INNO DEL 10° REGGIMENTO ALPINI
Anno:
Gruppo:
Testo: G. CarugatiMusica: Giuseppe Blanc
Menu
Noi siam del monte
il fiero popolo,
siam l’incrollabile
tenacia italica.
Quadrato il passo,
quadrati gli animi:
voler più indomito
del duro masso.
Per l’erto monte
saliam impavidi:
vediam rifulgere
la meta prossima:
rechiamo, incise
nel saldo fronte,
le dure impronte
d’una maschia volontà.
Nel manto suo d’argento
scintilla la pineta,
accende l’alte cime
il sol coi raggi d’or;
là, sul confin redento,
guardia al Littorio simbolo
stanno, a sfidar l’evento,
l’armi nostre, e l’indomito cuor.
Dall’Alpe Giulia a Trento
il tricolore ondeggia;
e la canzon del vento – lassù –
è una canzon Sabauda.
Guardia al confin redento
stiamo, falange impavida:
ogni italiano sa,
che mai nemico passerà
dove il figlio dell’Alpe sta!
La stirpe nostra
è stirpe d’aquile:
tra nevi candide,
su l’erte cuspidi,
là dov’è solo
silenzio gelido,
ci segue d’aquile
un lento volo.
Ma il chiuso volto
a noi s’illumina,
se giù, tra i larici,
vediam sorridere
la baita grigia,
dove ci aspettan
e mamma e sposa
presso un queto focolar.
Nel manto suo d’argento
scintilla la pineta,
accende l’alte cime
il sol coi raggi d’or;
là sul confin redento,
guardia al Littorio simbolo
stanno, a sfidar l’evento,
l’armi nostre, e l’indomito cuor.
Dall’Alpe Giulia a Trento
il Tricolore ondeggia;
e la canzon del vento – lassù –
è una canzon Sabauda.
Guardia al confin redento
stiamo, falanfe impavida:
ogni italiano sa,
che mai il nemico passerà
dove il figlio dell’Alpe sta!
il fiero popolo,
siam l’incrollabile
tenacia italica.
Quadrato il passo,
quadrati gli animi:
voler più indomito
del duro masso.
Per l’erto monte
saliam impavidi:
vediam rifulgere
la meta prossima:
rechiamo, incise
nel saldo fronte,
le dure impronte
d’una maschia volontà.
Nel manto suo d’argento
scintilla la pineta,
accende l’alte cime
il sol coi raggi d’or;
là, sul confin redento,
guardia al Littorio simbolo
stanno, a sfidar l’evento,
l’armi nostre, e l’indomito cuor.
Dall’Alpe Giulia a Trento
il tricolore ondeggia;
e la canzon del vento – lassù –
è una canzon Sabauda.
Guardia al confin redento
stiamo, falange impavida:
ogni italiano sa,
che mai nemico passerà
dove il figlio dell’Alpe sta!
La stirpe nostra
è stirpe d’aquile:
tra nevi candide,
su l’erte cuspidi,
là dov’è solo
silenzio gelido,
ci segue d’aquile
un lento volo.
Ma il chiuso volto
a noi s’illumina,
se giù, tra i larici,
vediam sorridere
la baita grigia,
dove ci aspettan
e mamma e sposa
presso un queto focolar.
Nel manto suo d’argento
scintilla la pineta,
accende l’alte cime
il sol coi raggi d’or;
là sul confin redento,
guardia al Littorio simbolo
stanno, a sfidar l’evento,
l’armi nostre, e l’indomito cuor.
Dall’Alpe Giulia a Trento
il Tricolore ondeggia;
e la canzon del vento – lassù –
è una canzon Sabauda.
Guardia al confin redento
stiamo, falanfe impavida:
ogni italiano sa,
che mai il nemico passerà
dove il figlio dell’Alpe sta!