RE GRIGIO VERDE
Anno:
Gruppo:
Testo: Renato SimoniMusica: E. A. Mario
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Noi l’amiamo canuto, che il regale
serto elle in testa ai Re superbi sta,
nel suo gemmeo splender, certo non vale
questa corona di paternità;
corona sacra non fu contesta
da una mano che fredde gemme aduna,
ma ai soli, Italia, Italia, alla tempesta,
e all’aspro clima della fortuna.
La Vittoria non è una delicata
fronda primaverile, ma il ceppo rude
che si squadra con l’ascia insanguinata
e dure vene nel suo legno chiude.
Guarda o Patria, le mani del soldato
tormentate, e le bacia! Guarda i segni
che il dovere terribile ha scavato
sul volto dei figlioli tuoi più degni;
e pensa a chi per via di sangue e a mete
luminose, per aspra via salì,
e a chi nel solleone arse di sete
e a chi la pioggia fredda abbrividì
pensa ai feriti e a chi senza un lamento
la giovinezza in olocausto die,
e saprai di che nobile tormento
è fatta la canizie del tuo Re !
Non sventura, ma grande amor lo tinse
di neve, la sventura non scolora
un Savoia; e nel duolo egli si cinse
di fede invitta, ed aspettò l'aurora.
Fu sempre fra i semplici, soldato
trai soldati, com'essi in grigia veste,
e l'umiltà per noi, l'ha consacrato
Re nostro, Re di Roma e di Trieste !
Gloria! è alfine raggiunto l'alto segno
o Italia! Gloria senza fine a te,
al Re, che del suo popolo è sì degno,
al popolo sì degno del tuo Re.
serto elle in testa ai Re superbi sta,
nel suo gemmeo splender, certo non vale
questa corona di paternità;
corona sacra non fu contesta
da una mano che fredde gemme aduna,
ma ai soli, Italia, Italia, alla tempesta,
e all’aspro clima della fortuna.
La Vittoria non è una delicata
fronda primaverile, ma il ceppo rude
che si squadra con l’ascia insanguinata
e dure vene nel suo legno chiude.
Guarda o Patria, le mani del soldato
tormentate, e le bacia! Guarda i segni
che il dovere terribile ha scavato
sul volto dei figlioli tuoi più degni;
e pensa a chi per via di sangue e a mete
luminose, per aspra via salì,
e a chi nel solleone arse di sete
e a chi la pioggia fredda abbrividì
pensa ai feriti e a chi senza un lamento
la giovinezza in olocausto die,
e saprai di che nobile tormento
è fatta la canizie del tuo Re !
Non sventura, ma grande amor lo tinse
di neve, la sventura non scolora
un Savoia; e nel duolo egli si cinse
di fede invitta, ed aspettò l'aurora.
Fu sempre fra i semplici, soldato
trai soldati, com'essi in grigia veste,
e l'umiltà per noi, l'ha consacrato
Re nostro, Re di Roma e di Trieste !
Gloria! è alfine raggiunto l'alto segno
o Italia! Gloria senza fine a te,
al Re, che del suo popolo è sì degno,
al popolo sì degno del tuo Re.