INNO DEI PARACADUTISTI REPUBBLICANI
Anno: 1944
Gruppo:
Testo: I. D.Musica: Antonio Bassura
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Da la vertigine dell’infinito
piomba l’Arcangelo di sol vestito,
col gladio romano e la morte
ch’egli ha preso a sua consorte.
Cielo, terra e mar
tremano al suo passar!
Trema o nemico del Tricolor,
un Arcangelo non muor!
Paracadutisti dell’aria Arditi,
di terra gli arditissimi,
il Duce ci chiamò,
né s’ingannò. No, no!
Soli,
nell’infinito, con la morte
a tu per tu,
la vita val di più.
Di morir ce ne freghiam,
perché sappiam
che l’Italia vincerà
e per noi grande e bella
un dì sarà.
Forti e intrepidi l’ala e il motore,
d’acciaio i muscoli,
ma questo cuore
mi pulsa nel petto più forte
col sorriso della morte!
Se non c’è pugnal, fegato!
Poco mal!
Pugno ed artigli, denti userò
e vittoria canterò!
Paracadutisti dell’aria Arditi,
di terra gli arditissimi,
il Duce ci chiamò,
né s’ingannò. No, no!
Soli,
nell’infinito, con la morte
a tu per tu,
la vita val di più.
Di morir ce ne freghiam,
perché sappiam
che l’Italia vincerà
e per noi grande e bella
un dì sarà.
Lontano vigile, o mamma, spera
il figlio d’aquila, tornerà a sera,
recando a te un bacio e una stella
in diadema alla sua bella.
O se non tornerà
fulgido scoccherà,
vinta la morte, con folle vol
come freccia verso il sol.
Paracadutisti dell’aria Arditi,
di terra gli arditissimi,
il Duce ci chiamò,
né s’ingannò. No, no!
Soli,
nell’infinito, con la morte
a tu per tu,
la vita val di più.
Di morir ce ne freghiam,
perché sappiam
che l’Italia vincerà
e per noi grande e bella
un dì sarà.
piomba l’Arcangelo di sol vestito,
col gladio romano e la morte
ch’egli ha preso a sua consorte.
Cielo, terra e mar
tremano al suo passar!
Trema o nemico del Tricolor,
un Arcangelo non muor!
Paracadutisti dell’aria Arditi,
di terra gli arditissimi,
il Duce ci chiamò,
né s’ingannò. No, no!
Soli,
nell’infinito, con la morte
a tu per tu,
la vita val di più.
Di morir ce ne freghiam,
perché sappiam
che l’Italia vincerà
e per noi grande e bella
un dì sarà.
Forti e intrepidi l’ala e il motore,
d’acciaio i muscoli,
ma questo cuore
mi pulsa nel petto più forte
col sorriso della morte!
Se non c’è pugnal, fegato!
Poco mal!
Pugno ed artigli, denti userò
e vittoria canterò!
Paracadutisti dell’aria Arditi,
di terra gli arditissimi,
il Duce ci chiamò,
né s’ingannò. No, no!
Soli,
nell’infinito, con la morte
a tu per tu,
la vita val di più.
Di morir ce ne freghiam,
perché sappiam
che l’Italia vincerà
e per noi grande e bella
un dì sarà.
Lontano vigile, o mamma, spera
il figlio d’aquila, tornerà a sera,
recando a te un bacio e una stella
in diadema alla sua bella.
O se non tornerà
fulgido scoccherà,
vinta la morte, con folle vol
come freccia verso il sol.
Paracadutisti dell’aria Arditi,
di terra gli arditissimi,
il Duce ci chiamò,
né s’ingannò. No, no!
Soli,
nell’infinito, con la morte
a tu per tu,
la vita val di più.
Di morir ce ne freghiam,
perché sappiam
che l’Italia vincerà
e per noi grande e bella
un dì sarà.