cóltrice del nevato
resterà solo a riposare.
Dove sei, compagno caro?
Tu al paese non puoi ritornare?...
Ma non sei stato abbandonato,
ma ti veniamo a ritrovare.
Il viso bianco gli rasciughiamo,
il corpo tronco ricomponiamo.
È il nostro morto:
ce lo ricomponiamo,
alla patria lo riportiamo.
Uno per uno,
fucile alla mano,
e lo vendichiamo.
bastone alla mano,
e alla salita cantiamo.
Se chiedi le reni rotte alla mina,
se chiedi il polso della gravina,
se chiedi il ginocchio piegato a salire,
se chiedi l'amore pronto a patire:
son io, l'alpino, rispondiamo,
e all'adunata corriamo.
Ma la montagna, alpino, è franata,
ma la tua tenda, alpino, è sparita:
alpino, tutta l'acqua è seccata,
alpino, il vetrato gela le dita;
ma la tua penna è folgorata.
ma la gran notte di nebbia è sparita.
***
Uno per uno,
corda alla mano,
dove non si passa, passiamo.
E la balma di roccia si ricoprirà
e l'acqua di neve ci disseterà;
la penna il fulmine domesticherà,
la nebbia il sole l'avvamperà
quando l'alpino passerà.
***
Uno per uno,
zaino alla mano,
e nei riposi ci contiamo.
Alpino, tu sei passato,
ma il compagno che manca è ferito,
la mitraglia l'ha arrivato.
dalla corda l'ha distaccato,
nella gola l'ha tranghiottito.
Dove sei, compagno caro,
al paese dovevi tornare:
se qualcuno lo potrà rivedere,
gliene chiederà la tua mare.
Ma non sei stalo abbandonato,
ma ti veniamo a ritrovare,
Sei il nostro ferito:
ti riprendiamo
e al paese ti riportiamo.
Tutti per uno.
mano alla mano :
dove si muore, discendiamo.
***
Tutti per uno,
mano alla mano:
dove si muore, discendiamo.
Ma il tuo compagno, alpino, è spirato,
al paese non può ritornare;
ma il suo lamento è dileguato,
non ti chiama più a ritrovare.
Sulla cóltrice del nevato
resterà solo a riposare.
Dove sei, compagno caro?
Tu al paese non puoi ritornare?...
Ma non sei stato abbandonato,
ma ti veniamo a ritrovare.
Il viso bianco gli rasciughiamo,
il corpo tronco ricomponiamo.
È il nostro morto:
ce lo ricomponiamo,
alla patria lo riportiamo.
Uno per uno,
fucile alla mano,
e lo vendichiamo.