LA LEGGENDA DEL FASCIO
Anno: 1920
Gruppo:
Testo: (Anonimo)Musica: E. A. Mario
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L’Italia mormorava triste ed umile al passaggio
dei cenci rossi d’ogni Primo Maggio;
marciava il bolscevismo per spezzare ogni barriera,
per togliere alla Patria ogni frontiera;
volean gettare la fame e il disonore,
abbandonar l’Italia all’oppressore,
prometter e ubriacar le menti insane;
si udiva intanto, con menzogna infame,
era un linguaggio falso turpe e nero…
l’Italia mormorò: “Peggio dello straniero!”.
Ma giunse la riscossa, spiegò tutte le ali al vento,
e conquistò la piazza in un momento.
Ah! Quanta gente ha viste scappar via tremanti tutti
gli eroi dell’anarchia, gran farabutti!
Fascisti ovunque, sorti d’ogni terra:
giovani, vecchi e reduci di guerra!
Per la gran Madre Italia con furore,
schiacciavan le bestiacce che il terrore
spandevan per smorzar le loro brame:
ma il Fascio comandò: “Le bestie nelle tane!”.
E rintanò il nemico senza un’ombra di decoro
nelle già dette “Camer di Lavoro”,
vedevasi punito, ma di là voleva ancora
tramare ed imperare come allora…
“Fascisti, a noi!”, fu il grido di battaglia,
né tregua né pietà per la canaglia!
Si vide allor la vampa giustiziera
distruggere la teppa rossa e nera;
e disse il Fascio al colmo dell’ebbrezza:
“Figli d’Italia, su! Cantate “Giovinezza!”!”.
dei cenci rossi d’ogni Primo Maggio;
marciava il bolscevismo per spezzare ogni barriera,
per togliere alla Patria ogni frontiera;
volean gettare la fame e il disonore,
abbandonar l’Italia all’oppressore,
prometter e ubriacar le menti insane;
si udiva intanto, con menzogna infame,
era un linguaggio falso turpe e nero…
l’Italia mormorò: “Peggio dello straniero!”.
Ma giunse la riscossa, spiegò tutte le ali al vento,
e conquistò la piazza in un momento.
Ah! Quanta gente ha viste scappar via tremanti tutti
gli eroi dell’anarchia, gran farabutti!
Fascisti ovunque, sorti d’ogni terra:
giovani, vecchi e reduci di guerra!
Per la gran Madre Italia con furore,
schiacciavan le bestiacce che il terrore
spandevan per smorzar le loro brame:
ma il Fascio comandò: “Le bestie nelle tane!”.
E rintanò il nemico senza un’ombra di decoro
nelle già dette “Camer di Lavoro”,
vedevasi punito, ma di là voleva ancora
tramare ed imperare come allora…
“Fascisti, a noi!”, fu il grido di battaglia,
né tregua né pietà per la canaglia!
Si vide allor la vampa giustiziera
distruggere la teppa rossa e nera;
e disse il Fascio al colmo dell’ebbrezza:
“Figli d’Italia, su! Cantate “Giovinezza!”!”.