INNO DELLA BANDA KOCH
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Gruppo:
Testo: Marcella StoppaniMusica: (Anonimo)
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Tutti quei che a Roma stanno
per la patria con gran danno
a tramare contro il Duce
che il Fascismo ognor conduce,
han da far con una banda,
Pietro Koch la comanda.
Ei prepara astuto un piano,
e gli dà Tela una mano.
Della cosa è interessato
pure Trinca l’avvocato.
Quando alfin loro cade in mano
comunista o partigiano,
mentre viene interrogato
l’infelice disgraziato,
gli fa far la piroletta
di Cecchino la doppietta.
Contro un pugno di Masè
più rimedio alcun non v’è.
Ma non scherza perbaccone
pure Giorgio il gagarone!
Mentre il prode Zaccagnini
segna sopra i quadernini
tutta quanta la benzina
consumata la mattina
e Di Franco per amore
sente struggere il suo cuore.
Dalla stanza accanto s’ode
l’infelice quanto gode;
se s’ostina a non parlare
ed a nulla rivelare
farà uscir fuor dai gangheri
cosa strana, anche Zangheri.
Ma che sono questi strilli?
Qui ci sta di mezzo Brilli?
O son state le manone
che han picchiato di Pallone?
Corri, dai una mano Nucci!
Oppure penso sia Cabrucci,
che abbia steso in terra uno
per secondi quarantuno?
Chi non sta certo a guardare
è poi Marsan, quanto pare:
Pur essendo piccolino
sa tirare per benino.
Ed intanto il comunista
mentre in viso si rattrista,
ed intanto il partigiano
mentre mordesi la mano,
dice quel che deve dire;
dovea pur così finire.
Dalla gioia il buon Santini
che è il re dei ballerini,
salta e grida a tutto spiano:
“Ce li abbiamo infine in mano!”
Mentre Martire alto e grosso
dalla gioia si fa rosso,
e poi subito si mette
a contar le sigarette.
Per finire la frittata
s’ode una telefonata:
è Corrado che ha pescato
un omino incriminato.
Corre allor Giorgetti in quarta.
Ma fra tanta confusione
s’ode un colpo di cannone;
è Nebbiai il Provveditore
tanto caro al nostro cuore,
che, credete, non è favola,
va gridando: “Si va a tavola”,
il Ferruzzi con il cuoco
preparato hanno sul fuoco
una serie di cibarie
le più buone, le più varie.
Lascia perdere i verbali,
cara Anita di quei tali;
il pio Bubi, ben felice
la razione benedice.
È di Koch questa la squadra
dove tutti han testa quadra,
che lavora per la gloria
dell’Italia e la vittoria,
ed io capito tra voi,
grido forte: “Duce, a noi!”.
per la patria con gran danno
a tramare contro il Duce
che il Fascismo ognor conduce,
han da far con una banda,
Pietro Koch la comanda.
Ei prepara astuto un piano,
e gli dà Tela una mano.
Della cosa è interessato
pure Trinca l’avvocato.
Quando alfin loro cade in mano
comunista o partigiano,
mentre viene interrogato
l’infelice disgraziato,
gli fa far la piroletta
di Cecchino la doppietta.
Contro un pugno di Masè
più rimedio alcun non v’è.
Ma non scherza perbaccone
pure Giorgio il gagarone!
Mentre il prode Zaccagnini
segna sopra i quadernini
tutta quanta la benzina
consumata la mattina
e Di Franco per amore
sente struggere il suo cuore.
Dalla stanza accanto s’ode
l’infelice quanto gode;
se s’ostina a non parlare
ed a nulla rivelare
farà uscir fuor dai gangheri
cosa strana, anche Zangheri.
Ma che sono questi strilli?
Qui ci sta di mezzo Brilli?
O son state le manone
che han picchiato di Pallone?
Corri, dai una mano Nucci!
Oppure penso sia Cabrucci,
che abbia steso in terra uno
per secondi quarantuno?
Chi non sta certo a guardare
è poi Marsan, quanto pare:
Pur essendo piccolino
sa tirare per benino.
Ed intanto il comunista
mentre in viso si rattrista,
ed intanto il partigiano
mentre mordesi la mano,
dice quel che deve dire;
dovea pur così finire.
Dalla gioia il buon Santini
che è il re dei ballerini,
salta e grida a tutto spiano:
“Ce li abbiamo infine in mano!”
Mentre Martire alto e grosso
dalla gioia si fa rosso,
e poi subito si mette
a contar le sigarette.
Per finire la frittata
s’ode una telefonata:
è Corrado che ha pescato
un omino incriminato.
Corre allor Giorgetti in quarta.
Ma fra tanta confusione
s’ode un colpo di cannone;
è Nebbiai il Provveditore
tanto caro al nostro cuore,
che, credete, non è favola,
va gridando: “Si va a tavola”,
il Ferruzzi con il cuoco
preparato hanno sul fuoco
una serie di cibarie
le più buone, le più varie.
Lascia perdere i verbali,
cara Anita di quei tali;
il pio Bubi, ben felice
la razione benedice.
È di Koch questa la squadra
dove tutti han testa quadra,
che lavora per la gloria
dell’Italia e la vittoria,
ed io capito tra voi,
grido forte: “Duce, a noi!”.